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TAURIANOVA (RC), SABATO 04 MAGGIO 2024

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La malattia più diffusa al mondo è la carie Il 95% degli abitanti del pianeta ha problemi di salute

La malattia più diffusa al mondo è la carie Il 95% degli abitanti del pianeta ha problemi di salute
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Il 95% degli abitanti del pianeta soffre di una o più affezioni e una persona su
tre lamenta oltre cinque malanni. Solo una persona su venti, in tutto il mondo, non
ha sofferto di alcun problema di salute nel 2013. Sono i dati della più ampia e
dettagliata inchiesta mai realizzata sulle malattie a livello mondiale presentata
sull’ultimo numero della rivista medica Lancet appena pubblicato. Nello studio,
gli scienziati hanno analizzato quasi 36mila cartelle cliniche, provenienti da 188
diversi paesi e relative al periodo 1990-2013. Evidenziando come le principali cause
di disabilità non abbiano subito variazioni sostanziali. In Italia, come nel resto
dei paesi industrializzati, le patologie più diffuse riguardano il mal di schiena,
i postumi di cadute, mal di nuca, bronchiti croniche e depressioni. Seguono: perdita
d’udito, emicranie, stati d’ansia, diabete e Alzheimer.E, cosa ancora più importante,
i tassi di disabilità variano nel tempo in modo molto diverso rispetto ai tassi
di mortalità: l’incidenza del diabete, per esempio, è aumentata del 43%, mentre
la mortalità dovuta alla patologia è aumentata solo del 9%.Tra il 1990 e il 2013,
il periodo considerato dal Global burden of disease study finanziato dalla Fondazione
Gates, le malattie più diffuse non sono cambiate. Un decimo della popolazione mondiale
soffre di otto problemi cronici: carie (2,4 miliardi di persone), cefalee da tensione
(1,6 miliardi), anemia da carenza di ferro (1,2 miliardi), favismo, perdita d’udito,
verruche genitali, emicranie e problemi provocati da vermi.Lo studio è un’ulteriore
dimostrazione, osserva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti
[1]”,di quanto sia importante prestare attenzione alla degradazione della salute
umana a livello globale dovuta a queste cause di disabilità, piuttosto che concentrarsi
semplicemente sulla riduzione della mortalità. È necessario, dunque, un repentino
cambio di rotta da parte delle istituzioni responsabili delle politiche sanitarie.