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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 05 MAGGIO 2024

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Sequestri a Lamezia, Franco Perri: “Io sono vittima” Dopo l'imponente sequestro di beni, l'ex amministratore del centro commerciale "Due Mari" ripercorre la sua esperienza e i suoi legami

Sequestri a Lamezia, Franco Perri: “Io sono vittima” Dopo l'imponente sequestro di beni, l'ex amministratore del centro commerciale "Due Mari" ripercorre la sua esperienza e i suoi legami
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LAMEZIA TERME – «Non ho mai pagato il pizzo. Mi sento una vittima e penso di aver pagato un prezzo che è quello della scomparsa del padre della nostra famiglia. Noi, in realtà, abbiamo solo subito». Lo ha detto l’imprenditore Franco Perri, ex amministratore del centro commerciale “Due Mari” del Gruppo Perri, sequestrato lunedì scorso dal Gico di Catanzaro della Guardia di finanza nell’ambito dell’operazione “Nettuno”.

Perri stamattina ha incontrato i giornalisti insieme al fratello Pasquale ed ai suoi difensori, gli avvocati Francesco Pagliuso e Salvatore Staiano. Un incontro, quello con la stampa, organizzato non per «anticipare il processo Andromeda – ha detto Pagliuso – perché riteniamo che i processi vadano fatti nelle aule dei tribunali», ma con l’intento di spiegare alcuni passaggi che secondo i due penalisti sono fondamentali nella ricostruzione della vicenda che vede coinvolto Perri sin dal suo arresto a maggio dello scorso anno.

«Il quadro accusatorio – ha sottolineato Pagliuso – è stato smontato da un’attività difensiva investigativa» che ha poi portato alla scarcerazione di Perri. Ecco perché, a detta degli avvocati di Perri, sono state «diffuse notizie erronee e false che non tengono conto degli oltre otto mesi di lavoro».

Pagliuso, in particolare, ha fatto rilevare che «le accuse mosse ai Perri sono solo frutto delle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia. Non c’è un’intercettazione, un pedinamento, un’indagine bancaria. Inoltre, il Tribunale del riesame dice che su quattro punti i due collaboratori di giustizia hanno mentito. Noi abbiamo presentato 39 faldoni di documenti che hanno dimostrato la falsità delle dichiarazioni».

Quindi, secondo il penalista, «il problema è capire perché i collaboratori hanno mentito su Franco Perri». Ma non solo. Per avvalorare quanto affermato, Pagliuso ha evidenziato che «non esistono flussi economici in favore della cosca Iannazzo e la presenza di flussi economici importanti che la famiglia Perri ha avuto è con le imprese che hanno denunciato gli Iannazzo».

Da qui una serie di interrogativi: «L’omicidio di un padre – ha chiesto Pagliuso – non è un’interferenza? Il furto della bara non è un’interferenza? Le intimidazioni subite sono o non sono interferenze? Perché Franco Perri può attendere il processo da libero e le sue aziende no? Perché l’inchiesta “Medusa” è andata a giudizio immediato e per ‘Andromedà non è successa la stessa cosa? Forse perché già il procedimento cautelare per il 70% è stato demolito?».

Parole, quelle di Pagliuso, cui hanno fatto eco le dichiarazioni di Franco Perri che ha fatto notare che dal 2003, l’anno in cui fu ucciso il padre Antonio, l’imprenditore che realizzò il centro commerciale “Due mari”, «noi siamo stati soli. Nel 2003 noi abbiamo toccato il fondo e non ci ha aiutato nessun imprenditore pseudo amico. Non c’è stato alcun contatto con associazioni antiracket, che esprimono solidarietà a tutti anche quando si brucia un’edicola. Da sei anni, poi, la mia richiesta di adesione a Confindustria è in attesa di risposta».

L’avvocato Staiano, dal canto suo, nel ribadire le dichiarazioni dell’avvocato Pagliuso, ha evidenziato che nel giugno scorso «sarebbe dovuta partire la piattaforma delle imprese Perri che facevano passare i punti vendita da 19 a 50 con un investimento bancario di sette milioni di euro».

Entrambi i legali hanno ricordato, inoltre, che attualmente «solo nel centro commerciale “Due Mari”, lavorano ottocento persone».