Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 16 MAGGIO 2024

Torna su

Torna su

 
 

Nove anni per sgomberare gli occupanti abusivi Arca Sud condannata a risarcire la legittima assegnataria con cinquantamila euro. *Vicenda al limite del surreale. Nel 2005 la signora R.R., assegnataria di un alloggio di edilizia residenziale pubblica, al momento di prendere possesso dell’alloggio scopre che è stato occupato abusivamente

Nove anni per sgomberare gli occupanti abusivi Arca Sud condannata a risarcire la legittima assegnataria con cinquantamila euro. *Vicenda al limite del surreale. Nel 2005 la signora R.R., assegnataria di un alloggio di edilizia residenziale pubblica, al momento di prendere possesso dell’alloggio scopre che è stato occupato abusivamente
Testo-
Testo+
Commenta
Stampa

Partono le azioni giudiziarie, sia in sede penale che in sede civile. IACP (tale
allora la denominazione dell’attuale ARCA SUD) lungi dall’attivarsi o dal collaborare,
dimostra particolare indolenza. Non si costituisce parte civile nel processo penale,
che si conclude, sull’impulso della sola signora R.R., con la condanna definitiva
degli occupanti abusivi, ma soprattutto non attiva le azioni per lo sgombero dell’alloggio
occupato abusivamente, che la legge riserva al gestore del patrimonio edilizio pubblico.
Nel giudizio civile, intentato dalla signora R.R. per ottenere l’esecuzione del
contratto di locazione sottoscritto con l’Ente, resiste strenuamente, opponendo
ogni possibile eccezione e tentando di scaricare le responsabilità sul COMUNE DI
LECCE.Il TRIBUNALE DI LECCE con sentenza pronunciata nell’aprile del 2012 dichiara
sufficiente un termine di sei mesi per ottenere da parte dell’IACP lo sgombero,
e pertanto condanna l’Ente a dare esecuzione al contratto di locazione sottoscritto
con la R.R., consegnandole l’alloggio libero da altre persone, e lo condanna a
risarcire il danno, consistente nella differenza tra il canone sociale che la R.R.
avrebbe pagato per l’alloggio pubblico ed il canone di libero mercato che nel frattempo
ha dovuto pagare. La sentenza viene confermata dalla CORTE D’APPELLO DI LECCE nel
giugno del 2013 e solo nel febbraio del 2014, *ben nove anni dopo la sottoscrizione
del contratto di locazione*, l’Ente mette a disposizione dell’assegnataria l’alloggio,
peraltro in condizioni di manutenzione precarie e con abusi edilizi. Ma sono passati
nove anni, e nelle more l’assegnataria ha raggiunto la veneranda età di 86 anni
ed una conseguente condizione fisica precaria, che la inducono a rinunciare all’assegnazione,
dovendo far ricorso all’assistenza continuativa dei figli.Ma non finisce qui. IACP,
non contenta, ricorre per CASSAZIONE: non accetta di essere dichiarato inadempiente,
non vuole risarcire il danno all’assegnataria, e rivendica la legittimità della
propria azione. Perde anche in questa sede, e la Suprema Corte conferma le sentenze
dei Giudici salentini, stabilendo il principio che *il risarcimento del danno, consistente
nella differenza tra il canone di mercato pagato e quello sociale che sarebbe stato
pagato, debba protrarsi fino alla definitiva formale messa a disposizione dell’alloggio,
e cioè per otto anni e mezzo* (cioè i nove anni lungo i quali si è dipanata la
vicenda detratto il termine di sei mesi astrattamente sufficiente per lo sgombero);
in sede di rinvio la CORTE D’APPELLO DI LECCE ha oggi messo la parola fine a tutta
la vicenda, *_condannando ARCA SUD SALENTO (tale la denominazione nelle more assunta
dall’Ente) al pagamento in favore della mancata assegnataria della somma complessivamente
quantificata in circa €.50.000,00, cui devono aggiungersi tutte le spese legali
per i quattro gradi di giudizio (primo grado, appello, cassazione e rinvio)._* “*GIUSTIZIA
E’ STATA FATTA* questo è il commento che mi viene spontaneo, pur con tutta l’amarezza
dettata dal fatto che la vita della mia assistita è stata stravolta, negli anni
più delicati come quelli della vecchiaia, dalla stolida indolenza di un Ente che
dovrebbe erogare servizi ai più deboli ma di fatto ha ignorato la domanda di giustizia,
ed anzi vi si è opposto. La pur ingente somma, che grava sulla collettività, non
risarcirà mai pienamente la signora R.R. per tutti i sacrifici e le privazioni che
ha dovuto subire negli anni in cui con la sua modesta pensione doveva far fronte
ad un canone oneroso, nella consapevolezza che altri, con violenza, godevano di ciò
che invece doveva essere suo. Mi auguro che questa vicenda sia di monito per l’Ente,
che in futuro si attivi tempestivamente per ripristinare la legalità”.