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TAURIANOVA (RC), SABATO 04 MAGGIO 2024

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Reato esporre le confezioni di acqua minerale al sole Dura sentenza della Cassazione penale: va condannato il commerciante che tiene esposte nel piazzale alla luce del sole le casse d’acqua

Reato esporre le confezioni di acqua minerale al sole Dura sentenza della Cassazione penale: va condannato il commerciante che tiene esposte nel piazzale alla luce del sole le casse d’acqua
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Un’ottima notizia per i consumatori e una negativa per quegli
esercenti che sono abituati a stoccare le casse di bottiglie d’acqua
minerale alla luce del sole e senza alcuna protezione. Per la
Cassazione penale, infatti, con la sentenza 39037/18, pubblicata il 28
agosto dev’essere condannato penalmente l’esercente che tiene le
confezioni di acqua minerale esposte in questo modo: la
contravvenzione di cui all’art. 5, lett. b) L. n. 283 del 1962 che
riguarda la detenzione per la vendita di prodotti destinati
all’alimentazione in cattivo stato di conservazione è un reato di
pericolo presunto con anticipazione della soglia di punibilità per la
rilevanza del bene protetto, la salute, sicché il reato sì
concretizza anche senza effettivo accertamento del danno al bene
protetto. A segnarlo, Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello
dei Diritti [http://www.sportellodeidiritti.org/]”che ribadisce come
la decisione segni un punto in favore dei consumatori nella tutela
della propria salute e un monito per tutti quei commercianti che
continuano a perpetuare una prassi che non favorisce la conservazione
corretta di un prodotto fondamentale per la vita come l’acqua. A tal
proposito, rileva la Suprema Corte che per la configurazione del reato
a carico del negoziante, è sufficiente che le confezioni d’acqua
siano conservate esposte alla luce del sole: basta il solo rischio che
i contenitori di Pet possano alterarsi per reazione chimica
all’esposizione ai raggi solari. Nella fattispecie, la terza sezione
penale ha confermato la condanna emessa dal Tribunale di Messina nei
confronti di un commerciante reo del reato di cui all’articolo 5
della legge 283/82, perché era stato appurato che le confezioni di
acqua minerale erano accatastate alla rinfusa all’esterno di un
deposito ed esposte alla luce del sole, in periodo estivo in pieno
giorno in una zona notoriamente calda come la Sicilia. Sulla scia di
numerosi precedenti giurisprudenziali, con la decisione in commento,
la Suprema Corte ha ricordato che «Il reato di detenzione per la
vendita di sostanze alimentari in cattivo stato di conservazione è
configurabile quando si accerti che le concrete modalità della
condotta siano idonee a determinare il pericolo di un danno o
deterioramento dell’alimento, senza che rilevi a tal fine la
produzione e di un danno alla salute, attesa la sua natura di reato a
tutela del c.d. ordine. alimentare, volto ad assicurare che il
prodotto giunga al consumo con le garanzie igieniche imposte dalla sua
natura (Cass. Sez. 3 n. 0772 del 5/ 5/2015, Torcetta, Rv. 269901)».
E per accertare il cattivo stato di conservazione non servono
specifiche analisi di laboratorio, ma sono sufficienti dati obiettivi,
come il verbale ispettivo, documentazione fotografie o la prova
testimoniale. L’acqua, peraltro, deve essere assimilata ad altri
liquidi alimentari come l’olio o il vino: è un prodotto vivo e
subisce alterazioni quando è stipato in contenitori stagni che
impediscono i normali interscambi che avvengono con l’aria ed altre
forme di energia. Il divieto di esporre le bottiglie d’acqua alla
luce e al calore del sole, in tal senso, era già previsto addirittura
dal decreto ministeriale del 20 gennaio 1927, quando i contenitori in
commercio erano solo di vetro. Ciò vale tantopiù con le confezioni
in Pet, «atteso che l’esposizione, anche parziale, di prodotti
destinati al consumo umano alle condizioni atmosferiche esterne, tra
cui l’impatto con i raggi solari può costituire potenziale pericolo
per la salute dei consumatori, in quanto sono possibili fenomeni
chimici di alterazione dei contenitori e di conseguenza del loro
contenuto».