Gioia Tauro, lettera aperta al parroco don Francesco Laruffa da parte di alcuni parrocchiani
redazione | Il 24, Ago 2014
Ecco il testo integrale
di MARIA TERESA BAGALA’
Gioia Tauro, lettera aperta al parroco don Francesco Laruffa da parte di alcuni parrocchiani
Ecco il testo integrale
di Maria Teresa Bagala’
Don Francesco Laruffa, parroco della parrocchia di Sant’ Ippolito m. di Gioia Tauro sin dal lontano novembre 1963, alla vigilia dell’ inizio dei festeggiamenti dedicati al santo patrono ha ufficialmente annunciato le sue dimissioni. Una notizia che ha scosso un’intera comunità di fedeli che ormai da 51 anni riconosce in lui il pastore delle loro anime. Ecco perché alcuni parrocchiani che lo hanno sempre stimato e voluto bene sinceramente, riconoscendo i suoi talenti di mente e di cuore, al servizio di tutti, hanno voluto in esclusiva consegnare ad Approdonews una lettera indirizzata al loro amato parroco, affinché fosse pubblicata. Ecco il testo del messaggio:
“Don Francesco, cavaliere di Dio. E’ stato lungo il tratto di cammino percorso insieme con voi; e lo sarà ancora, perché resterete con noi, solo un poco più “defilato”, ma “presente e operante”. Camminare insieme avvicina, lega, unisce. E voi e noi siamo strettamente “legati”.
Si dice “i preti sono fenomeni transitori”. E, talvolta, è vero: i preti cambiano e la comunità resta… Ma è anche vero che “alcuni” preti che “passano” lasciano il segno in una comunità.
E voi, don Francesco, lasciate un segno profondo, indelebile, forse è meglio dire che
lasciate un “solco”, nel quale i semi interrati hanno dato frutti, molti frutti. E’ un legame
particolare il vostro con noi. E’ uno “sposalizio”.
Avete “sposato” la nostra comunità; è stato un lungo “matrimonio”. Un “matrimonio d’amore” senza crisi né incertezze, vivissimo, in cui vi siete “donato fedelmente”; talvolta… con qualche “arrabbiatura” e “incomprensione”…
<<Vivo non già io: ma vive in me Cristo>> avete fatto scrivere nell’immaginetta che ricorda il giorno del vostro “ascendere l’altare del perenne sacrificio a Dio e alla Chiesa”.
E bisogna essere davvero così radicati in Cristo, “assimilati” a Cristo, “proprietà” di Cristo, “sedotti” da Cristo da poter dire con S. Paolo: “Mihi vivere Christus est!- per me vivere è Cristo(Fil 1,21).
I vostri sono stati anni di servizio testimoniati da una presenza costante, resa manifesta nella celebrazione quotidiana della Santa Messa, momento culminante della vostra giornata.
Anni di donazione totale alla nostra parrocchia, di sacerdozio sull’altare, nel confessionale, felice ed entusiasta del vostro essere sacerdote, dedicando tutta la vostra persona e le vostre energie nella formazione dei giovani, attento alle esigenze della comunità a voi affidata e ai segni dei tempi, in un contesto ecclesiale e sociale in continuo mutamento. Sono stati anni vissuti sempre in modo sempre attivo, dinamico, propositivo.
Siete stato, un punto di riferimento non soltanto religioso; la trama sulla quale si sono intessute le molte vicende di tante generazioni. Rappresentate perciò la memoria storica della nostra comunità; quanti volti sono passati davanti a “questa finestra”; quanti avvenimenti, momenti di sofferenza, di fatica, ma anche momenti di consolazione, di letizia, di gioia, di allegria. Tra mille difficoltà siete riuscito a dare alla nostra Comunità un risvolto culturale e religioso molto importante. Peccato solo che alcuni non lo hanno apprezzato, ma questo fa parte del gioco, e, sicuramente vi fa onore.
Un prete, soprattutto un parroco, che comincia il suo cammino, fianco a fianco dei suoi parrocchiani, con la saggezza di chi domina gli avvenimenti e prosegue il suo cammino fino ad ora, rivela il mistero che si porta dentro; uomo come tutti, uomo fra gli uomini, ma con l’energia che gli viene dall’essere “guida”, non un “guidato”.
E voi siete stato guida dalle idee chiare e dalle convinzioni forti per traguardi affascinanti, educatore, uomo di cultura, non vi siete affidato a sogni o a clamori; siete entrato nelle case dei vostri fedeli come prete per consolare, incoraggiare, per correggere, per amare. Non vi siete abbandonato al quieto vivere, alla fuga dai problemi, sempre rispettando la libertà e le decisioni di tutti; avete ritenuto che il prete di efficienza burocratica, il prete funzionario e agente del sacro perdesse credibilità sacramentale e pastorale. Avete voluto essere, soprattutto, prete che ama, guida, prega, parla, benedice, perdona.
La vostra parrocchia e i suoi abitanti sono stati la vostra vita, la vostra risorsa, la vostra sicurezza, la vostra speranza.
Don Francesco, avete tutto per continuare a camminare, sia pure non più… con il passo del maratoneta. Fresco, soprattutto, e intatto è lo spirito di cinquantun anni fa.
L’amore di Cristo, infatti, mantiene giovani.
In un salmo si legge: Antichi siete come querce secolari, che, più di ogni altra barriera, in caso di frane, “tengono su” la montagna come casa sulla roccia. E poi: “Nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno verdi e rigogliosi”.
Per alberi come la quercia, la vita non è questione di età, ma di radici profonde nel terreno, di vitalità del tronco, di aria e di clima sereni e propizi…
Il passare del tempo sfuma i contorni delle mille vicende e ne addolcisce i risvolti dolorosi… ll tempo è grazia…
Così si legge nel libro, da voi scritto, e che ci avete regalato in occasione del vostro giubileo sacerdotale.
Nella speranza che veramente possiate rimuovere, completamente, i ricordi non belli (persone, volti, fatti, situazioni, parole, date…), di alcuni dei vostri anni trascorsi qui con noi e da… oggi?! possiate vivere una nuova stagione della vita (non ha importanza il tempo; si ricomincia sempre daccapo, ci si rimette sempre in dialogo con gli altri…e con se stessi) vicino a persone care che vi stimano e che stimate, che vi vogliono bene sinceramente e a cui volete bene sinceramente, che alcune volte criticano, ma sono critiche benevoli e non maliziose!, che si prendono cura di voi e che si aspettano che vi prendiate cura di loro, con attenzione e scrupolo, a cui dedicate con gioia,(quando è richiesto), il vostro tempo, che ascoltate e con cui parlate volentieri, con cui volete essere premuroso e gentile.
Siate certo che… se anche il tempo ne ha sfumato i contorni, i ricordi ci sono tutti e, per alcuni, sono… chiari, limpidi e precisi…
Con l’auspicio che lo spirito sacerdotale vi sostenga sempre, che il Signore vi ricompensi per il bene che avete seminato nel vostro “pellegrinaggio sacerdotale”, ci stringiamo a voi con amicizia sincera e riconoscenza profonda e vi diciamo grazie, per la Parola di Dio che avete annunciato con entusiasmo e coraggio, grazie per gli anni che ci avete dedicato (e che ci dedicherete), anni segnati da tanti avvenimenti, da tanto lavoro senza risparmio e senza riserva, da momenti anche di grande sofferenza (K. Hosseini, nel suo romanzo Il cacciatore di aquiloni, afferma: “Meglio essere feriti dalla verità che consolati da una menzogna”) felicemente superati con l’aiuto di Dio, guida sicura nel mare tempestoso della quotidianità e vi auguriamo di continuare ad essere la nostra guida spirituale, il nostro faro luminoso, secondo i tempi e i modi a voi più congeniali, e tanta salute e serenità.
Grazie, grazie di tutto, don Francesco e…avanti con coraggio! Lo stesso coraggio che avete sempre dimostrato”.