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TAURIANOVA (RC), SABATO 04 MAGGIO 2024

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Il ricordo del filosofo Paolo Emilio Tulelli da parte della pronipote Rita

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Nel bene e nel male, il Meridione storico s’identificò sempre di più con
Napoli, la troppo grande città da cui tutto partiva e tutto arrivava; e che
diede addirittura il nome al Regno dagli Aragonesi al 1816. Non c’è da
meravigliarsi dunque se gli uomini di cultura meridionali erano attratti
dalla capitale, e, se volevano farsi conoscere e apprezzare, vi svolgessero
lì la loro attività intellettuale. Così accadde a Paolo Emilio Tulelli di
Zagarise, una figura che merita di essere più conosciuta, e con essa tutta
la feconda scuola filosofica napoletana dell’Ottocento. Ci gioviamo
criticamente del lavoro di Francesco Faragò, già apparso sulla “Ciminiera”,
e delle memorie della famiglia, attinte tramite la pronipote Rita
Tulelli, dottoressa
in legge e attiva nel sociale. Paolo Emilio Tulelli nacque il 18 Agosto
1811 da Gaetano ed Anna Gallelli; il padre morì nel 1841. Discendente da
un’antica casata nobiliare, Paolo Emilio compì i primi studi presso il
Convento del Ritiro dei Filippini nel suo paese natale, quindi frequentò il
Real Liceo-Ginnasio di Catanzaro, e nello stesso tempo il Corso Teologico
del Seminario Vescovile di Catanzaro: qui fu ordinato sacerdote. Conobbe
Luigi Settembrini, che insegnò a Catanzaro dal 1835 all’arresto per motivi
politici, avvenuto due anni dopo. Dal 1839 Tuletti si trasferì a Napoli,
compiendovi gli studi filosofici. Nel 1855 vi aprì una scuola privata dove
insegnò per oltre vent’anni filosofia morale ed estetica. Il Settembrini
gli aveva trasmesso l’amore per la filosofia e gli ideali patriottici; fu
discepolo di Basilio Puoti e del filosofo calabrese Pasquale Galluppi. Non
risulta però abbia assunto incarichi ecclesiastici e di cura d’anime. Alla
sua scuola troviamo allievi appartenenti alle famiglie più in vista della
città, fra i quali anche i figli del re Borbone i quali, in segno di stima,
gli fecero dono di un bellissimo orologio da camera di manifattura francese
e tuttora in possesso degli eredi. Regnavano dal 1830 Ferdinando II, dal
1859 Francesco II; il Tulelli assistette ai turbinosi eventi del 1848 e
alla crescita economica e debolezza del poltica degli ultimi anni del Regno
delle Due Sicilie, che crollò che crollò repentinamente tra il maggio e
l’ottobre del 1860. Il Tulelli assunse un atteggiamento favorevole alla
formazione dello Stato unitario. Nello stesso 1860 fu destinato, su
iniziativa di Francesco De Sanctis, a insegnare Filosofia Morale
all’Università della città partenopea, e continuò in quegli anni, che,
secondo il Croce, saranno quelli del massimo splendore dell’Ateneo. Non
possiamo dire se un così rapido mutamento abbia lasciato un segno
nell’animo di un dotto che, come dicevamo, era stato personalmente legato
ai Borbone; come del resto lo stesso Galluppi, che il Tulelli si sforzerà
di difendere dalla taccia di borbonico, e molti altri. Patriota e cattolico
liberale, forse egli vide nella novità politica un’occasione di
rinnovamento sociale e morale. Nel momento storico che segnava la
conclusione della dominazione borbonica, egli affrontò l’insegnamento nella
consapevolezza che il rinnovamento politico andava accompagnato a quello
morale. Riscontrava, infatti, a suo dire, una situazione diffusa nella
popolazione di miseria intellettuale, e un sentimento religioso espresso in
manifestazioni di festa ed esteriori pratiche di culto, contro cui il
Tulelli affermava la necessità della spiritualizzazione del costume
religioso, dell’interiorizzazione del bene, d’una costruzione non
formalistica ma effettuale della società. Si nota una vicinanza al
pensiero del Gioberti. Molto legato, anche da affetto personale, al
Galluppi, ne studiò e ne divulgò il pensiero, facendo risaltare il rapporto
tra il filosofo di Tropea e la lezione di Emanuele Kant. Studiò e divulgò
il pensiero di altri filosofi meridionali, tra cui il Capasso, il Masci, il
Rossi. Iniziò subito dopo l’unificazione una battaglia morale e giuridica
contro la pena di morte, prevista allora da tutti gli Stati d’Europa tranne
il Granducato di Toscana, e che sarà abolita nel Regno d’Italia solo con il
Codice Zanardelli del 1890. Fino al trapasso, avvenuto il 27 gennaio 1884,
Tulelli continuò a vivere a Napoli. Conservò tuttavia dentro di sé un forte
legame con la terra d’origine, donando infine a Catanzaro la sua cospicua
raccolta di libri, un migliaio di volumi con la quale fu possibile
istituire una biblioteca comunale, che sarà inaugurata nel 1889 con il
nome “Onestà e Lavoro”, e oggi è detta De Nobili. Nelle disposizioni
testamentarie il Tulelli si ricordò anche del paese natale, lasciando a
Zagarise una rendita annuale con la quale si provvedesse all’ istruzione
di giovani meritevoli e bisognosi Intorno alla vita ed alla storia della
filosofia di Giovanni Battista Capasso, inAtti dell’Accademia Pontaniana di
Napoli, 1854, vol. VI, pp. 377‑398.