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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 06 MAGGIO 2024

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Esame di avvocato: 17 anni per dire basta La testimonianza, più unica che rara, di un candidato all’esame di avvocato, che dopo 17 anni di bocciature si arrende

Esame di avvocato: 17 anni per dire basta La testimonianza, più unica che rara, di un candidato all’esame di avvocato, che dopo 17 anni di bocciature si arrende
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di Antonio Giangrande


 

Ognuno di noi è segnato nella sua esistenza da un evento importante. Chi ha
visto il film si chiede: perché la scena finale de “L’attimo fuggente” ,
ogni volta, provoca commozione? Il professor John Keating (Robin Williams),
cacciato dalla scuola, lascia l’aula per l’ultima volta. I suoi ragazzi,
riabilitati da lui dalla corruzione culturale del sistema, non ci stanno,
gli rendono omaggio. Uno dopo l’altro, salgono in piedi sul banco ed
esclamano: «Capitano, mio capitano!». Perché quella scena è così potente ed
incisiva? Quella scena ci colpisce perché tutti sentiamo d’aver bisogno di
qualcuno che ci insegni a guardare la realtà senza filtri. Desideriamo,
magari senza rendercene conto, una guida che indichi la strada: per di là.
Senza spingerci: basta l’impulso e l’incoraggiamento.

Antonio Giangrande. Un capitano necessario. Perché in Italia non si conosce
la verità. Gli italiani si scannano per la politica, per il calcio, ma non
sprecano un minuto per conoscere la verità. Interi reportage che raccontano
l’Italia di oggi “salendo sulla cattedra” come avrebbe detto il professore
Keating dell’attimo fuggente e come ha cercato di fare lo scrittore
avetranese Antonio Giangrande.

Chi sa: scrive, fa, insegna.

Chi non sa: parla e decide.

Chissà perché la tv ed i giornali gossippari e colpevolisti si tengono
lontani da Antonio Giangrande. Da quale pulpito vien la predica, dott.
Antonio Giangrande?

«Noi siamo quel che facciamo: quello che diciamo agli altri è tacciato di
mitomania o pazzia. Quello che di noi gli altri dicono sono parole al vento,
perche son denigratorie. Colpire la libertà o l’altrui reputazione inficia
gli affetti e fa morir l’anima. Il Merito: Valore disconosciuto ed
osteggiato in vita, onorato ed osannato in morte. Alla fine di noi rimane il
nostro operato, checché gli altri ne dicano. E quello bisogna giudicare.
Nasco da una famiglia umile e povera. Una di quelle famiglie dove la
sfortuna è di casa. Non puoi permetterti di studiare, né avere amici che
contano. Per questo il povero è destinato a fare il manovale o il contadino.
Mi sono ribellato e contro la sorte ho voluto studiare, per salire nel mondo
non mio. Per 17 anni ho cercato di abilitarmi nell’avvocatura. Non mi hanno
voluto. Il mondo di sotto mi tiene per i piedi; il mondo di sopra mi calca
la testa. In un esame truccato come truccati sono tutti i concorsi pubblici
in Italia: ti abilitano se non rompi le palle. Tutti uguali nella
mediocrità. Dal 1998 ho partecipato all’esame forense annuale. Sempre
bocciato. Ho rinunciato a proseguire nel 2014 con la commissione presieduta
dall’avv. Francesco De Jaco. L’avvocato di Cosima Serrano condannata con la
figlia Sabrina Misseri per il delitto di Sarah Scazzi avvenuto ad Avetrana.
Tutte mie compaesane. La Commissione d’esame di avvocato di Lecce 2014. La
più serena che io abbia trovato in tutti questi anni. Ho chiesto invano a De
Jaco di tutelare me, dagli abusi in quell’esame, come tutti quelli come me
che non hanno voce. Se per lui Cosima è innocente contro il sentire comune,
indotti a pensarla così dai media e dai magistrati, perché non vale per me
la verità che sia vittima di un sistema che mi vuol punire per essermi
ribellato? Si nega l’evidenza. 1, 2, 3 anni, passi. 17 anni son troppi anche
per il più deficiente dei candidati. Ma gli effetti sono sotto gli occhi di
tutti. Compiti non corretti, ma ritenuti tali in tempi insufficienti e senza
motivazione e con quote prestabilite di abilitati. Così per me, così per
tutti. Gli avvocati abilitati negano l’evidenza. Logico: chi passa, non
controlla. Ma 17 anni son troppi per credere alla casualità di essere uno
sfigato, specialmente perché i nemici son noti, specie se sono nelle
commissioni d’esame. In carcere o disoccupato. Tu puoi gridare a
squarciagola le ingiustizie, ma nessuno ti ascolta, in un mondo di sordi.
Nessuno ti crede. Fino a che non capiti a loro. E in questa Italia capita,
eccome se capita! La tua verità contro la verità del potere. Un esempio da
raccontare. Ai figli non bisogna chiedere cosa vogliono fare da grandi.
Bisogna dir loro la verità. Chiedergli cosa vorrebbero che gli permettessero
di fare da grandi. Sono nato in quelle famiglie che, se ti capita di
incappare nelle maglie della giustizia, la galera te la fai, anche da
innocente. A me non è successo di andare in galera, pur con reiterati
tentativi vani da parte della magistratura di Taranto, ma sin dal caso
Tortora ho capito che in questa Italia in fatto di giustizia qualcosa non
va. Pensavo di essere di sinistra, perché la sinistra è garantismo, ma non
mi ritrovo in un’area dove si tollerano gli abusi dei magistrati per
garantirsi potere ed impunità. E di tutto questo bisogna tacere. A Taranto,
tra i tanti processi farsa per tacitarmi sulle malefatte dei magistrati, uno
si è chiuso, con sentenza del Tribunale n. 147/2014, con l’assoluzione
perché il fatto non sussiste e per non doversi procedere. Bene: per lo
stesso fatto si è riaperto un nuovo procedimento ed è stato emesso un
decreto penale di condanna con decreto del Gip. n. 1090/2014: ossia una
condanna senza processo. Tentativo stoppato dall’opposizione. Zittirmi sia
mai. Pur isolato e perseguitato. Gli italiani son questi. Ognuno dia la sua
definizione. Certo è che gli italiani non mi leggono, mi leggono i
forestieri. Mi leggeranno i posteri. Tutto regolare: lo ha detto la tv, lo
dicono i giudici. Per me, invece, è tutto un trucco. In un mondo di ladri
nessuno vien da Marte. Tutti uguali: giudicanti e giudicati. E’ da decenni
che studio il sistema Italia, a carattere locale come a livello nazionale.
Da queste indagini ne sono scaturiti decine di saggi, raccolti in una
collana editoriale “L’Italia del Trucco, l’Italia che siamo”, letti in tutto
il mondo, ma che mi sono valsi l’ostruzionismo dei media nazionali.
Pennivendoli venduti ai magistrati, all’economia ed alla politica, ma che
non impediscono il fatto che di me si parli su 200.000 siti web, come
accertato dai motori di ricerca. Book ed E-Book che si possono trovare su
Amazon.it, Lulu.com. CreateSpace.com e Google Libri, oltre che in forma di
lettura gratuita e free vision video su www.controtuttelemafie.it
<http://www.controtuttelemafie.it/> , mentre la promozione del territorio è
su www.telewebitalia.eu <http://www.telewebitalia.eu/> .»

Ha la preparazione professionale per poter dire la sua in questioni di
giustizia?

«Non sono un giornalista, ma a quanto pare sono l’unico a raccontare tutti i
fatti. Non sono un avvocato ma mi diletto ad evidenziare le manchevolezze di
un sistema giudiziario a se stante. La mia emigrazione in piena adolescenza
in Germania a 16 anni per lavorare; la mia laurea quadriennale in
Giurisprudenza presa in soli due anni all’Università Statale di Milano,
lavorando di notte e con moglie e due figli da mantenere, dopo aver
conseguito il diploma da ragioniere in un solo anno da privatista presso un
Istituto tecnico Statale e non privato, per non sminuirne l’importanza,
portando tutti i 5 anni di corso; tutto ciò mi ha reso immune da ogni
condizionamento culturale od ambientale. I miei 6 anni di esercizio del
patrocinio legale mi hanno fatto conoscere le macagne di un sistema che non
è riuscito a corrompermi. Per questo dal 1998 al 2014 non mi hanno abilitato
alla professione di avvocato in un esame di Stato, che come tutti i concorsi
pubblici ho provato, con le mie ricerche ed i miei libri, essere tutti
truccati. Non mi abilitano. Perché non sono uguale agli altri, non perché
son meno capace. Non mi abilitano perché vedo, sento e parlo. Ecco perché
posso parlare di cose giuridiche in modo di assoluta libertà, senza
condizionamento corporativistico, anche a certezza di ritorsione. E’ tutta
questione di coscienza.»

E’ TUTTA QUESTIONE DI COSCIENZA.

A’ Cuscienza di Antonio de Curtis-Totò

La coscienza

Volevo sapere che cos’è questa coscienza

che spesso ho sentito nominare.

Voglio esserne a conoscenza,

spiegatemi, che cosa significa.

Ho chiesto ad un professore dell’università

il quale mi ha detto: Figlio mio, questa parola si usava, si,

ma tanto tempo fa.

Ora la coscienza si è disintegrata,

pochi sono rimasti quelli, che a questa parola erano attaccati,

vivendo con onore e dignità.

Adesso c’è l’assegno a vuoto, il peculato, la cambiale, queste cose qua.

Ladri, ce ne sono molti di tutti i tipi, il piccolo, il grande,

il gigante, quelli che sanno rubare.

Chi li denuncia a questi ?!? Chi si immischia in questa faccenda ?!?

Sono pezzi grossi, chi te lo fa fare.

L’olio lo fanno con il sapone di piazza, il burro fa rimettere,

la pasta, il pane, la carne, cose da pazzi, Si è aumentata la mortalità.

Le medicine poi, hanno ubriacato anche quelle,

se solo compri uno sciroppo, sei fortunato se continui a vivere.

E che vi posso dire di certe famiglie, che la pelle fanno accapponare,

mariti, mamme, sorelle, figlie fatemi stare zitto, non fatemi parlare.

Perciò questo maestro di scuola mi ha detto, questa conoscenza (della
coscienza)

perchè la vuoi fare, nessuno la usa più questa parola,

adesso arrivi tu e la vuoi ripristinare.

Insomma tu vuoi andare contro corrente, ma questa pensata chi te l’ha fatta
fare,

la gente di adesso solo così è contenta, senza coscienza,

vuole stentare a vivere. (Vol tirà a campà)