“La battaglia per salvare il tribunale di Lamezia Terme dalla soppressione, va combattuta tutti assieme”
redazione | Il 04, Mag 2012
“Solo così si potrà auspicare in una soluzione del problema”. Lo dichiara il presidente dell’ordine Barbieri
di ANTONIETTA BRUNO
“La battaglia per salvare il tribunale di Lamezia Terme dalla soppressione, va combattuta tutti assieme”
“Solo così si potrà auspicare in una soluzione del problema”. Lo dichiara il presidente dell’ordine Barbieri
di Antonietta Bruno
LAMEZIA TERME – “La battaglia per salvare il tribunale di Lamezia Terme dalla soppressione, va combattuta tutti assieme. Solo così si potrà auspicare in una soluzione del problema”. Insomma, più che mai azzeccato il vecchio adagio “l’unione fa la forza”. Si potrebbe sintetizzare in poche parole, “Uniti per la legalità” l’esito dell’assemblea voluta dal Consiglio dell’Ordine forense di Lamezia Terme che sul problema della soppressione dei quattro tribunali calabresi così come dettato dalla Legge delega, tra cui appunto quello della città della Piana, ha investito l’intera comunità. Dalla classe politica regionale, provinciale e locale, al mondo della chiesa. Dalle forze dell’ordine alle associazioni culturali. Dai dipendenti e avvocati, ai semplici cittadini. Un problema di tutti, insomma, e un problema che dovrà essere necessariamente condiviso da tutti considerata la gravità che la chiusura del baluardo della giustizia lametina, in una città come Lamezia appunto, potrebbe causare.
Tante le criticità sollevate dal presidente dell’Ordine Barbieri, che per rivendicare in modo unitario la giusta considerazione delle esigenze dell’intero territorio di competenza, ha predisposto l’attuazione di un tavolo tecnico e già redatto una relazione rilevando l’esistenza, nell’ambito della legge delega in questione, di requisiti fondamentali per scongiurare la soppressione del Palazzo di giustizia. In particolare, in qualità massimo rappresentante dell’Ordine professionale, Barbieri ha indicato in primis il “non avere individuato preventivamente l’abolizione degli uffici quale unico criterio per raggiungere l’efficienza e il risparmio in spregio a qualunque ragionevolezza; l’avere individuato nel tribunale provinciale di Vibo Valentia il pilastro del reticolo giudiziario senza tenere conto che per la stessa provincia è prevista la soppressione; l’avere utilizzato l’organico virtuale, peraltro proporzionalmente adeguato alla popolazione, piuttosto che quello reale; l’avere omesso ogni preventiva indicazione sulla necessità di una verifica sul territorio e con il territorio della giustezza dei dati posti a base dell’analisi”. “L’avere ancora omesso ogni riferimento alla richiesta del territorio che in termini di risparmio; avere omesso ogni valutazione e dimostrazione che gli interventi indicati incidano effettivamente in termini di risparmio e efficienza; l’avere omesso ogni valutazione sugli effetti economici ricadenti sul territorio dalla soppressione tale da vanificare il raggiungimento degli obiettivi a fronte delle criticità rilevate”. Per tutto ciò, il Consiglio dell’Ordine lametino chiede che vengano opportunamente valutate quelle che sono “proposte rispettose dei principi e criteri indicati nella legge delega”. Principi, che non possono non tenere conto delle criticità della terza città della Calabria e della radicata criminalità organizzata che proprio in questi ultimi mesi, dopo un breve periodo di “calma apparente”, si è risvegliata imponendo la sua forza con attentati e intimidazioni in pieno centro e in pieno giorno, incurante delle conseguenze. Ad aprire i lavori seguiti e dibattuti su più fronti, è stato il presidente del tribunale lametino Giuseppe Spadaro. Pur sottolineando la non volontà di criticare o di muovere censure verso disposizioni ministeriali in sedi non istituzionali, ha rimarcato la contrarietà che vedrebbe, secondo i numeri della legge delega, i suoi magistrati quali “magistrati fannulloni”..
Insomma, la legge delega così impostata e con le sue motivazioni, non va giù proprio a nessuno. Non va giù a Barbieri e Spadaro, ma neppure al neo procuratore Mimmo Pristinenzi che la realtà lametina la conosce e anche bene, e per questo si schiera dalla parte del “salvataggio” dichiarandosi pronto e rappresentare, nelle opportune sedi, “quei dati obiettivi che consentano a chi è demandato ad esprimere delle scelte definitive, di optare per una soluzione ottimale della questione”.
Dal mondo forense e giudiziario, alla quello della chiesa con il vescovo della Diocesi lametina mons. Cantafora che è per ridimensionamento della spesa, ma non a discapito della giustizia e della sicurezza, né tantomeno del lavoro e della dignità dell’uomo. Ad intervenire alla nutrita assemblea pro-palazzo di giustizia, anche il sindaco Gianni Speranza..
A seguire, numerosi altri sono stati gli interventi da parte dei massimi rappresentanti istituzionali. Dal presidente del consiglio regionale Francesco Talarico che ha sollecitato la necessità di “fare fronte comune al di la dell’appartenenza politica e delle figure istituzionali per cercare di individuare una strada e dire no ad una relazione astratta che parte dai vertici del ministero, ma che non si confà con la realtà locale”, a Ida D’Ippolito che ha detto si alla razionalizzazione della spesa, ma non a discapito della sicurezza civile:.
Da Doris Lo Moro che ha parlato a più ampio raggio di questione Calabria e difficoltà di operare in una “città vessata dalla criminalità organizzata e che di una tale manovra avrebbe soltanto più campo libero”, a Pino Galati disposto, sollecitato dall’avvocato Nicolino Panedigrano, a individuare assieme nuovi tecnici per una nuova e più opportuna lettura statistica del territorio poiché le sorti di Lamezia, non possono e non devono coincidere con numeri che poco rispecchiano le criticità di un territorio difficile qual è, appunto, la città di Lamezia. Interventi puntuali e mirati anche da parte dei consiglieri regionali Magno e Scalzo, e degli avvocati Zofrea, Zaffina, Panedigrano, Nicotera e Spinelli. Quest’ultimo, ha focalizzato l’attenzione “sul luogo ideale” di un tribunale. E Lamezia, baricentro della Calabria è e vede mantenere la sua centralità anche da questo punto di vista. Troppo dispersivo, laborioso e costoso sarebbe spostare il Palazzo di giustizia in questione e l’annessa Procura della Repubblica, in una provincia distante, piccola e in via di “cancellazione”. Puntuali e mirati anche gli interventi del giudice di Cassazione e fondatore del Centro Studi Lazzati Romano De Grazie, disposto e disponibile a dare il suo contributo al tavolo tecnico, ma con manovre efficaci e concrete, di Nino Nasone, segretario generale della Uil giustizia nazionale, che da subito come sindacato ha proclamato lo stato di agitazione su tutto il territorio nazionale sottolineando che la. Nulla però è perduto.. Una lettura dei dati, che però andrebbe fatta non solo per Lamezia, ma per tutti e quattro i tribunali calabresi in via di soppressione e cioè, anche per quello di Paola, Castrovillari e Rossano, ovvero, per tutta quella rete che se dimezzata, contribuirebbe di fatto a smantellare l’intero distretto della Corte d’Appello di Catanzaro. Sulla stessa linea, Nino Grandinetti, componente del tavolo tecnico del Consiglio dell’ordine che, carte alla mano e citando una relazione del Csr circa il disegno degli uffici giudiziari presenti sul territorio nazionale, ha evidenziato l’elenco che in Calabria, vede “insopprimibili” alcuni tribunali in quanto “collocati in zone ad alto tasso di criminalità organizzata”. Tra questi, figurano i tribunali di Locri, Palmi, Marsala, Gela, Nola, Torre Annunziata, Nocera Inferiore, Barcellona Pozzo di Gotto e, naturalmente, non smentita dai precedenti nonchè ultimi fatti delittuosi, Lamezia Terme.
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