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TAURIANOVA (RC), SABATO 04 MAGGIO 2024

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Don Cannizzaro, indagato per mafia, presenta le dimissioni all’Arcivescovo, che le respinge

Don Cannizzaro, indagato per mafia, presenta le dimissioni all’Arcivescovo, che le respinge

“Non si abbandona la nave quando le acque sono agitate”. Ecco le missive che si sono scambiati don Cannizzaro e l’arcivescovo metropilita Vittorio Mondello

Don Cannizzaro, indagato per mafia, presenta le dimissioni all’Arcivescovo, che le respinge

“Non si abbandona la nave quando le acque sono agitate”. Ecco le missive che si sono scambiati don Cannizzaro e l’arcivescovo metropilita Vittorio Mondello

 

 

La vicenda di don Nuccio Cannizzaro di Reggio Calabria si arricchisce di nuovi sviluppi. L’arcivescovo di Reggio, mons. Vittorio Mondello, ha respinto le dimissioni presentate da don Cannizzaro.

Ecco la lettera di don Cannizzaro

Eccellenza Reverendissima, ieri sera, al suo rientro da Roma, mi sono recato presso la Casa Arcivescovile per metterla al corrente di quanto pubblicato su un giornale locale a mio riguardo. Premetto che scrivo questa mia per rassegnare le dimissioni da tutti gli Uffici Ecclesiastici che attualmente ricopro e per rimettere nelle sue mani il mandato di Parroco della Comunità di Sant’Elia Profeta in Condera. Tuttavia, Eccellenza, mi urge specificare alcune considerazioni utili ad aiutarla a meglio comprendere la mia situazione e il mio stato d’animo: Ella, con cuore di Padre, potrà così orientarsi per il prosieguo della mia vita sacerdotale, che amo sopra ogni cosa e prima di ogni cosa!

Da sei anni vivo oramai un’Odissea giudiziaria. Non voglio ora esprimere il mio parere in riferimento ai fatti che hanno scatenato un’autentica persecuzione nei miei confronti: attendo serenamente, come ritengo giusto che sia, il giudizio del tribunale degli uomini, anche se le confesso che soltanto in Dio ripongo la mia fiducia, poiché soltanto il suo giudizio è giusto (Sal.75,8). Sono convinto però della mia innocenza e proprio per questo sono certo di dimostrarla nelle sedi opportune. So bene distinguere gli ambiti di competenza della giustizia civile, che io rispetto, e quelli della missione sacerdotale a cui va riconosciuto pari rispetto. Ciò che invece mi preme significarLe è l’atteggiamento vessatorio e “stranamente” mirato nel tempo di ripetute fuoriuscite o esternazioni di atti, anche poco pertinenti dal punto di vista giuridico, che tendono chiaramente a destabilizzare non solo la mia persona, non solo la mia comunità parrocchiale, ma tutta la comunità diocesana ed in particolar modo la figura del suo Pastore. Constato semplicemente come in occasione delle Solennità di Natale e Pasqua si ripetono attacchi nei confronti del “cerimoniere” o “ciambellano” del “Vescovo Mondello”.

In merito poi ai recenti articoli desidero informarla su alcuni dettagli che, stranamente, sono stati volontariamente omessi. In particolare il riferimento alla figura di un Vescovo religioso è legato ad un caso di risonanza nazionale che in quei giorni riempiva anche le pagine dei giornali. Ne stavo parlando, in modo assolutamente riservato e confidenziale, con un confratello, come può capitare tra sacerdoti. Purtroppo, di questo sono pentito, ho espresso parole in libertà e mi rendo conto che queste, opportunamente composte in modo strumentale, possono intendersi come offensive e irriguardose verso alcune persone. Soprattutto Eccellenza, mi preme presentarLe le mie scuse per le sofferenze che in questi anni possono averLe procurato. Chiedo perdono a Lei e a Dio per lo scandalo suscitato nei fedeli che hanno letto quelle mie dichiarazioni che, montate ad arte, celavano il vero significato da me inteso per dimostrarne un altro. Non posso non chiedermi, tuttavia, come mai in un processo che afferisce la sfera dell’inchiesta di mafia possano trapelare simili documenti che nulla hanno a che vedere con il processo e non contengono nessuna rilevanza penale. Eccellenza, molte altre potrebbero essere le mie considerazioni in merito.

Mi riservo a tempo opportuno di farle conoscere. Ciò che adesso mi interessa è affidare alle sue mani la mia vita di sacerdote di questa Chiesa Cattolica che è in Reggio Bova, per la quale ho lavorato senza risparmio. Tuttavia sono contento di poter vivere la gioia delle beatitudini e ringrazio quel fratello che ha inteso colpire la mia persona sulla stampa, prego per lui, per il suo bene e la sua prosperità e sinceramente lo perdono e se mi capiterà di incontrarlo, lo abbraccerò come fratello e amico.

Preghi per me e per il mio sacerdozio, al quale resto attaccato più della mia vita. La prego però di provvedere affinché venga garantito il corretto svolgimento delle Celebrazioni dell’imminente solennità del Natale nella Parrocchia di Condera. Per concludere, Le chiedo la Santa Benedizione per me e per la comunità di Condera, composta nella stragrande maggioranza di gente per bene, che ha saputo soffrire in questi lunghi anni, non facendomi mai mancare sostegno e affetto.

Devotissimo in Cristo Sacerdote e Pastore Don Nuccio Cannizzaro

Ecco la risposta dell’Arcivescovo

Carissimo Nuccio, ho preso visione della lettera, da te inviatami in seguito al nostro colloquio di sabato sera, con la quale rassegni le dimissioni da tutti gli Uffici Ecclesiastici che attualmente ricopri e dal ministero di Parroco di Sant’Elia Profeta in Condera. Voglio immediatamente manifestarti la mia paterna vicinanza nei confronti di un gesto che ritengo responsabile e apprezzabile.

Pur ritenendoti innocente (e lo sei fino a prova contraria!) hai volontariamente scelto di compiere un passo indietro per evitare che le strumentalizzazioni di cui sei vittima potessero anche solo minimamente coinvolgere la mia persona e soprattutto l’intera comunità ecclesiale di Reggio-Bova. Volendo trovare le parole giuste per significarti la mia vicinanza e le mie determinazioni in riferimento alla tua richiesta di dimissioni, mi rifaccio alla mia ultima lettera pastorale e in particolare al brano biblico dal quale prende le mosse: la tempesta sedata.

Caro Nuccio, sono convinto che anche tu stia vivendo il dramma del mare in tempesta e, in questo momento, ti senta in pericolo e magari in solitudine. Continua ad avere fede! Non si abbandona la nave quando le acque sono agitate. Piuttosto si cerca di proteggerla dai marosi per non consentirne l’affondo. Certamente quanto emerso sulla stampa in riferimento a presunte tue dichiarazioni costituisce un fatto grave. Le tue parole, fatto salvo il beneficio del dubbio, sono gravi e non avrebbero dovuto essere pronunciate da un sacerdote.

So che queste mie considerazioni possono sembrarti dure. Ma sai bene come mio unico pensiero e motivo di vita sia il bene della Chiesa e la salvezza delle persone. I recenti fatti hanno causato scandalo tra i fedeli, in primis tra coloro più distanti e refrattari. Soprattutto per questo sto soffrendo e ti chiedo di pregare insieme a me per queste persone, affinché la loro fede si rafforzi e non venga meno. Quanto alla tua richiesta di dimissioni devo comunicarti che non mi è possibile accettarla. Questa decisione trova duplice ragione. Innanzi tutto non sei stato giudicato colpevole di nessun reato. Secondariamente non ritengo che notizie emerse a mezzo stampa possano condizionare le scelte e la vita di una Diocesi.

Ti conosco da 37 anni e so bene qual è il tuo valore, al di là di quanto pubblicato nei tuoi confronti. Nulla può supplire la conoscenza personale dell’altro. Ti invito pertanto a continuare a svolgere tutti gli incarichi diocesani e il ministero di Parroco fino alla conclusione definitiva del processo che ti vede coinvolto. Ti prego, infine, di manifestare con solerzia la mia paterna vicinanza alla comunità di S. Elia Profeta in Condera e augurare a tutti i fedeli un Santo e Sereno Natale. Cordiali Saluti.

Vittorio Mondello Arcivescovo Metropolita

(Fonte: L’avvenire di Calabria)