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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 11 DICEMBRE 2024

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Il sistema produttivo culturale come chiave di sviluppo dell’economia reggina Secondo il presidente della Camera di Commercio di Reggio Calabria Dattola, "dobbiamo promuovere nel nostro territorio quelle qualità in grado di sviluppare un’economia sana e ancorata ai nostri valori"

Il sistema produttivo culturale come chiave di sviluppo dell’economia reggina Secondo  il presidente della Camera di Commercio di Reggio Calabria Dattola, "dobbiamo promuovere nel nostro territorio quelle qualità in grado di sviluppare un’economia sana e ancorata ai nostri valori"
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Genera il 3,2% della ricchezza provinciale, equivalente a 244 milioni di euro: questo il valore della filiera culturale reggina nel 2013. È quanto emerge dal Rapporto nazionale 2014 “Io sono cultura – l’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi” elaborato da Fondazione Symbola e Unioncamere con il partenariato della Regione Marche. La ricerca, giunta alla sua quarta edizione, è l’unica in Italia che annualmente quantifica il ruolo della cultura nell’economia nazionale, offendo un’attenta disamina su scala provinciale.

“Dobbiamo promuovere nel nostro territorio quelle qualità in grado di sviluppare un’economia sana e ancorata ai nostri valori. La cultura, con i suoi legami con turismo e artigianato, è senza subbio elemento centrale di questa strategia, e gli studi del sistema camerale lo confermano. In particolare, è  necessario investire maggiormente sulla ricchezza storica provinciale, per valorizzarne adeguatamente il potenziale, visto che Reggio Calabria è ben 74-esima tra le province italiane per incidenza della ricchezza connessa con il patrimonio storico-artistico, a fronte di una dotazione che meriterebbe ben altra collocazione in graduatoria”. Con queste parole, il Presidente della Camera di Commercio di Reggio Calabria, Dr. Lucio Dattola, sintetizza il quadro statistico emerso per la provincia reggina all’interno del rapporto.

Il sistema produttivo culturale italiano rappresenta un modello di sviluppo che fa del connubio tra innovazione e valorizzazione dei territori la chiave della produzione di ricchezza e occupazione. Per questo è importante quantificare il peso che tale settore riveste nell’economia nazionale e nelle diverse economie locali, anche nell’ottica di attribuirgli un ruolo opportuno all’interno delle politiche di sviluppo centrali e periferiche.

La peculiarità, e punto di forza, della ricerca condotta da Symbola e Unioncamere, consiste nel non limitare il campo d’osservazione ai settori tradizionali della cultura e dei beni storico-artistici, ma nell’andare a indagare il peso della cultura e della creatività nel complesso delle attività economiche del nostro Paese, spaziando dai centri di ricerca delle grandi industrie alle botteghe artigiane e agli studi professionali. Attraverso la classificazione in 4 macro settori: industrie culturali propriamente dette (film, video, mass-media, videogiochi e software, musica, libri e stampa), industrie creative (architettura, comunicazione e branding, artigianato, design e produzione di beni e servizi creative driven), patrimonio storico-artistico (musei, biblioteche, archivi, siti archeologici e monumenti storici), e performing arts e arti visive (rappresentazioni artistiche, divertimento, convegni e fiere). Emerge, così, che dalle 2.744 imprese del sistema produttivo culturale della provincia di Reggio Calabria, che rappresentano il 5,5% delle imprese locali, arriva il 3,2% del valore aggiunto prodotto, con effetti positivi anche sul fronte occupazionale: le sole imprese del sistema produttivo culturale danno lavoro ad oltre 6mila persone, il 3,6% del totale degli occupati in provincia.

Alla performance del comparto cultura contribuiscono soprattutto le industrie creative, che in provincia rivestono un ruolo più accentuato rispetto alla media nazionale. Da queste arriva, infatti, il 54,3% di valore aggiunto e il 63,5% degli occupati, un risultato raggiunto soprattutto grazie all’architettura. Le industrie culturali generano un altro consistente 39,4% di valore aggiunto e il 29,1% degli occupati (in questo caso il settore più rilevante è quello connesso con libri e stampa). Decisamente più bassa la quota delle performing arts e arti visive (4,7% del valore aggiunto e 5,8% dell’occupazione) e soprattutto delle attività private collegate al patrimonio storico-artistico (1,6%).