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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 02 MAGGIO 2024

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Riflessioni sulla festa di San Martino Dopo la rovinosa caduta della statua lignea di San Martino durante i festeggiamenti dell'11 novembre i fedeli si chiedono se dietro l'incidente ci sia un qualche oscuro presagio

Riflessioni sulla festa di San Martino Dopo la rovinosa caduta della statua lignea di San Martino durante i  festeggiamenti dell'11 novembre i fedeli si chiedono se dietro l'incidente ci sia un qualche oscuro presagio
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di Domenico Caruso

La maestosa sacra effigie di S. Martino, conservata nella Chiesa parrocchiale dell’omonimo paese, risale all’800 e rappresenta un giovane cavaliere nell’atto di  tagliare con la spada la sua clamide per dividerla con un povero.

E’ opera dello scultore don Francesco De Lorenzo della vicina Varapodio.

Il sacerdote, che aveva impiegato oltre tre anni per realizzarla nel legno, se ne era tanto innamorato da contemplarla giorno e notte. Perciò, quando i cittadini di S. Martino che l’avevano commissionata si recarono a ritirarla, dal balcone invocava a gran voce Martino affinché non si separasse da lui. L’artista provò tanto dolore  nel vedere allontanarsi la sua creatura che da lì a poco  s’ammalò e presto andò a raggiungerla in Cielo per ammirare in eterno il Suo volto radioso.

I sammartinesi hanno sempre amato il glorioso Santo ed anche nei periodi  di calamità ne hanno solennizzato la ricorrenza. Ciò è confermato dalla testimonianza di mio padre Rocco Caruso (1904-2000), che in una sua pubblicazione del 1959 afferma: «La tradizione storica della festa nel 1917 solo per volere del Santo non si spezzò. Infatti, il 10 novembre di quell’anno il sig. Girolamo Muratori, delegato sindaco del paese, turbato per il furente incalzare della guerra mondiale, aveva stabilito di sospendere la celebrazione. Allora S. Martino, che gradiva  nei giorni della Sua ricorrenza l’avvicinamento delle anime perché potessero riconciliarsi con Dio, andò dal sindaco per farlo desistere dall’inopportuno proposito. La sera stessa […] apparve anche al sig. Vincenzo Romeo, uomo benestante, molto devoto al Santo e capo del comitato per i festeggiamenti. Mentre quest’ultimo stava all’aperto, nel fondo Chiusa-Ciani […], fu abbagliato da una luce eccezionale che l’indusse ad inginocchiarsi. Riavutosi, alzò lo sguardo per osservare il fenomeno […] e rimase sbalordito per l’improvvisa presenza di un cavaliere circondato da un’aureola soprannaturale. Il misterioso personaggio l’invitò, quindi, a prestare la sua opera affinché la festa patronale si svolgesse come gli anni precedenti.

Cessata la visione, il Romeo si sollevò e sconvolto si recò a casa del sindaco per riferire l’accaduto e stabilire sul da fare. Ma con grande meraviglia, giunto dal Muratori lo trovò inginocchiato dinanzi all’immagine del Santo che implorava la benedizione. Entrambi si portarono dal rev. don Giulio Celano ed  esposti i fatti […] decisero di aprire subito la chiesa e al suono delle campane invitare i fedeli alla preghiera, in segno di pentimento e di omaggio all’eccelso Santo».

A perpetua memoria, nei giorni 10 e 11 novembre, al Santo vengono tributati solenni festeggiamenti.

Quest’anno, come pubblicato ieri dalla redazione dell’Approdo, la mattina dell’11 c.m., prima che si esponesse alla visione dei fedeli in vista della celebrazione della Santa Messa, l’effigie del Santo è caduta subendo diversi danni.  Forse la causa è da attribuirsi alla corrosione del legno di cui è composta: fatto sta che si è piegata su un lato riportando lesioni e rotture alle gambe e alle braccia del santo nonché alle zampe del cavallo.

Per fortuna le persone circostanti sono rimaste incolumi. La brutta avventura non ha impedito il regolare svolgimento della funzione eucaristica all’aperto, nella piazza del paese. In serata una violenta tempesta, proseguita durante la notte, ha interrotto ogni programma costringendo i cittadini a rifugiarsi nelle abitazioni. Grande è stata la delusione di tutti per non aver potuto assistere alla conclusione della festa e neppure ai fuochi d’artificio.

Lungi da ogni superstizione, tra il serio ed il faceto, in tanti si domanda: «Perché il Santo non ha ripetuto il miracolo della sua estate? Forse non ha gradito che a distanza di un secolo dal conflitto mondiale, mentre gli Stati aspirano alla pace universale, la banda musicale ripetesse le note del Piave contro lo straniero? Oppure avrebbe voluto che ci fosse una maggiore conversione delle anime, da supplire alle interdette processioni?».

I nostri padri nelle loro azioni seguivano l’esempio di Martino, il grande Santo della Carità, e fin quando non si osserverà l’antico Comandamento di amare il prossimo come se stessi non si è meritevoli della divina clemenza.