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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 05 MAGGIO 2024

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Je suis… e siamo seri! Plachiamo la bagarre tra Giada Fazzalari e Nino Spirlì

Je suis… e siamo seri! Plachiamo la bagarre tra Giada Fazzalari e Nino Spirlì
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Presi dalla nostra compassione e dal concetto che le beghe debbano essere risolte con una stretta di mano, ed avendo atteso che i fuochi cessassero di ardere, vogliamo dire la nostra in merito alla bagarre (a nostro avviso inutile), tra “l’omofoba” Giada Fazzalari e il paladino per il riconoscimento dei diritti omosessuali, Nino Spirlì. E, soprattutto, scongiurare ogni presunta forma di “Suicidio”, da parte di chi potrebbe sentirsi ferito a morte per le crude e selvagge parole della Fazzalari che, da “portavoce” o meglio da “tubo di carne”, ha avuto l’ardire di affermare: “Nina..ops..Nino”. Roba da inquisizione, un fatto gravissimo ed imperdonabile, quasi da rogo come ai tempi di Torquemada, così da condannarla al rogo bruciandola viva. Ed espiare il terribile affronto contro gli omosessuali che, turbati dalle orrende parole del “tubo”…ops…della “tuba di carne”, potrebbero fare qualche sciocchezza irrimediabile, perché affranti e distrutti da queste terribili ed orribili parole (sic!).

E tutti quanti noi, mentre scriviamo, qui seduti in un tavolo posizionato proprio “nell’anticamera del cesso” di un “giornale di periferia”, cerchiamo con presunzione di porre fine a questa piccola bega, quale riconosciamo, come un provincialismo da bar dello sport.

Il “furbetto” Machiavelli avrebbe detto che: «Pochi vedono come siamo, ma tutti vedono quello che fingiamo di essere», e per questi motivi, smettiamo di fingere e cerchiamo di essere quel che siamo realmente. La preoccupazione per la propria immagine è figlia dell’immaturità dell’uomo, si leggeva in un noto libro, ma noi non siamo maliziosi e vogliamo che a tutto questo si cerchi una soluzione, mettendo la parola fine. E che sia di buon auspicio, portando finalmente quella pace, che potrà essere sancita solo con le scuse, così da tranquillizzare tutti i gay di questo mondo ed evitare così un “suicidio” di massa, tentando di farlo sfociare, così come poi è stato, in una risata collettiva a crepapelle. Quindi, invitiamo a Taurianova il viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Riccardo Nencini, perché ha come sua “tuba di carne” una delle “omofobe” di chiara fama nazionale e chiedere scusa a Nino Spirlì, perché insultato da un palco in un comizio elettorale. Chiedere scusa ad uno che si definisce finanche “Checca” in un suo libro. Il libro si intitola “Diario di una vecchia checca”, pubblicità (non occulta), viva la cultura, compratelo! E dopo le scuse del viceministro Nencini, di conseguenza, dovrebbero arrivare quelle dei tanti adepti ed accoliti da social, che hanno scritto parole indegne e schifose nei confronti di una donna, messa alla gogna in un blog di una testata nazionale e poi “incollata” su Facebook, cosa che poteva essere evitata tranquillamente. Perché in quella cloaca che può diventare un social si dicono tante porcate, come ad esempio, “una che dovrebbe stare sulla Cristoforo Colombo”: magari consigliava di stare attenta quando attraversa quella strada, oppure chissà….beh finiamola qua!

Siamo seri, l’omofobia è un’altra cosa, ed è cosa ben più grave e drammatica di una banale e goliardica (fatta apposta o meno), della storpiatura di un nome, rivolta poi a chi? Ad uno che dovrebbe avere un’elasticità mentale tale da passarci sopra e farsi una risata distensiva, visto pure il suo appartenere al mondo dell’arte e della cultura. Non è così Nino Spirlì?

È facile, anzi troppo facile, prendersela con una giovane ragazza che fa un lavoro giornalistico come tante colleghe all’interno delle istituzioni nazionali, e che ha avuto solo la colpa di una piccola “postilla” di estasi. Ma quanti insulti e fesserie sono state dette in questi giorni di campagna elettorale? Quanti hanno raccontato favole a proprio piacimento, insultando l’intelligenza di chi ascoltava? Cerchiamo di chiamare le cose con il proprio nome, specie le cose serie come una piaga culturale qual è l’omofobia, cercando di non mischiare “Capre” e cavoli.