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TAURIANOVA (RC), VENERDì 03 MAGGIO 2024

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San Martino, chi ricorda i Cavalieri di Vittorio Veneto? Il 4 novembre 1988 l'ultimo festeggiamento dei combattenti presso le scuole elementari della frazione di Taurianova

San Martino, chi ricorda i Cavalieri di Vittorio Veneto? Il 4 novembre 1988 l'ultimo festeggiamento dei combattenti presso le scuole elementari della frazione di Taurianova
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di Domenico Caruso

Il 4 novembre 1988, nel 70° anniversario della “Vittoria”, presso le scuole elementari di S. Martino di Taurianova si festeggiarono gli ultimi Cavalieri di Vittorio Veneto: Giuseppe Caruso, Carmine Chirico, Antonino e Martino De Marco, Vincenzo Sofia e, in rappresentanza di tutti gli altri soldati, Martino Galluccio. Oltre ai familiari dei suddetti, vi erano autorità scolastiche, civili e militari nonché il corpo docente e il personale del plesso.

Nell’ampio spiazzale antistante l’edificio scolastico i bambini della materna attendevano gli ospiti con fasci di fiori e bandierine tricolori, mentre quelli delle elementari facevano ala intonando canti patriottici. Un numeroso pubblico seguiva dal fondo la suggestiva manifestazione. Nella mia relazione introduttiva rilevai come una scuola cosciente e preparata sia determinante per le sorti future di uno Stato forte e indipendente.

Viva fu la commozione di tutti alla consegna delle medaglie ricordo offerte ai combattenti da noi insegnanti. Per l’occasione nelle pareti dell’edificio furono esposti i simboli delle varie armi ed alcuni cimeli di guerra. La cerimonia venne ripresa e poi trasmessa dalle TV locali e riportata da vari giornali. Nel “Filo diretto” de “Il Bollettino” – mensile dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra con sede a Roma (Anno LXX – N. 10/11) – Ottobre/Novembre 1988) – Gerardo Agostini sottolineò la nostra iniziativa riconoscendo nel 4 novembre tanta parte della storia del Paese.

Sono trascorsi 28 anni e nessuno ricorda il sacrificio dei nostri combattenti che avrebbero desiderato un’Italia in pace. Molti nostri giovani sono costretti, ancora, ad emigrare per un posto di lavoro mentre chi rimane spera in una società più libera e giusta.