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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 06 MAGGIO 2024

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Pugliese scrive al Papa: «La 106 provoca vittime 30 volte di più della ‘ndrangheta»

Nella sua lettera al Sommo Pontefice il giovane ingegnere spiega che non si può più «ignorare il dolore di una madre e di un padre che perdono un figlio sulla “strada della morte”

Pugliese scrive al Papa: «La 106 provoca vittime 30 volte di più della ‘ndrangheta»

Nella sua lettera al Sommo Pontefice il giovane ingegnere spiega che non si può più «ignorare il dolore di una madre e di un padre che perdono un figlio sulla “strada della morte”

 

 

In occasione della visita di Sua
Santità Francesco I prevista in Calabria per il prossimo giugno Fabio Pugliese,
autore del libro “Chi è Stato?”, un racconto inchiesta sulla strada Statale
106
Ionica calabrese, il primo libro sulla famigerata “strada della morte” rende
noto di aver inviato al Sommo Pontefice una copia del suo libro ed insieme una
lettera.

Pugliese ha inteso inviare la sua
lettera perché ritiene «che la Chiesa non può più far finta di non vedere ciò
che accade sulla strada Statale 106 ionica calabrese che dal 1996 ad oggi ha provocato
oltre 475 vittime»
e poi perché convinto che «sia giunto
il momento affinché l’impegno cattolico in favore di un Ammodernamento della SS
106 torni ad essere centrale nella vita di ogni cattolico, di ogni donna e di ogni
uomo di Chiesa tra
la gente, nelle strade e, soprattutto, nelle chiese di Calabria».

Nella sua lettera al Sommo Pontefice il giovane ingegnere
spiega che non si può più «ignorare il
dolore di una madre e di un padre che perdono un figlio sulla “strada della
morte”. Non possiamo ignorare le lacrime di una figlia o di un figlio che perde
il proprio genitore sulla strada Statale 106. Non possiamo ignorare il profondo
sconforto degli amici ed i parenti delle tante vittime della S.S. 106. Non
possiamo ignorare gli altri quando gli altri sono loro».

Pugliese, infine, nella sua lettera si dice fiducioso rispetto alla
possibilità che «la “strada della morte” possa diventare la
strada della vita» ed è sicuro che Sua Santità «non resterà indifferente a questo
appello e non si sottrarrà ad un
dovere altissimo e con l’aiuto dello
Spirito Santo riuscirà a portare calore e speranza alle donne ed agli uomini di
questa nostra terra».

«La strada Statale 106 ionica in Calabria – afferma Pugliese – dal 1996 ad oggi
ha provocato un numero di
vittime 30 volte maggiore al numero di vittime causato dalla ‘Ndrangheta.
Sono convinto che un cattolico e, più in generale, un qualsiasi uomo dotato di
buon senso non può restare indifferente davanti alla morte che qui in Calabria
mai come oggi è rappresentata prima di tutto dalla SS 106, la famigerata strada
della morte. Nel solo 2013 – continua Pugliese – su questa strada di morte
abbiamo avuto 21 vittime e di queste 12 erano al di sotto dei quarantacinque anni.
Solo nel 2013, in pratica, abbiamo avuto
tante vittime sulla S.S. 106 quante ne abbiamo avute in Calabria dal 1996 ad
oggi a causa della ‘Ndrangheta!».

«Non è giusto tutto questo
e, soprattutto, non è possibile che sui dati incredibili ed enormi della
“strada della morte” ci sia il silenzio anche della Chiesa. Sua Santità mi ha
folgorato quando ha affermato che “viene in Calabria a chiedere scusa ai
poveri per averli lasciati soli e senza voce, ai giovani per aver ignorato i
loro bisogni reali, al territorio ridotto solo a luogo da sfregiare e
saccheggiare”
ed è per questa ragione che ho deciso di scrivere una lettera ed inviare al
Papa una copia del libro che ho scritto».

«Faccio parte di quei
giovani – conclude Pugliese – che hanno dei bisogni reali che puntualmente
vengono ignorati, sono molto vicino ai poveri senza voce ed amo un territorio,
il mio, sempre più ridotto a luogo da sfregiare e saccheggiare ma questa volta
ho grande fiducia nella venuta di Sua Santità perché credo che lui possa e
debba cambiare la Storia!
Io ho fiducia in Papa Francesco e nel suo cuore che certamente non resterà
indifferente al dolore delle tante mamme che tra i cippi funerei che affollano
la “strada della morte” hanno pianto e piangono la perdita dei loro figli».