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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 05 MAGGIO 2024

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Condannato nel processo “Aemilia”: prende in ostaggio impiegati di un ufficio postale Avviate le trattative con le forze dell'ordine. L'uomo, originario di Rosarno, ha chiesto di parlare con il ministro Salvini

Condannato nel processo “Aemilia”: prende in ostaggio impiegati di un ufficio postale Avviate le trattative con le forze dell'ordine. L'uomo, originario di Rosarno, ha chiesto di parlare con il ministro Salvini
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Momenti di tensione a Pieve Maddalene, frazione di Reggio Emilia, dove un imputato, condannato a 19 anni e 1 mese, pochi giorni fa nel maxi-processo di ‘ndrangheta “Aemilia”, da allora irreperibile, si è asserragliato dentro l’ufficio postale con un coltello. Dai primi accertamenti avrebbe fatto uscire tutti i clienti, tenendo in ostaggio cinque dipendenti, tra i quali la direttrice. Sul posto le forze dell’ordine che hanno chiuso le strade e hanno avviato trattative.

L’uomo in questione è Francesco Amato. La parte della via Emilia dove si trova la filiale delle Poste è stata evacuata, e sono stati creati due punti di sbarramento ai lati. Ha anche chiesto di parlare con il ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Nel frattempo, una delle donne, una cassiera di 54 anni, è stata fatta uscire perché stava male. Amato era cliente dell’ufficio postale, andava a pagare le bollette, lo conoscevano anche a causa di una menomazione fisica che ha a una mano. Fuori dallo stabile prosegue la trattativa con le forze dell’ordine.

«Siamo chiusi dentro. Il signor Amato vuole parlare con Salvini. Lo vedo. Sono all’interno, il signor Amato sta parlando: vuole Salvini. Parla con i Carabinieri, con noi. Ha un coltello in mano. Io lavoro qui; siamo in quattro. Il signore è qui da parecchie ore. Ha detto che se apriamo la porta qualcuno fa una brutta fine e quindi siamo trincerati dentro». Con queste parole uno degli ostaggi, un’impiegata dell’ufficio postale di Pieve Modolena frazione di Reggio Emilia, ha descritto la situazione intervistata da Marco Sabene del Giornale Radio Rai.

Francesco Amato, 55 anni, è originario di Rosarno, in provincia di Reggio Calabria, ed è stato condannato il 31 ottobre a 19 anni e un mese di reclusione nel processo Aemilia, con l’accusa di essere uno degli organizzatori dell’associazione ‘ndranghetistica. Amato fu arrestato il 28 gennaio del 2015 e rinviato a giudizio il 21 dicembre dello stesso anno. Assieme al fratello Alfredo, secondo i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Bologna era «costantemente in contatto con gli altri associati (e della famiglia Grande Aracri) in particolare per la commissione su richiesta di delitto di danneggiamento o minaccia a fini estorsivi, commettendo una serie di reati».