L’arcivescovo Giuseppe Fiorini Morosini dà uno scossone al mondo politico
redazione | Il 19, Ago 2014
Liberi di Ricominciare sposa la linea dell’uomo di Chiesa
L’arcivescovo Giuseppe Fiorini Morosini dà uno scossone al mondo politico
Liberi di Ricominciare sposa la linea dell’uomo di Chiesa
Dopo un anno alla guida della chiesa reggina, l’arcivescovo Giuseppe Fiorini Morosini traccia, in una sua intervista, il bilancio della sua missione pastorale e dà uno scossone al mondo politico. In particolar modo invita gli amministratori che verranno, a trovare quell’unità necessaria per cercare di tradurre in fatti le potenzialità culturali di Reggio.
“Reggio non l’ha ancora capito: bisogna, tutti insieme, guardare alla città come al bene prioritario. Altrimenti non si uscirà mai dalla crisi. Guai a ingannare ancora la città. Mai portare la gente all’esasperazione”.
Con queste affermazioni Morosini sembra proprio voler dare un monito alle incertezze lasciate in riva allo stretto dal premier Matteo Renzi in occasione della sua ultima visita e, alle scellerate dichiarazioni del suo giovane fido, Falcomatà, inerenti l’integrazione della risorsa migranti nel nostro entroterra.
L’operazione “Mare Nostrum” se da una parte risolve in parte il dramma dei naufraghi evitando che molti ci rimettano la vita in alto mare, dall’altra parte genera una situazione insostenibile per i Comuni che devono mobilitarsi in emergenza per i servizi di prima assistenza.
Infatti, il punto debole di “Mare Nostrum” non è nel dispositivo militare messo in campo ma negli obiettivi perseguiti dalla missione. Se il compito è solo quello di soccorrere in mare e portare in Italia gli immigrati africani allora la missione rischia di essere senza fine perché la presenza navale italiana incoraggerà i flussi migratori e ingigantirà anche il business delle organizzazioni criminali. Il problema più grosso però è quello che, lo sbarco dei migranti, mette in crisi le Amministrazioni comunali che devono provvedere all’assistenza a terra con tutte quelle incombenze, oltre che di natura sanitaria, anche di ordine pubblico.
Per Falcomatà, infatti, gli immigrati potrebbero essere considerati come la “spazzatura”, cioè, possono essere trasformati in “risorsa”, utilizzandoli per ripopolare i paesi dell’entroterra, demograficamente in calo.
Una tragicomica idea che evidenzia l’inconsapevolezza di alterare lo stato sociale, con l’immissione d’immigrati provenienti da Paesi con culture, religioni, usi e costumi totalmente differenti dai nostri e soprattutto, cosa da tenere sempre in considerazione che, sono portatori, anche se sani, di malattie gravi, oramai debellate da secoli dal nostro territorio, mentre una ricomparsa potrebbe significare atroci sofferenze e altissime percentuali di mortalità.
Sicuramente bisogna intervenire per risolvere il problema, ma la soluzione prospettata da Falcomatà sarebbe veramente la peggiore, anzi, tragica.
Paolo Ferrara: “Le fantasiose proposte del giovane candidato del PD a sindaco di Reggio Calabria sono potenzialmente pericolose e tutti si augurano che restano solo ingenue fantasie. Indubbiamente sono soltanto banali dichiarazioni che evidenziano le limitazioni di chi non ha ancora la maturità e la consapevolezza di cosa voglia dire amministrare una città.
È bene precisare che non abbiamo alcun pregiudizio nei confronti di nessuno, ma presto vedremo se il Falcomatà, oltre a presentazioni di libri e/o gradevoli selfie, sarà davvero capace di conquistare il consenso della gente. Su ciò noi dubitiamo molto.
Siamo consapevoli che rispetto ad altri candidati parte avvantaggiato, in quanto, grazie agli incassi delle primarie, ha già i soldi necessari per fare campagna elettorale; soldi, ricordiamolo, “estorti” furbescamente direttamente dalle tasche dei reggini per far esercitare un loro diritto, il diritto a votarli.
Di una però cosa siamo certi: sbaglia chi pensa che lui è già il nuovo sindaco”.
Ufficio Stampa LDR