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TAURIANOVA (RC), VENERDì 03 MAGGIO 2024

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Sequestrati 10 depuratori nel cosentino. 23 indagati per disastro ambientale

Sequestrati 10 depuratori nel cosentino. 23 indagati per disastro ambientale

Dieci depuratori relativi a buona parte della costa ionica cosentina sono stati posti sotto sequestro dal Corpo forestale dello Stato in collaborazione con la Guardia costiera di Corigliano Calabro. Tra gli impianti sequestrati perché considerati non a norma ci sono Rossano, Corigliano, Bocchigliero, Caloveto, Paludi, Campana, Terravecchia e Longobucco. Allo stato risultano 23 indagati tra tecnici e responsabili degli impianti che dovranno rispondere tra le altre cose di disastro ambientale

Sequestrati 10 depuratori nel cosentino. 23 indagati per disastro ambientale

Dieci depuratori relativi a buona parte della costa ionica cosentina sono stati posti sotto sequestro dal Corpo forestale dello Stato in collaborazione con la Guardia costiera di Corigliano Calabro. Tra gli impianti sequestrati perché considerati non a norma ci sono Rossano, Corigliano, Bocchigliero, Caloveto, Paludi, Campana, Terravecchia e Longobucco. Allo stato risultano 23 indagati tra tecnici e responsabili degli impianti che dovranno rispondere tra le altre cose di disastro ambientale

 

COSENZA – Una vasta operazione, effettuata dal Corpo forestale dello Stato e dalla Capitaneria di Porto di Corigliano Calabro (Cs), è in corso sul territorio della provincia di Cosenza per il sequestro di 10 depuratori di comuni dello ionio cosentino. Sequestrati gli impianti di Rossano, Corigliano, Bocchigliero, Caloveto, Paludi, Campana, Terravecchia e Longobucco.
L’operazione denominata ‘Calipsò è il risultato di indagini protratte nel tempo e condotte dal Nucleo Investigativo Provinciale di Polizia Ambientale e Forestale (Nipaf) di Cosenza, che avrebbe accertato negli impianti, «alcuni dei quali fatiscenti, una sistematica attività di raccolta e smaltimento non autorizzato dei rifiuti costituiti dalle acque reflue urbane e dai fanghi derivanti dal trattamento di tali acque attraverso gli impianti stessi. L’attività sarebbe avvenuta in totale assenza di depurazione dei reflui urbani e la situazione sarebbe risultata ancora più grave dopo gli esiti delle analisi dell’Arpacal effettuate nei vari impianti, che hanno evidenziato il netto superamento dei limiti tabellari previsti dallle norme in materia ambientale». I risultati delle analisi dell’Arpacal, spiega la nota, «hanno registrato un’alta concentrazione, sia nelle acque interne che nei terreni, di carbonio organico disciolto (Doc), di richiesta biochimica di ossigeno (Bod5) e di Escherichia coli». Sono ventitrè gli indagati, tra cui amministratori e i tecnici comunali, che dovranno rispondere dei presunti reati di disastro ambientale e di danneggiamento di acque pubbliche.