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TAURIANOVA (RC), SABATO 04 MAGGIO 2024

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Il Governo Monti va avanti sulla strada che ha tracciato ed esposto in Parlamento

Il Governo Monti va avanti sulla strada che ha tracciato ed esposto in Parlamento

Abbia maggiore attenzione per i problemi concreti dei cittadini

di BRUNO MORGANTE

Il Governo Monti va avanti sulla strada che ha tracciato ed esposto in Parlamento

Abbia maggiore attenzione per i problemi concreti dei cittadini

 

di Bruno Morgante

 

 

Il premier Mario Monti, nella trasmissione televisiva “mezz’ora” di Lucia Annunziata su RAI 3 ha dato un’ennesima lezione di stile e di serietà nell’approccio ai problemi del paese.

Ci ha spiegato come il decreto salva Italia, varato a Dicembre e già approvato dal parlamento, l’attuale decreto sulle liberalizzazioni e la concorrenza, quello che dovrà essere emanato sul mercato del lavoro e sugli ammortizzatori sociali, dopo un necessario confronto con le parti sociali, e quello che dovrà essere emanato a breve sulla semplificazione burocratica sono tasselli di un unico disegno che è quello di rendere più competitivo il sistema paese e quindi da una parte agevolare la crescita, dall’altra rendere più concorrenziali sui mercati internazionali i prodotti della nostra industria manifatturiera.

Al di là dall’essere d’accordo o meno sulle proposte specifiche per un’ora abbiamo seguito l’argomentare del prof. Monti piacevolmente colpiti, forse perché non eravamo più abituati a ragionamenti su singoli argomenti inquadrati in visioni complessive, esposti senza bisogno di attaccare e di criminalizzare avversari, tesi a spiegare solamente la bontà delle decisioni assunte.

Pur apprezzando il lavoro di questo governo, che in due mesi sta affrontando nodi che i passati governi non hanno saputo affrontare in dieci anni, siamo rimasti delusi rispetto ad alcuni aspetti del decreto sulle liberalizzazioni, aspetti che speriamo che il Parlamento saprà correggere, anche perché rafforzano la filosofia dell’intervento.

Già in questi due primi decreti ci sono interessanti interventi per favorire l’occupazione e l’imprenditoria giovanile, segmento vitale per il futuro del nostro paese e che potrà rafforzarsi ulteriormente con i decreti sulla semplificazione e sul mercato del lavoro.

Con le delibere del CIPE, che ha sbloccato fondi e avviato o rimesso in moto cantieri che erano fermi per la realizzazione di infrastrutture soprattutto nel Sud, cosi come il decreto di finanziamento nel Sud di impianti alimentati a biomassa per la produzione di energia elettrica e di energia termica da utilizzare nell’agroalimentare, il Governo ha dato segnali, sicuramente ancora non sufficienti, di interesse verso il Sud, dopo molti anni di oblio.

Restano inevase alcune pratiche che peseranno sulla vita e sulle tasche dei cittadini.

Nella misura in cui il cittadino è obbligato ad aprire un conto corrente perché, giustamente, viene fissato il limite di mille euro per la transazioni in contante, (limite che dovrà essere abbassato una volta che entrerà nelle abitudini comuni l’uso della carta elettronica, per combattere con maggiore incisività l’evasione fiscale e gli affari illegali della criminalità), lo stato deve garantire questo cittadino in termini di costo imponendo che sia gratuito l’uso del conto corrente base e della carta di credito, così come deve garantire la possibilità dell’apertura del conto corrente base ai milioni di italiani a cui oggi è negata questa possibilità se, per i motivi più svariati, compreso il ritardo nel pagamento di una rata a una finanziaria, sono stati attenzionati automaticamente dalla centrale rischi. L’assurdo è che, nelle condizioni attuali, questi cittadini non potranno incassare nemmeno lo stipendio o la pensione se sono superiori a mille euro.

Sempre in tema di banche sarebbe giusto eliminare una volta per tutte la commissione di massimo scoperto, che, specialmente in una congiuntura di difficoltà di incasso dei crediti come quella attuale, per cui può facilmente capitare di andare fuori fido, incide pesantemente nell’economia delle imprese. Oggi il tasso di massimo scoperto, che scatta nel momento in cui si va fuori fido oltre i 1500 euro, è al 15%. E’ usura, anche se la Banca d’Italia fissa il tasso di usura al 22%.

Sarebbe giusto fare pressione e moral suasion sulle banche perché garantiscano, a tassi accettabili, credito alle imprese e alle famiglie utilizzando i fondi ricevuti al tasso dell’1% dalla BCE, così come finalizzare una parte delle garanzie del Consorzio Nazionale di Garanzia Fidi, finanziato con il decreto “salva Italia”, al sostegno a progetti presentati da “imprese giovani”, costituite al costo di 1 euro ai sensi dell’attuale decreto sulle liberalizzazioni. In questo caso le banche non dovrebbero chiedere ulteriori garanzie aggiuntive ai giovani, una volta valutato positivamente il progetto di investimento.

E’ obbligatoria anche l’assicurazione auto. Il cittadino è in balia di un cartello costituito tra le assicurazioni. Alcune iniziative a favore degli utenti sono già contenute nel decreto, ma non viene affrontata una questione fondamentale e che lede i diritti di uguaglianza dei cittadini. L’assicurato della provincia di Reggio Calabria che da dieci anni non ha mai fatto un incidente paga il doppio di quanto paga per la stessa auto un assicurato di Treviso, anche lui con dieci anni senza avere denunciato sinistri. La giustificazione delle assicurazioni è la maggiore incidenza di sinistri, spesso fasulli, nella provincia di Reggio Calabria, per cui dobbiamo farci carico tutti gli assicurati dei maggiori costi e della loro incapacità o non volontà di organizzarsi per stanare agenti e periti complici di chi lucra con sinistri fasulli. L’approvazione del decreto è l’occasione per riportare giustizia facendo pagare a Reggio Calabria come a Treviso la stessa cifra ad assicurati con le stesse credenziali.

redazione@approdonews.it