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TAURIANOVA (RC), SABATO 04 MAGGIO 2024

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L’avvento della terza repubblica con la nuova legge elettorale

L’avvento della terza repubblica con la nuova legge elettorale

In Italia avremo la peculiarità, rispetto agli altri stati europei, che i partiti/coalizioni rappresentanti della minoranza degli italiani, nomineranno la maggioranza dei parlamentari e governeranno il paese

di BRUNO MORGANTE

L’avvento della terza repubblica con la nuova legge elettorale

In Italia avremo la peculiarità, rispetto agli altri stati europei, che i partiti/coalizioni rappresentanti della minoranza degli italiani, nomineranno la maggioranza dei parlamentari e governeranno il paese

 

Giorni fa è stata depositata presso la Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati la nuova proposta di legge elettorale sottoscritta da Renzi, Berlusconi e Alfano, denominata “Italicum”, forse per sottolineare che è unica nel panorama europeo.
Oggi scadono i termini per la presentazione in Commissione degli emendamenti.
In sintesi la legge prevede un impianto proporzionale con premio di maggioranza di massimo il 18%, per il partito/coalizione che raggiunge il 35% dei voti validi, uno sbarramento al 5% per i partiti che fanno parte di una coalizione, all’8% per i partiti che corrono da soli, al 12% per le coalizioni. Con il premio di maggioranza non si può superare il 55% dei parlamentari.
Prevede liste bloccate con circoscrizioni molto piccole con massimo 6 candidati (praticamente una lista per provincia) e recupero nazionale dei resti.
Ove nessun partito/coalizione raggiunge il 35% dei voti validi le prime due liste/coalizioni vanno al ballottaggio, che si terrà dopo quindici giorni. Non sono possibili apparentamenti.
Conquista il 55% dei parlamentari il partito/coalizione che conquista al ballottaggio il 50%+1 voto.
Come è naturale la proposta ha generato un vivace dibattito e molte prese di posizione, specialmente tra i piccoli partiti, che rischiano tutti di scomparire, perché per concorrere all’elezione di parlamentari debbono superare, anche se in coalizione, il 5% dei voti validi. Sulla base dei sondaggi, in questo momento tale soglia sarebbe superata solamente da PD, Forza Italia e M5S di Grillo.
Il PD si è spaccato tra chi, d’accordo con Renzi, è favorevole alle liste bloccate e chi, la minoranza intorno a Cuperlo, è favorevole al voto di preferenza. Lo scontro ha portato alle dimissioni di Cuperlo da presidente del PD e si prevede un iter travagliato della legge in Parlamento, anche perché la minoranza del PD è maggioranza nei gruppi parlamentari.
Il segretario del PD Matteo Renzi avverte che se viene affossata la legge perché stravolta con emendamenti non graditi a Berlusconi, si rischia la vita della legislatura.
Berlusconi dichiara che non si tratta sulle preferenze e sullo sbarramento per accedere ai seggi. Eventuali colpi di mano in parlamento su questi punti, comporterebbero il disimpegno di Forza Italia nei confronti della legge e, quindi, il suo affossamento.
Alfano, senza rinnegare l’accordo, ha presentato emendamenti per il ripristino delle preferenze e per lo scorporo dei voti dei partiti in coalizione che non hanno raggiunto il quorum per avere parlamentari, dal conteggio dei voti da assegnare alla coalizione. Garantisce comunque che non sarà Nuovo Centro Democratico ad affossare la legge in Parlamento.
Essendo i due argomenti indigesti a PD e a Forza Italia sembra una mossa di posizionamento politico per trattative su altri tavoli.
Grillo ha avviato la consultazione sul web per la scelta da parte degli aderenti del modello di legge elettorale. Si prevede per la metà di Febbraio il termine della consultazione. Nel frattempo gli aderenti si sono espressi chiaramente per un sistema proporzionale.
Tutti i partiti minori sono sul piede di guerra e minacciano guerriglia in Parlamento.
Il congresso di SEL si è concluso con uno spostamento a sinistra del partito, che appoggerà alle elezioni europee per presidente della commissione il greco Tsipras, candidato della sinistra radicale. Sfuma l’adesione di SEL al Partito Socialista Europeo e le liste in comune con il PSI in appoggio al candidato socialdemocratico Schultz, fatto di cui si era ventilata la possibilità. Questo spostamento a sinistra coincide con pesanti critiche a Renzi e alla proposta di legge elettorale, quasi a prefigurare una corsa in solitaria per le politiche.
Da indiscrezioni fatte trapelare da Renzi sembra che sia possibile elevare la soglia per avere il premio di maggioranza al 37% e abbassare al 4% la soglia di sbarramento per i partiti che siano in una coalizione, ma ancora è solo un’ipotesi.
Si è arrivati all’italicum perché la Corte Costituzionale, con la sentenza n.1 del 2014 ha dichiarato incostituzionali alcune parti della legge vigente, volgarmente conosciuta con il nome di “porcellum”, derivante dal fatto che il suo proponente per conto della maggioranza di centrodestra, il leghista Calderoli, la definì una porcata.
La Corte è intervenuta su richiesta della corte d’appello di Milano, la quale ha accolto la denuncia di incostituzionalità di parti della legge avanzata da alcuni avvocati, tra cui l’ex deputato socialista Besostri.
I rilievi della corte riguardano l’eccessivo premio di maggioranza, per cui una minoranza, sol perché è maggioranza relativa, si trova ad esprimere il 55% dei deputati, alterando il principio di rappresentatività e di uguaglianza del voto dei cittadini, e riguardano anche le liste bloccate con la nomina dei deputati da parte di organi di partito, spogliando il cittadino del potere di votare e di scegliere il proprio rappresentante.
Si è creata una “vacatio legis”, anche se teoricamente abolendo il premio di maggioranza, in caso di crisi e di impossibilità di formare una maggioranza, si potrebbe votare con il porcellum che diventerebbe una legge proporzionale.
In poco tempo si è trovato l’accordo tra Renzi, Berlusconi ed Alfano per l’italicum.
Qual è la differenza con il porcellum?
Facendo una prima comparazione non c’è grande differenza. E’ un porcellum rafforzato rispetto agli obiettivi che si era proposto il centrodestra nel 2006:
– Col porcellum si volevano costringere i partiti più piccoli a coalizzarsi, pena il rischio di scomparire,imponendo il bipolarismo per legge; con l’italicum è difficile che i piccoli partiti sopravvivano, dovendo superare il 5% anche se in coalizione, per cui si va direttamente al bipartitismo, con l’incomodo del terzo partito di Grillo;
– Col porcellum non c’erano le preferenze e il parlamento veniva nominato, con l’italicum non cambia niente. Ci saranno circoscrizioni provinciali invece che regionali;
– Col porcellum c’era un premio di maggioranza che garantiva il 55% dei deputati al partito/coalizione di maggioranza relativa, con l’italicum bisogna avere, anche come coalizione, sempre la maggioranza relativa, però bisogna raggiungere almeno il 35% altrimenti bisogna vincere il ballottaggio per avere sempre il 55% dei parlamentari. Mentre prima all’assegnazione dei deputati nelle coalizioni concorrevano anche i piccoli partiti coalizzati, oggi con lo sbarramento i parlamentari vanno tutti al partito maggiore della coalizione, per cui anche con il 20/22% dei voti si può avere il 55% dei parlamentari;
– Col porcellum i rappresentanti di una minoranza degli italiani potevano avere assegnata la maggioranza del parlamento e il governo, con l’italicum, essendosi creata una situazione tripolare, sicuramente i rappresentanti della minoranza degli italiani esprimeranno la maggioranza dei parlamentari e il governo del paese, mentre i rappresentanti della maggioranza degli italiani, divisi tra di loro, esprimeranno la minoranza dei parlamentari e l’opposizione al governo.
Nascono molte considerazioni sulla concezione della democrazia che si sta imponendo nel nostro paese. A tal proposito e a completamento della presentazione della legge “italicum” vorrei sottoporre una simulazione di risultati elettorali possibili:
– Si presentano due coalizioni, una di centrodestra e una di centrosinistra e un partito, il M5S. Vota il 60% degli iscritti nelle liste elettorali. La coalizione di centrodestra raggiunge il seguente risultato: Forza Italia il 20% ( ha una flessione in quanto non c’è Berlusconi candidato perché incandidabile), Destra Fiamma Tricolore il 2,1%, Italia Futura il 2,8%, Nuovo Centro Destra il 3,8%, Popolari d’Italia il 2,5%, Lega il 4%, per un totale del 35,2% dei voti. La coalizione di centrosinistra raggiunge il seguente risultato: PD 33% ( usufruisce dell’effetto Renzi ), SEL 2%, per un totale del 35% dei voti. Movimento 5 Stelle di Grillo raggiunge il 31,8% dei voti (usufruisce del voto di molti scontenti dei piccoli partiti, specialmente di sinistra).
Al centro destra con il 35,2% dei voti vanno assegnati il 55% dei parlamentari. Siccome nella coalizione solamente Forza Italia, con il 20% dei voti, ha superato lo sbarramento del 5% vanno a questo partito tutti i parlamentari assegnati alla coalizione.
Al centrosinistra, con il 35% dei voti vanno assegnati il 24% dei parlamentari che vanno tutti al PD, perché SEL non ha raggiunto il 5%.
Al Movimento 5 Stelle vanno assegnati il 21% dei parlamentari.
Forza Italia, partito con un capo vero che è Silvio Berlusconi che decide ogni cosa,partito che rappresenta il 12% di tutti gli iscritti nelle liste elettorali, che è il terzo per ordine di voti presi rispetto ai tre grossi partiti, ha il governo dell’Italia. La maggioranza dei parlamentari sono stati nominati e posti nelle liste in posizione vincente da Berlusconi, che dopo l’esperienza con Casini, con Fini e con Alfano ha fatto una cernita dei propri fedelissimi per non avere più sorprese.
Si è voluto fare la simulazione con il centrodestra, perché i risultati sarebbero più eclatanti, ma cambiando l’ordine dei fattori il risultato non cambierebbe. Si avrebbe sempre una minoranza che governa e si avrebbe sempre un parlamento di nominati, magari non da un capo, ma da meccanismi di partito, quali le primarie o le parlamentarie, ma non scelti dall’universo degli elettori.
Se la legge rende possibile una cosa del genere ci si deve preoccupare. Quando una minoranza è legittimata a governare per combinazioni derivanti da meccanismi che alterano il principio di rappresentatività e con un parlamento che non risponde a propri elettori perché nominato si scivola irreversibilmente verso sistemi autoritari.