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TAURIANOVA (RC), VENERDì 03 MAGGIO 2024

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La lanterna di diogene

La lanterna di diogene

Taurianova, ultimo atto tra lupi ed agnelli ai tempi dei “perchè”

a cura di GIUSEPPE LAROSA

La lanterna di Diogene

Taurianova, ultimo atto tra lupi ed agnelli ai tempi dei “perchè”

 

a cura di Giuseppe Larosa

 

Romain Gary scriveva nel suo “Cane Bianco”, «Mai, nel corso della storia, l’intelligenza è giunta a risolvere i problemi degli uomini, se la loro più intima natura è la Stupidità. Li ha aggirati, se l’è cavata con l’abilità o la forza, ma nove volte su dieci, quando già l’intelligenza riteneva di aver vinto, ha visto spuntare tutta la potenza dell’immortale Idiozia».

Ed arrivarono i giorni tristi, quelli delle dolenti note e degli atti intimidatori che tra i tanti a farne le spese c’è anche un cavallo (il primo, perché poi ne seguirà un altro), ammazzato crudamente con un colpo di fucile. Erano i giorni del mandato amministrativo di Domenico Romeo. Bottigliette incendiarie (con tanto di marcatura ed etichetta), gomme squarciate così come anche qualche proiettile vagante trovato in una busta, volevano essere delle missive di morte. Il tutto ai danni degli amministratori della cosiddetta svolta del dopo Biasi. E dopo la gloriosa vittoria e l’ardua rimonta quasi impossibile (?), arriva l’epilogo del primo mandato Romeo, in quanto, alcuni dei suoi consiglieri lo sfiduciano sommandosi ai restanti dell’opposizione tranne che per i due del PD (e figurati, nemmeno in queste circostanze riescono ad essere protagonisti), e così fu che Domenico Romeo ed il suo staff se ne dovettero ritornare da dove era venuto dopo quasi due anni. Ma la storia avrà un suo seguito e non finisce, quello era solo un presente provvisorio! L’allora prefetto di Reggio Calabria, dott. Musolino, invia la commissione di accesso per accertare se ci siano o meno condizionamenti mafiosi al palazzo municipale di Taurianova. Da lì in poi è stato un seguito di atti, informative ed altro ancora in cui verrà descritto un vero e proprio verminaio mafioso di collusioni passate e presenti (e forse anche future). C’entravano tutti dall’impiegato al vigile urbano fino al privato cittadino, tutti erano coinvolti. Tanto da far sciogliere il consiglio comunale per “infiltrazioni mafiose” con un decreto a firma del ministro degli interni Roberto Maroni e del Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Questo è quello che è rimasto del mandato amministrativo del 2009.

Quella relazione fece cadere Taurianova nel baratro facendo ripetere la storia avvenuta nel 1991, quando con un decreto fatto ad hoc causò il primo scioglimento per infiltrazione mafiosa di un Comune d’Italia.

Non sto a ripercorrere le tappe, cosa che ha già fatto il bravo Agostino Pantano all’epoca sulle pagine di Calabria Ora, con una serie di tappe che ripercorrevano ogni particolare scottante del contenuto tanto da, nonostante ci fossero le carte che dicevano tanto ed anche di più, ancora oggi si tenta a sminuire la cosa come se fosse stata una passeggiata e come se quello scioglimento non appartenesse ai protagonisti della relazione. Nulla è cambiato. Eppure in quella relazione c’era un passaggio molto importante, da non sottovalutare che era il sunto compiuto di una serie interminabile di fatti ed eventi, ossia la “continuità dell’illegittimità”. Tutti sullo stesso piano, questo per la relazione della Commissione di accesso.

Ma la parte più significativa ed anche curiosa, dal titolo “senza vergogna”, sta nei fatti degli eventi politici, quello del proseguo dell’attività politica, fatta normalmente come se il “fatto non fosse il loro”. In quella relazione c’erano dei protagonisti che hanno ripreso la loro attività politica, salendo sui palchi, parlando di legalità (sic), di programmi da fare (poco o nulla) e di accuse reciproche su chi aveva contribuito di più a far sciogliere un consiglio comunale per infiltrazione mafiosa. Eravamo come ebbe a dire una volta, un uomo molto vicino all’on. Angela Napoli, “siamo alle comiche finali”. Da rilevare ad onor di cronaca che quest’ultima durante la famosa rimonta decise di appoggiare al ballottaggio del 2009 (quel mandato che poi culminò nello scioglimento per infiltrazione mafiosa), con un manifesto pubblico il sindaco Domenico Romeo. Ma dopo la catastrofe dello scioglimento, dei due anni di commissariamento, c’erano le elezioni amministrative, gente nuova si affacciava (almeno così si sperava), ma puntualmente c’erano tutti (sic).

Ma proprio tutti, belli e diligenti, allineati e coperti ed in ordine: tutti avevano ragione (la loro ragione), e tutti (a loro detta) erano estranei a quella relazione. Qualcuno in seguito stravolse anche i significati di quanto c’era scritto, magari per “virgola”, altri per un “punto” e magari mettiamoci pure qualche “accento”. Correva l’anno 2011 fino ai giorni nostri, rivince Domenico Romeo dopo due anni di commissariamento.

Il commissariamento (termine che personalmente detesto), aveva in “teoria”, ma solo in teoria allineato e pareggiato il bilancio, aveva fatto delle assunzioni, diciamo che hanno fatto quello che hanno voluto, tanto chi li controllava? Prima o poi quella patata bollente del Comune se la sarebbe presa nuovamente la politica, magari pagando qualche bolletta dell’energia elettrica in più e rimasta insoluta, molti altri atti se ne erano sbarazzati magari inviandoli a qualche Procura….ed il gioco era fatto. Tanto poi c’è la politica……

Ma quale politica?

Quella della legalità e dell’antimafia che non riuscendo a presentare una lista, grida “al lupo al lupo”? O magari quella dimessa del centrosinistra che per non prendere una sonora batosta, visto il loro isolamento non presentano nemmeno loro la lista, gridando unendosi al coro, “al lupo al lupo”? Quanti ca…cavoli di lupi c’erano a Taurianova nelle elezioni del 2011?

Ed ecco così come la natura insegna, dove ci sono i buchi essi vengono riempiti, anzi “tappati”, si (ri)presentano i soliti noti. Solo che, qualcuno ha un vestito nuovo e l’altro si è dimenticato di cambiarsi la cravatta. E tra questi “lupi” c’è un agnello rappresentato da umile e povero Pino Ciano che parla (davanti a poche orecchie) di una Sinistra che è solo un rosso sbiadito che vive la sempreverde ideologia “comunista”. Anche se il tempo passa e porta via con se ogni cosa, quelle bandiere e quei manifesti sembra che siano messe sempre al sicuro.

E tra i “lupi” c’è anche un altro protagonista dalla volontà arguta e sinuosa che ci crede in quello che dice, dove per un pelo non rischia di andare al ballottaggio, è Salvatore Zucco. Non c’è riuscito perché i lupi erano in agguato. Alcuni lupi erano rappresentati dal giovane Francesco Leva (che si è fermato al primo turno), colui che dai palchi doveva amministrare dieci anni così come lo fece il suo “leader” di partito Biasi. Altri lupi erano rappresentati da Peppe Rigoli (che va al ballottaggio ed è persino convinto di vincere…).

E poi c’era lui, sì proprio lui, il lupo cattivo Domenico Romeo. Nessuno ci scommetteva più, tanto che quando uscirono le liste elettorali si pensò subito ad uno scherzo, ma era la verità. Non solo si presenta, va al ballottaggio e vince per la seconda volta. E tutti vissero felici e (s)contenti.

Il resto? Ai giorni nostri? Dalle elezioni del 2011 ad oggi? Non pervenuto!

La domanda finale nasce spontanea: ma alla fine i mafiosi chi erano? Arrivederci!

5. (FINE….forse)

lalanternadidiogene@approdonews.it