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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 02 MAGGIO 2024

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“Il Prefetto e lo Stato tutelino i territori, non gli speculatori” Il Movimento Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò” lotta contro l'apertura della discarica a Scala Coeli

“Il Prefetto e lo Stato tutelino i territori, non gli speculatori” Il Movimento Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò” lotta contro l'apertura della discarica a Scala Coeli
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Sembra che il Prefetto di Cosenza abbia convocato il Sindaco di Scala Coeli per capire se l’eventuale apertura della
discarica possa riservare problemi per l’ordine pubblico.
Non possiamo sapere né se è vero, né quali sono stati i contenuti della eventuale discussione, ma quest’episodio
rappresenterebbe l’ennesimo caso di schizofrenia istituzionale registrato in questa assurda vicenda.
Sembra che le istituzioni dello Stato, a più livelli, quando si tratta di “monnezza calabra” perdano palesemente ogni
raziocinio e, senza alcun rispetto per doveri e ruoli, si mettano a disposizione della speculazione privata. Una speculazione
che, lo ricordiamo, rappresenta un “sistema di potere non estraneo ad interessi politico malavitosi”, come recitato dalla
Relazione Parlamentare d’Inchiesta sul ciclo dei rifiuti in Calabria, un sistema di potere che non ha tralasciato neanche le
Procure della Repubblica come testimoniato dal NOE dei Carabinieri del Gruppo Napoli.
Di fronte a questo scenario, di fronte ad una serie innumerevoli di abusi certificati che hanno ruotato intorno alla
discarica di Scala Coeli, di fronte al parere inequivocabile del Consiglio di Stato (lo stesso Stato che dovrebbe
rappresentare il Prefetto) il quale ha stabilito che la discarica non può entrare in funzione, piuttosto che cercare di
tutelare gli interessi dei territori, gli uffici della prefettura “tastano il terreno” per capire se la discarica si può aprire o
meno.
Se la vicenda rifiuti non fosse così drammatica, saremmo davvero alle comiche.
Non ce ne voglia il Prefetto Tomao, con cui abbiamo avuto modo di interloquire costruttivamente, ma riteniamo questa
condotta totalmente inadeguata, distante dai canoni minimi di accettabilità istituzionale e, di certo, paradossalmente,
controproducente dal punto di vista della quiete sociale.
I problemi di ordine pubblico, infatti, ci sono e sono causati interamente dal comportamento delle istituzioni
pubbliche, a partire dal Dipartimento Politiche per l’Ambiente il quale dal 2012, cioè dall’entrata in vigore della L.R. 35,
sa che la discarica di Scala Coeli non può entrare in funzione ma, nonostante questo, ha continuato ad emanare megasanatorie
per le decine di irregolarità di questo pseudo-impianto privato. Inoltre i problemi di ordine pubblico sono
causati da chi dovrebbe provvedere allo stesso ed invece, per strane ragioni, si trova a braccare cittadini ed istituzioni che
tentano semplicemente di compiere il proprio dovere civile. L’ultimo episodio risale a pochi giorni fa, quando alcune forze
dell’ordine di Scala Coeli, le quali dovrebbero quindi far rispettare la legalità anche nel sito della discarica, hanno
rintracciato telefonicamente alcuni membri dei comitati locali per chiedergli “cosa stessero facendo” e “di non fare casino
per la discarica”. Siamo rimasti di stucco. Ci chiediamo: che razza di comportamento è questo? Con quale fine? Per quali
ragioni?
Inoltre ricordiamo che nell’arco di 15 anni a presiedere il posto di comando del sistema di potere descritto dalla
Commissione Parlamentare, cioè quello di Commissario Delegato per l’Emergenza Ambientale, spesso e volentieri sono
stati i Prefetti.
Noi, nonostante lo scenario desolante, non abbiamo alcun pregiudizio, ma pretendiamo il rispetto dei ruoli e soprattutto
che un ufficio importante come quello della Prefettura si adoperi per far rispettare da un lato la volontà dei territori, già
ripetutamente espressa attraverso decine di Sindaci, e dall’altro lato le leggi in vigore e la legalità.
Il nostro, prima che un chiaro malcontento, è un accorato appello.
La fosse di Scala Coeli non può essere aperta perché costruita in maniera sbagliata, nel posto sbagliato e per un fine
sbagliato, e tanto è sancito dalle leggi regionali di tutela delle colture, dalle normative di sicurezza, dalle normative
europee, dalle regole basilari della decenza e della logica. Lo Stato ne prenda atto facendo i propri interessi, cioè quelli
delle comunità.

Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò”