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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 11 DICEMBRE 2024

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Lavori pubblici e general contractor: allarme del presidente della Camera di commercio di Catanzaro

| Il 12, Feb 2013

Paolo Abramo: “E’ arrivato il momento di far fronte alle responsabilità cui ciascuno è chiamato, con verifiche puntuali sugli adempimenti degli obblighi contrattuali, a tutela delle imprese aggiudicatarie, sgombrando il campo da comportamenti in odore di connivenze che rischiano di creare danni irreversibili per il sistema economico locale”

Lavori pubblici e general contractor: allarme del presidente della Camera di commercio di Catanzaro

Paolo Abramo: “E’ arrivato il momento di far fronte alle responsabilità cui ciascuno è chiamato, con verifiche puntuali sugli adempimenti degli obblighi contrattuali, a tutela delle imprese aggiudicatarie, sgombrando il campo da comportamenti in odore di connivenze che rischiano di creare danni irreversibili per il sistema economico locale”


 

Era il 2001 quando, con la cosiddetta ‘Legge Obbiettivo’ (443/01), anche l’Italia decideva di adeguarsi, nella realizzazione delle grandi opere di edilizia e infrastrutture, ai modelli gestionali già sperimentati in diversi altri Stati Europei. Faceva così il suo ingresso nei più grandi cantieri di tutto il Paese la figura del general contractor, che tradotto letteralmente significa “contraente generale”. Ma le problematiche legate all’applicazione della norma sul contraente generale e gli effetti negativi che essa stessa ha provocato e sta provocando sul sistema delle Piccole e Medie imprese calabresi, suonano, ancora una volta, allarmanti e necessitano di essere attenzionate a più livelli. Come ha sottolineato il Presidente della Camera di Commercio di Catanzaro, Paolo Abramo che, in un periodo di crisi come quello attuale, registra ancor più che in passato le numerose istanze pervenute dagli addetti ai lavori con grave peso.

“Quando, ormai più di dieci anni fa, interpretando la procedura europea degli appalti, la figura dei general contractor divenne operativa anche in Italia – afferma il Presidente Abramo – una parte del Paese, ed il Sud in particolare, guardarono a questa novità con la dovuta cautela ed una certa preoccupazione, in considerazione dei rischi che avrebbero potuto correre le Piccole e Medie imprese operanti nel settore edile e nell’indotto locale. Si temeva che il loro diffuso sottodimensionamento le avrebbe esposte ad una condizione di subalternità, come poi si è verificato, per nulla migliore dello stato atavico di difficoltà in cui si operava”.

“Nonostante tali riserve – prosegue il Presidente della CCIAA – la speranza suggerita dai modelli d’Oltralpe più avanzati e la necessità di una invocata regolamentazione europea, facevano sì che questo percorso si configurasse come ineluttabile. Alla luce dei fatti, però, le imprese locali, di cui raccolgo ripetute ed estenuate denunce in una fase assolutamente difficile, non soltanto non hanno visto alleviate le difficoltà vissute in passato, quanto hanno visto aggravarsi la situazione che diventa sempre più preoccupante. Nel settore dei lavori pubblici lo schema dei general contractor altro non ha fatto che esasperare l’egemonia delle imprese nazionali sui territori, spingendo in un recente passato i costruttori calabresi a parlare addirittura di “nuovo colonialismo”. In taluni casi – ha rimarcato il Presidente Abramo – le imprese del territorio impegnate nei cantieri di realizzazione di alcuni macrolotti della A3 Sa-RC , come della Jonica, hanno assistito ad un modus operandi che lascerebbe prefigurare gli estremi di un inaccettabile abuso di posizione dominante, avallata da un vulnus normativo che non può più essere permesso”.

“Quella norma che sarebbe dovuta servire per lenire i mali di un comparto già pesantemente penalizzato, si è rivelata, nella realtà, una iattura mista ad una beffa – rincara il Presidente Abramo. Gli effetti praticamente prodotti, infatti, si risolvono di frequente nel ribaltamento sulle società locali di costi correnti (in termini di continue anticipazioni) e costi aggiuntivi (specie in termine di interessi bancari), che messi a confronto con la liquidità finanziaria del contraente, parcellizzata e ridotta ai minimi termini, risulta quanto meno ingiustamente sproporzionata, tanto da far pensare appunto oltre al danno, anche alla beffa! A questo si aggiunge che chi dovrebbe vigilare risulta schiacciato sulle posizioni dei general contractor”.

“Una situazione assolutamente inaccettabile: lo dico – sottolinea il Presidente Abramo – da rappresentante del mondo delle imprese, consapevole di uno stato di difficoltà non comune, sul quale non è possibile fare speculazioni di sorta. Abbiamo già assistito a problemi simili in passato, ma mai si era superato il limite così come nelle dimensioni attuali. Le imprese affidatarie anticipano spese di manodopera e materiali per centinaia di migliaia, ed in taluni casi per milioni di euro, ai general contractor, senza avere in cambio, in tempi rapidi e certi, i pagamenti spettanti. Con relative implicazioni negative nel rapporto. Il rischio, insomma, è il fallimento e la chiusura di molte ditte affidatarie del nostro territorio, l’azzeramento di centinaia e centinaia di posti di lavoro. E’ arrivato il momento – ha concluso il Presidente Abramo – di far fronte alle responsabilità cui ciascuno è chiamato, con verifiche puntuali sugli adempimenti degli obblighi contrattuali, a tutela delle imprese aggiudicatarie, sgombrando il campo da comportamenti in odore di connivenze che rischiano di creare danni irreversibili per il sistema economico locale”.