Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), LUNEDì 06 MAGGIO 2024

Torna su

Torna su

 
 

Gestione rifiuti, situazione inconsueta a Gioia Tauro Il sindaco Pedà, in una conferenza stampa, ha parlato di "linea concordata" con la Polizia per l'affidamento della raccolta porta a porta. Intanto, non tarda ad arrivare la replica dei 9 consiglieri

Testo-
Testo+
Commenta
Stampa

di Domenico Latino

GIOIA TAURO – Il quadro sulla gestione dei rifiuti in un territorio ad alto rischio come il capoluogo pianigiano si fa sempre più inconsueto. A darne conferma lo spaccato gravissimo e avvilente descritto ieri mattina in conferenza stampa dal sindaco Giuseppe Pedà, durante la quale sono emersi retroscena particolarmente interessanti sulle modalità quasi “obbligate” per cercare di chiudere un affidamento, quello della raccolta porta a porta, che, per un motivo o per un altro, sembra proprio non si debba fare. In una sala consiliare gremita di cittadini accorsi perché forse se ne aspettavano le dimissioni (presenti anche il capitano dei Carabinieri Lombardo e l’ispettore di Polizia Pirrottina), Pedà ribatte punto su punto ai nove consiglieri firmatari della mozione di sfiducia che, nei giorni scorsi, avevano scritto all’anticorruzione sollevando dei dubbi rispetto alle procedure dell’ennesimo tentativo di aggiudicare il servizio.

I dissidenti avevano infatti ritenuto opportuno segnalare il presunto mancato rispetto del vincolo di adesione alla Suap contenuto in una delibera dell’allora sub commissario Buda. Ma tutto ciò adesso passa quasi in secondo piano perché si scopre che, mentre legittimamente ci si affrettava a chiedere lumi sul rispetto dei principi di trasparenza e legalità, il sindaco stava già lavorando all’affidamento della differenziata a stretto contatto con le forze dell’ordine e la Polizia in particolare. Incontrandosi in gran segreto con una delle ditte individuate nelle “white list” delle varie prefetture, volutamente tenuta quasi sotto copertura. A garanzia di cosa non è difficile immaginarlo: probabilmente, a questo punto non è azzardato dirlo, forse per neutralizzare eventuali pressioni o “avvicinamenti”.

È Pedà stesso a raccontarlo, spiegando di averne avuto l’autorizzazione del dirigente Auriemma per fugare dubbi sull’alveo della legalità. “È innanzitutto un fatto etico – ha spiegato – al quale abbiamo dato priorità. Ed è chiaro che il livello di guardia si sia alzato, in primis perché c’è un problema sociale che riguarda la ricollocazione di 20 lavoratori (ex Pianambiente), poi perché non si riesce ad assegnare la gara”. Il sindaco precisa di aver convenuto insieme agli uffici di invitare ditte non calabresi: “tra queste una ci è stata segnalata dalla Polizia di Stato anche se non posso dirne il nome.

Tante vicende fino ad oggi non potevano emergere: sono andato oltre il mio dovere come quando, insieme all’ing. Nicoletta (resp. Servizio tecnico comunale), ho dovuto incontrare una ditta di nascosto. Non credo che questi nove consiglieri abbiano capito bene cos’hanno firmato – ha aggiunto – tante volte in un’aggregazione politica magari succede che uno detta la linea e gli altri poi si adeguano ma li volevo lo stesso tranquillizzare: ho detto al presidente Bagalà di convocare al più presto il Consiglio per la mia mozione di sfiducia salvaguardando però l’opportunità di firmare i contratti degli LSU. Però, se da qui a quindici giorni, deve essere un alzare il livello di tensione si produrrà solo l’effetto di infangare la città e non poter più affidare questo servizio. La procedura scade lunedì ma ancora non è arrivata alcuna offerta: un imprenditore che deve venire da fuori così scappa e da questa situazione non riusciremo mai ad uscirne: non ce la farà il commissario prefettizio che verrà né il futuro sindaco”.

Come si ricorderà, una prima procedura ordinaria espletata dalla Suap per un appalto di oltre 800mila euro in 8 mesi aveva dato esito infruttuoso a causa di un’interdittiva antimafia a carico della ditta vincitrice mentre, scorrendo la graduatoria, la seconda classificata aveva addirittura rinunciato. Da qui, stante le evidenti ripercussioni di carattere tecnico e organizzativo sulla gestione di un servizio che allo stato attuale è ai minimi livelli e svolto in economia con personale e mezzi comunali esigui, la decisione di ricorrere sempre all’affidamento esterno ma mediante procedura negoziata ristretta limitatamente a un periodo di soli tre mesi e a quella parte di territorio coperta a stento, per un importo di circa 170mila euro.

Ciò ai sensi del d.lgs. 50 del 2016 che, per importi al di sotto della soglia comunitaria e per motivi d’urgenza, consentirebbe il ricorrere a una procedura con invito rivolto ad almeno 5 operatori e la riduzione del termine per le offerte a 10 giorni. Per quanto attiene il mancato ricorso alla Suap, “la convenzione con la stessa è stata approvata da questa Amministrazione – ha rimarcato Pedà – e, alla pagina 6, prevede che, nei casi di gare per l’acquisizione di servizi sotto la soglia comunitaria, resti in capo ai Comuni la facoltà di decidere il ricorso alla Suap”. Da ultimo, rilevando l’aspetto cruciale della segnalazione dei consiglieri, cioè il rispetto della normativa antimafia, l’ing. Nicoletta ha evidenziato che sono state invitate ditte iscritte nelle “white list” delle prefetture o dai requisiti verificati attraverso la banca dati della Questura.

Non tarda ad arrivare la replica dei 9 consiglieri: “il sindaco Pedà e la sua Amministrazione fanno finta di non capire – si legge in una nota. Il problema è uno solo, ossia che c’è una deliberazione con poteri di Giunta firmata dal sub Commissario Prefettizio (mai menzionata in conferenza stampa) ad oggi in vigore che obbliga il Comune, anche per le procedure al di sotto dei 150mila euro, a rivolgersi alla Suap. Il sindaco ha omesso di trattarla e inoltre non tiene conto che una delibera non può essere superata da una semplice determina di settore ma doveva prima essere revocata: cosa che non è mai stata fatta”.