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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 06 MAGGIO 2024

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La lanterna di Diogene

La lanterna di Diogene

Quando la vergogna supera la fame

a cura di GIUSEPPE LAROSA

La lanterna di Diogene

Quando la vergogna supera la fame

 

a cura di Giuseppe Larosa

 

 

«La sera vorrei uscire e fare una passeggiata con mia moglie ed i miei due figli, ma non lo faccio perché non posso permettermi di comprare nemmeno un gelato alla mia famiglia». Sono le parole amare di Giovanni (nome inventato per garantire l’anonimato), che colpiscono in un caldo torrido estivo quando ancora si attende il sesto anticiclone africano che stavolta porta il nome di “Caligola”, lo stravagante e depravato imperatore romano che proclamò senatore il suo cavallo. Ma a Giovanni, una vita da precario, non gliene importa se fa caldo o fa freddo per lui esiste solo una stagione ed è quella della sua vita, quella di riuscire a sfamare i suoi figli, a dargli un futuro che paradossalmente non conosce nemmeno il proprio, e semmai ci sarà.

La storia di Giovanni è uguale a tante altre, a troppe storie che incidono sulla condizione sociale di un paese, di una società e di un contesto collettivo. A questa si aggiunge quella di Pietro (anch’esso nome inventato), che non riesce a comprare i panini ai figli che vanno a scuola per la colazione. Ha sempre la stessa maglietta da cinque anni e l’ultimo vestito è quello regalato dalla povera madre, oramai scomparsa da più di due anni.

Blaise Pascal disse che «Gli uomini, non avendo nessun rimedio contro la morte, la miseria e l’ignoranza, hanno stabilito, per essere felici, di non pensarci mai», ma questa povera gente ci pensa alla miseria perché la morte è una condizione uguale a tutti mentre l’ignoranza è quella che subiscono dalle istituzioni e dalle congreghe ecclesiastiche che badano agli sfarzi di un santo ed addobbarsi loro con vestiti griffati ed altro non considerando che questi “invisibili” esistono e sono parte integrante e fondamentale nella società.

Ci sono tanti altri cui la vergogna supera la fame stessa. Persone, esseri umani che per la loro dignità, già compromessa dal destino che stanno attraversando, non chiedono nulla ma aspettano che qualcuno si accorga di loro. Questo succede in molti paesi del mezzogiorno, questo succede a Taurianova (sede di questo giornale), ma succede anche in molte altre città. Ed in molti casi vige l’indifferenza generale e la carenza di sensibilità che condanna socialmente chi è già condannato dalla vita.

Eppure, quel famoso “contributo di povertà” esiste per legge in tutti i comuni e dovrebbe esistere per chi ha realmente bisogno. Perché non si può assistere a persone beneficiate perché (apparentemente>) poveri, ma che vanno a ritirare l’assegno con automobili di svariate migliaia di euro (sic). È vero ed in alcuni casi questo è stato scritto, trovandoci nel Mezzogiorno d’Italia, in tante relazioni di commissioni di accesso antimafia. Addirittura in una città un “povero” è andato a ritirare un assegno di quattrocento euro vestito modestamente ma con un’automobile intestata a lui del valore di 72mila euro (sic!).

John Fitzgerald Kennedy disse che «Se una libera società non può aiutare i molti che sono poveri, non dovrebbe salvare i pochi che sono ricchi», ma qual è il concetto di “libera società”? E chi sono i veri poveri e i finti ricchi o viceversa?

Occorre rafforzare i controlli anche nello sfruttamento di un lavoro che manca. Capire che chi lavora non resta povero nonostante uno stipendio, e se quello stipendio che realmente viene descritto in una busta paga sia percepito realmente dal lavoratore. Occorre far capire che un cameriere in una pizzeria che sta molte ore a servire ai tavoli non può essere pagato con dieci euro, perché è un mancato rispetto della condizione umana ed uno sfruttamento che potrebbe essere punito per legge. Da qui che nascono anche i poveri ed è da qui che inizia il limite pregresso di una società civile.

Una società dovrebbe essere più attenta alle condizioni di sviluppo del suo interno, dovrebbe assumersi la responsabilità che ci sono piaghe che non bisogna sottovalutare. Occorre capire che nei poveri regna la criminalità organizzata perché quello che non può fare lo Stato, lo fa l’antistato. Ci sono giovani che vista la condizione disagiata che hanno dentro la propria famiglia, si trasformano in manovalanza della ‘ndrangheta, della mafia e di tutto quello che nuoce ad una società. Sono disposti a tutto come rubare, spacciare droga e persino uccidere a volte, qualora ce ne fosse il bisogno. È una società malata che ha bisogno di cure e la medicina è semplicemente una, la cultura del sapere, della conoscenza, del bisogno e del rispetto dell’uomo in quanto tale, altrimenti abbiamo fallito come società e come uomini.

Buon Ferragosto.

lalanternadidiogene@approdonews.it