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TAURIANOVA (RC), VENERDì 13 DICEMBRE 2024

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La denuncia “individuale” contro Facebook è considerata ammissibile in Austria Il social dovrà rispondere in tribunale

La denuncia “individuale” contro Facebook è considerata ammissibile in Austria Il social dovrà rispondere in tribunale
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Dopo Lussemburgo ed Irlanda, oggi anche l’Austria ritiene ammissibile la denuncia
contro Facebook. La Corte d’appello austriaca mercoledì ha dichiarato ammissibile
“su base individuale” la denuncia del giurista austriaco Max Schrems contro il social
network Facebook, aprendo la strada ad un processo civile sull’uso dei dati personali.
La Corte d’appello di Vienna contraddice la sentenza di un tribunale di primo grado,
che aveva considerato la denuncia irricevibile nella sostanza ed è stato dichiarato
di essere incompetente sull’ammissibilità del ricorso collettivo. Lo studente di
legge viennese vuole difendere i dati personali degli europei dai giganti del web
come Facebook dall’occhio della National Security Agency. Ma sin dal 2011, e fino
a due settimane fa, il suo è sempre stato un percorso a ostacoli. L’Authority per
la privacy d’Irlanda si era rifiutata di aprire un’indagine sul trasferimento dei
dati verso gli Usa, nonostante le rivelazioni di Edward Snowden sul programma di
sorveglianza Prism. Intanto Schrems nella sua Austria: nel 2014 è riuscito a imbastire
la più grande class action europea contro Facebook, raccogliendo sotto l’unica bandiera
della privacy ben 25mila ricorrenti. Ma la sua corsa è stata piena di frenate e
di stop. Nella sua sentenza nel mese di luglio, il Tribunale di primo grado ha trovato
che la denuncia era irricevibile perché il denunciante aveva fatto un uso “professionale”
del suo account di Facebook e quindi potrebbe non essere considerato un “utente”.
Per questo motivo è stato respinto il ricorso. E se alla giustizia austriaca Schrems
si rivolge contro l’utilizzo dei dati personali a scopo di profitto, in Irlanda torna
in campo la battaglia contro la sorveglianza. La Corte di giustizia dell’Ue con la
sentenza del 6 ottobre ha conferito alle authority degli Stati membri il potere di
valutare se i dati dei cittadini sono in mani sicure. E allora l’Alta Corte d’Irlanda,
sottolinea Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, ieri
ha ordinato che l’autorità per la protezione dei dati personali irlandese faccia
il suo dovere.