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TAURIANOVA (RC), SABATO 04 MAGGIO 2024

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Sudan, “Francesco sta bene”

Sudan, “Francesco sta bene”

Il vicegovernatore del Darfur rassicura sulle condizioni di salute dell’operatore di Emergency. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo

Sudan, “Francesco sta bene”

Il vicegovernatore del Darfur rassicura sulle condizioni di salute dell’operatore di Emergency. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo

 

(ANSA) Francesco Azzara’, l’operatore di Emergency rapito domenica scorsa nel Darfur ”e’ in buona salute” e il governo locale ”respinge ogni ipotesi di riscatto per la sua liberazione”. Lo ha detto il vicegovernatore della regione sudanese, Abdel Karim Mussa in dichiarazioni riferite dal sito on line Sudanese Media Center. Francesco Azzara’, 34 anni, lavora nel centro pediatrico che l’ong italiana ha aperto nel luglio 2010. Il rapimento – riferisce Emergency – é avvenuto ieri alle 17 ore locali. L’operatore è stato prelevato a Nyala, capitale del sud Darfur, mentre si trovava in auto diretto verso l’aeroporto della città. Azzarà, è alla sua seconda missione a Nyala come logista del Centro pediatrico. I genitori di Azzarà vivono a Motta San Giovanni, un centro a circa trenta chilometri da Reggio Calabria e sono pensionati dopo avere gestito per molti anni un bar. Ad avvertirli del rapimento del figlio è stata stata la scorsa notte la Farnesina tramite i carabinieri. Emergency “ha immediatamente attivato in Darfur e a Khartoum tutti i contatti a sua disposizione ed ha altresì informato il Ministero degli Affari Esteri italiano”. Un team di Emergency, inoltre, sta seguendo gli sviluppi della situazione ed è in costante contatto con la famiglia, le autorità sudanesi e quelle italiane. Emergency chiede la liberazione immediata di Francesco Azzarà ed auspica piena collaborazione di tutti coloro che possano aiutare ad arrivare a un esito positivo di questa vicenda.

PROCURA DI ROMA APRE UN FASCICOLO – Nella vicenda del sequestro di Francesco Azzarà si muove la Procura di Roma. E’ stato, infatti, aperto un fascicolo di indagine in relazione a quanto avvenuto nella regione del Darfur. Nel procedimento, affidato al sostituto procuratore Elisabetta Ceniccola, si ipotizza il reato di sequestro di persona a scopo di terrorismo. I pm di piazzale Clodio restano in costante contatto con la Farnesina e con gli organi investigativi per essere aggiornati sull’evoluzione del caso.

CUGINO, ERA STANCO MA NON PREOCCUPATO – “Ho sentito Francesco martedì scorso. Era stanco ma non preoccupato”. A parlare è Francesco Legato, cugino di Francesco Azzarà. Francesco non vuole esprimere valutazioni sulle ipotesi emerse nelle ultime ore in merito al possibile movente del sequestro del cugino, anche perché, spiega, “non abbiamo informazioni dirette. E’ per questo che, come famiglia, non vogliamo esprimere valutazioni. Tra l’altro seguiamo l’appello della Farnesina al silenzio stampa. Noi ci siamo affidati al Ministero e ad Emergency ed abbiamo piena fiducia in loro”. “Martedì, quando ci siamo sentiti – aggiunge Francesco – mio cugino mi ha detto che aveva notato che c’erano delle difficoltà, che incontrava più difficoltà nel suo lavoro, ma non mi ha manifestato preoccupazioni particolari. Era stato in Sudan da novembre dello scorso anno a maggio e poi sarebbe dovuto ripartire per un’altra destinazione verso settembre. Invece è ripartito subito per il Sudan perché c’era bisogno di lui. La stanchezza probabilmente era dovuta a questo”. “La famiglia – aggiunge Francesco – vive con preoccupazione questa situazione, ma c’é anche piena fiducia nel lavoro portato avanti da Farnesina ed Emergency. I contatti con loro sono diretti e continui. Sentiamo forte che si sta lavorando per la liberazione di Francesco”. Che Francesco Azzarà fosse stanco lo aveva detto anche alla madre, sentita al telefono mercoledì scorso. A riferirlo è il cognato dell’operatore di Emergency, Vincenzo Catalano. “Alla madre – racconta – aveva detto che era stanco e che lì c’era una situazione impegnativa, ma non aveva manifestato particolari preoccupazioni”.

FARNESINA CONFERMA: ATTIVATI CANALI – La Farnesina conferma il rapimento dell’operatore di Emergency Francesco Azzarà, “prelevato a Nyala, nel Sud Darfur, da un gruppo di uomini armati”, chiede il silenzio stampa e assicura che il ministro degli Esteri Franco Frattini “sta seguendo personalmente gli sviluppi della vicenda”. Lo riferisce una nota della Farnesina assicurando che sono stati attivati “tutti i canali disponibili presso le autorità locali per una soluzione della vicenda”. La Farnesina, si legge nella nota, è attiva dal 14 agosto sulla vicenda dell’operatore di Emergency Francesco Azzarà. L’Unità di Crisi della Farnesina, in stretto contatto con Emergency e la missione Onu in Darfur (Unamid) e in pieno coordinamento con l’Ambasciata a Khartoum, ha attivato tutti i canali disponibili presso le Autorità locali per una soluzione della vicenda. D’accordo con Emergency, con cui si mantiene un collegamento continuo, la Farnesina chiede inoltre il silenzio stampa per facilitare la liberazione del connazionale. L’Unità di Crisi, di concerto con Emergency, ha già provveduto ad informare tempestivamente i familiari di Francesco Azzarà dell’accaduto. Il Ministro degli Affari Esteri, Franco Frattini, immediatamente informato del sequestro, segue personalmente gli sviluppi e ha disposto il rientro a Khartoum dell’Ambasciatore, momentaneamente in Italia.

FRATTINI: AL LAVORO PER RAPIDISSIMA LIBERAZIONE – ”Ci sono delle piste” ma ”il riserbo e’ necessario” per poter lavorare, ”capire le dinamiche, chi sono i responsabili del rapimento e ottenere la rapidissima liberazione del nostro connazionale”. Lo ha detto il Ministro degli Esteri Franco Frattini, intervenendo alla trasmissione radiofonica ”Baobab” sul rapimento dell’operatore di Emergency in Darfur. Ricordando che quello nel quale lavorava Francesco Azzara’ e’ l’unico ospedale pediatrico specialistico e che, dunque, chi vi lavora ”e’ molto amato dalla gente”, Frattini ha parlato di ”cauto ottimismo” per una ”soluzione in tempi brevi”.

‘GINO STRADA: EPISODIO DEL TUTTO INATTESO’ – Il rapimento a Nyala di Francesco Azzarà, operatore di Emergency, era del tutto inatteso, “non ce l’aspettavamo. Stiamo cercando di capire il perché di questo fatto ma non c’é un motivo razionale”. Lo afferma all’ANSA Gino Strada, fondatore di Emergency che ora si trova a Khartoum, sul sequestro dell’operatore italiano. Azzarà – secondo quanto riferisce Strada – “era in macchina con altri due colleghi. Lui era l’unico internazionale. L’auto é stata circondata da gente armata che l’ha fatto scendere. Al momento non abbiamo avuto alcun contatto con i sequestratori”. l rapimento di Azzarà è davvero inatteso, ribadisce Strada, “perché il team di Emergency a Nyala è stato sempre visto con tanto affetto, gestisce l’unico centro pediatrico che fornisce cure gratuite”. “Nella zona di Nyala – osserva ancora – ci sono molti casi di rapimenti, episodi di violenza, anche di delinquenza comune come normalmente avviene in ogni guerra”. Ora la cosa più importante è concludere positivamente la vicenda. “Abbiamo aperto – sottolinea Strada – i contatti con tutti qui a Khartoum come anche a Nyala, sia con le autorità sia con i gruppi di opposizione al governo. Stiamo aspettando notizie”.

COGNATO: PREOCCUPATI MA FIDUCIOSI – “La Farnesina ci ha assicurato che si sta facendo tutto il possibile per la liberazione di Francesco e, in questo senso, siamo fiduciosi, anche se la preoccupazione è tanta”. Lo ha detto all’ANSA Vincenzo Catalano, cognato di Francesco Azzarà, l’operatore di Emergency rapito in Sudan. “I genitori di Francesco, Giuseppe Santo Azzarà e Fortunata Legato – ha aggiunto Catalano – sono comprensibilmente provati da questa vicenda ed in ansia per la sorte di Francesco. Sono anche loro fiduciosi, comunque, che tutto si risolva al più presto. I contatti con la Farnesina sono continui”. Giuseppe Santo Azzarà e la moglie, oltre a Francesco, hanno altre due figlie. Francesco si è laureato a Pisa in Economia aziendale. Si è specializzato in commercio estero ed ha avuto molte esperienze professionali fuori dall’Italia. Collabora ad Emergency, secondo quanto ha riferito il cognato, da circa un anno ed era in Sudan da circa un mese e mezzo dopo essere stato in altri Paesi sempre per Emergency. “Un esperienza – ha detto Vincenzo Catalano – che lo sta appassionando molto. La nostra speranza è che Francesco venga liberato il più presto possibile e che questa vicenda si concluda nel modo migliore”.

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