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TAURIANOVA (RC), VENERDì 03 MAGGIO 2024

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Incendio tendopoli, il pensiero di politica e sindacati Ecco le note delle Istituzioni sul grave episodio accaduto a San Ferdinando

Incendio tendopoli, il pensiero di politica e sindacati Ecco le note delle Istituzioni sul grave episodio accaduto a San Ferdinando
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Il rogo avvenuto nella tendopoli di San Ferdinando,ha provocato la cruenta morte
di una donna, ed il ferimento di altre Due persone. Questa ulteriore tragedia che si
verifica in questo lagher, deve provocare lo sdegno e la reazione di ogni persona
civile. Non basta più la solidarietà e l’intervento sporadico,occorre un provvedimento
strutturale che metta fine a questa assurda vergogna. Prima di piangere altri morti, tutti, nessuno
escluso, si adoperi a trovare soluzioni alternative alle tende, che non rispecchiano
alcuna condizione umana. Il Partito Democratico ha il dovere di mettere questo problema
al centro della sua attenzione affinché, questi nostri fratelli, vivano in condizioni
igienico sanitarie, così come la civiltà impone.
Michele Galimi, dirigente regionale PD

***

Cgil Calabria e Cgil Piana di Gioia Tauro

Amine, giovane donna nigeriana di 30 anni è morta, altre due sono rimaste
gravemente ferite nell’ incendio devastante scoppiato la notte scorsa nella
vecchia tendopoli di San Ferdinando. Il ghetto che accoglie ogni anno oltre
duemila braccianti migranti, oltre ad essere luogo di sfruttamento e di
perdita di dignità, è diventato, nel giorno della memoria, anche luogo di
morte e devastazione. Pur riconoscendo un impegno e un’attenzione diversa
delle Istituzioni territoriali rispetto al passato, ciò che manca è la voce
del Governo Nazionale che punti ad individuare misure e soluzioni
definitive e non più emergenziali all’ormai nota situazione di degrado che
caratterizza la piana di Gioia Tauro mediante politiche di accoglienza ed
integrazione ed un piano di interventi per garantire i diritti civili, il
lavoro regolare, l’assistenza sanitaria. La nuova tendopoli, allestita
dalla protezione civile riesce a contenere non pìù di 500 persone, mentre
nella sola stagione agrumicola sono migliaia le presenze di lavoratori
migranti e sfruttati. Come Cgil e Flai da tempo abbiamo denunciato le
condizioni disumane e di sfruttamento cui versano i lavoratori nella piana
e nonostante ciò il risultato è che il flusso ciclico e le presenze
rimangono costanti ed in aumento. Occorre una task force e rafforzare
l’area investigativa e di controllo con uomini e mezzi per indagare
ulteriormente sulla rete di reclutamento, di utilizzo e sfruttamento nei
campi e i caporali che ne traggono beneficio, applicando la legge contro il
caporalato. Occorre un piano nazionale e regionale sulle politiche di
accoglienza con accordi di distretto per garantire i diritti fondamentali
dei lavoratori ed una certificazione etica e di qualità del lavoro e delle
imprese agricole. Non si può continuare a trattare la questione in termini
emergenziali e soprattutto non si può aspettare l’ennesima tragedia. La
Cgil ringrazia le Forze dell’Ordine, i Vigili del Fuoco, la Protezione
Civile calabrese e le Istituzioni interessate per l’immediato intervento
presso la tendopoli di San Ferdinando.

***

Flai Cgil e Cgil Gioia

“Quanto non avremmo mai voluto succedesse purtroppo è accaduto. Questa notte l’ennesimo incendio di grandi dimensioni alla vecchia tendopoli/baraccopoli di San Ferdinando ha avuto un tragico esito: un morto e due feriti. Quello che è accaduto oltre a dimostrare drammaticamente che quanto fatto fin ora dallo Stato, se pur un primo passo, non è stato sufficiente, impone un intervento immediato e non rinviabile per il superamento definitivo dell’ormai nota situazione alloggiativa in cui sopravvivono da troppo tempo uomini, donne e bambini. Come più volte ribadito definitivamente vanno messe in atto tutte le azioni necessarie per favorire la fuoriuscita dall’ancora attuale condizione di degrado e precarietà che caratterizza l’intero territorio della Piana di Gioia Tauro e ridare dignità al lavoro agricolo. Nel giorno in cui il mondo intero ricorda l’orrore della Shoah ancora morti innocenti”. Lo dichiarano in una nota congiunta Ivana Galli, Segretaria Generale Flai Cgil e Celeste Logiacco, Segretaria Generale Cgil Piana di Gioia Tauro.

***

Qualsiasi tentativo di restituire dignità ai braccianti stagionali e ai migranti stanziali della piana di Gioia Tauro non può che passare dal superamento del modello-tendopoli, fonte di ghettizzazione e marginalizzazione sociale. Immaginare di superare tali criticità senza un radicale mutamento della logica che ha condotto, in questi anni, a rendere San Ferdinando il più grande ghetto d’Italia, dimostra di non voler perseguire un netto superamento di questo sistema.

È questo il senso dell’odierna manifestazione lanciata dal Coordinamento braccianti agricoli USB e alla quale, insieme a diverse realtà politiche e sociali, hanno aderito il Comitato Solidarietà Migranti (Co.S.Mi.), l’Osservatorio per il Disagio Abitativo della città di Reggio Calabria (costituito da Un Mondo di Mondi, CSOA Cartella, CSC Nuvola Rossa e Società dei Territorialisti), la rete ‘Restiamo Umani’, la Collettiva Autonomia e Reggio non Tace. Al termine di un lungo corteo partito da quel che resta della tendopoli si è raggiunta la sede dell’amministrazione comunale di San Ferdinando, dove è stata denunciata alle istituzioni la persistenza di un modello concentrazionario – la tendopoli – che produce ghettizzazione, isolamento e alimenta dinamiche politico-sociali di sopraffazione e sfruttamento della vulnerabilità.

Non è un caso che a morire, nel corso dell’incendio divampato tra la notte di venerdì e sabato scorsi distruggendo due terzi della tendopoli, sia stata una ragazza di 26 anni, Becky Moses. Aveva appena cercato rifugio, dopo che – a quanto pare – la sua domanda di asilo politico non era andata a buon fine. È stata uccisa dalle esalazioni e dalle fiamme, ma a condannarla è stata l’impossibilità di vivere in un ambiente che le riconoscesse dignità di persona.

La prima conseguenza di vivere in contesti come la tendopoli è quella della de-umanizzazione. Quale statuto di ‘persona’ può infatti essere attribuito a chi vive in condizioni igieniche disastrose, tra topi e immondizia, sottoposto a persistenti rischi per la propria incolumità – pensiamo alla massiccia presenza di bombole di gas – e costretto a sopportare incontrollate condizioni di promiscuità e sfruttamento sessuale? Per non parlare di un’altra tipologia di sfruttamento, quello della manodopera bracciantile. Ricordiamo a tutti coloro che dovrebbero garantire e tutelare i diritti basilari degli individui che dovrebbero essere le aziende agricole che assumono i braccianti migranti con regolare contratto a dover provvedere all’alloggio per i lavoratori. Eppure così non è e tutto tace nell’imbarazzante silenzio istituzionale.

La nuova tendopoli, inaugurata la scorsa estate con squilli di tromba ed auto incensazioni, non solo non è in alcun modo risolutiva, dal momento che soddisfa in maniera assolutamente insufficiente la domanda di sistemazione di oltre duemila migranti presenti in zona, ma riproduce quel principio socio-abitativo di esclusione e segregazione opposto alla ‘mixité’ sociale che favorisce invece incontro, apertura, scambio, rispetto dei diritti della persona. Giova tenere a mente il dato Istat che certifica la presenza di oltre 35 mila appartamenti vuoti nella sola piana di Gioia Tauro: una concreta ed efficace azione politica non può non partire da un tentativo di riequilibrio del rapporto tra domanda e offerta di alloggi.

Gli attivisti e le attiviste delle realtà firmatarie di questo documento esprimono vicinanza ai migranti della tendopoli e chiedono alle istituzioni di abbandonare una volta per tutte la logica emergenziale con cui sono stati finora affrontati i temi delle migrazioni e dei braccianti agricoli.

Comitato Solidarietà Migranti (Co.S.Mi.)

Osservatorio per il Disagio Abitativo della città di Reggio Calabria

Rete ‘Restiamo Umani’

Collettiva Autonomia

Reggio non Tace