Imposte immobiliari, calabresi più grandi evasori d’Italia La Regione al primo posto per il mancato pagamento di Imu e Tasi
Record negativo per la Calabria: è al primo posto in Italia per il mancato pagamento delle imposte immobiliari. La Regione occupa il gradino più alto del podio per l’evasione dell’Imu e della Tasi, che sono, rispettivamente, le tasse sulle seconde e terze case e sui servizi comunali. I dati emergono dal dossier allegato alla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2019, approvata dal Consiglio dei ministri lo scorso 30 settembre. In Calabria il cosiddetto “tax gap” dell’Imu arriva al 46,2%. Un dato astronomico, soprattutto se paragonato al mancato gettito della Valle d’Aosta, pari al 13,2%.
Ma è tutto il Sud a indossare la maglia nera dell’evasione. Dietro alla Calabria si piazzano infatti la Campania (37,6% del gettito teorico), la Sicilia (36%) e la Basilicata (35,5%). Tra le regioni virtuose, dopo la Vallée, ci sono l’Emilia Romagna (14,8%), la Liguria (17,3%) e le Marche (18%). Non meno confortanti, per la Calabria, i dati relativi alla Tasi. L’evasione di questa imposta è ancora una volta da guinness dei primati: 51%. Nelle Marche, medaglia d’oro in Italia, il dato è invece pari al 13,3%. Una bella differenza. I valori più elevati si registrano sempre nel Mezzogiorno, con la Sardegna che segue a ruota la Calabria per un mancato gettito teorico del 37%. Subito dopo si collocano la Basilicata (36,4%) e la Campania (35,5%). Le Regioni che più rispettano il fisco, a parte le Marche, sono invece il Piemonte (16,9%), l’Emilia Romagna (15,4%) e la Liguria (14,7%).
La Calabria, inoltre, si trova al vertice pure nella classifica della economia «non osservata». Il dossier certifica che questa è la regione in cui «il peso dell’economia sommersa e illegale è massimo», con il 20,9% del valore aggiunto complessivo. L’incidenza più bassa è stata rilevata nella provincia autonoma di Bolzano/Bozen, con il 10,4%. Il Sud è sempre fanalino di coda, con una economia sotterranea pari al 30,9%. A prevalere sono le componenti dovute all’impiego di lavoro irregolare (34,5%) e al restante sommerso economico (31,4%).