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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 05 MAGGIO 2024

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Comuni tra scioglimenti e arresti di sindaci Problemi sociali e legislativi da risolvere?

Comuni tra scioglimenti e arresti di sindaci Problemi sociali e legislativi da risolvere?
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Prefazione “La questione morale esiste da tempo, ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico. (Enrico Berlinguer)”

Eppure le parole di Enrico Berlinguer che hanno fatto da prefazione, dette circa quarant’anni fa, sono ancora, nel terzo millennio, molto attuali. Aprendo scorci di riflessione che inducono ad approfondimenti preoccupanti per gli eventi che in questi anni hanno colpito i luoghi istituzionali a ogni livello. Basti pensare al numero progressivo dei comuni sciolti per mafia dal 1991 a oggi, basti pensare ai sindaci e amministratori arrestati per mafia, corruzione e altri crimini attinenti all’esercizio delle loro funzioni. Eppure nonostante tutto, a oggi, manca ancora un vera “cultura della legalità” che non è solo carente in alcuni casi nelle personalità già menzionate, ma anche nella mentalità di chi vive determinate realtà, in chi vorrebbe essere più furbo degli altri per bypassare ogni regola e penalizzare chi potrebbe essere d’ostacolo alla sua finalità beneficiante. Basti pensare agli accordi per assunzioni, spartizioni per promesse elettorali, velate assunzioni lottizzanti imposte a ditte che si aggiudicano appalti negli Enti Locali. Episodi del genere se ne registrano puntualmente e la magistratura scoperchia sempre piaghe simili che sempre più si riproducono senza sosta e senza scrupoli. È un cancro che dev’essere reciso alla base, anche con “interdittive ad personam” a quei personaggi che fanno politica e che si sono resi protagonisti di azioni illegali, peggio se sospettati di essere organici a contesti mafiosi. D’altronde ogni informativa come i provvedimenti di scioglimento, hanno la condizione della prevenzione, non bisogna mai scordarlo. E ancora il potere legislativo tarda a capire che certi metodi seppur impopolari, sarebbero salutari per impedire così un’emorragia di scioglimenti per infiltrazione mafiosa, quando si applica quell’oramai noto art. 143 del TU EE.LL. Dal 1991 al 20 novembre 2018 secondo “Avviso Pubblico”, “sono stati emanati nel complesso 496 decreti ex art. 143 del testo unico sugli enti locali, dei quali 177 di proroga di precedenti provvedimenti; su 319 decreti di scioglimento, 24 sono stati annullati dai giudici amministrativi. 21 sono gli scioglimenti decisi nel 2017 e ben 23 nei primi 11 mesi del 2018”, l’ultimo in ordine di tempo è stato Delianuova, dove la provincia reggina con i suoi 63 scioglimenti detiene il primato nazionale. La Calabria intera ha 111, mentre la Campania 107 e la Sicilia 75.
Qualcosa dovrà pur cambiare e un restyling alla legge vigente occorre farla, certo se poi andiamo a leggere il nuovo decreto sicurezza che si sarà approvato ai primi di dicembre, sembra che i comuni (e sorprende il silenzio dei sindaci), viene inserita una nuova norma degna di uno “stato di polizia”, e occorre comprendere se rispetta i criteri di autonomia, e sarà la Corte Costituzionale a stabilirlo. Ovvero, in parole povere, se la commissione di accesso inviata a controllare se ci sono infiltrazioni mafiose dovesse avere esito negativo, la stessa darà degli indirizzi ai sindaci per delle anomalie riscontrate nel contesto amministrativo. Silenzio tombale anche da parte dell’Anci.
Se poi alle già condizioni drammatiche si aggiungono i provvedimenti giudiziari allora è facile da comprendere che ci ritroviamo in una “bolgia” di proporzioni preoccupanti. Basti pensare che dall’inizio del 2018 i sindaci arrestati sono sette, precisando che la presunzione di non colpevolezza è costituzionalmente d’obbligo (da precisare che in carcere tra questi ci sono due).
Il tutto solo per registrare un problema legislativo che purtroppo riguarda un contesto politico e amministrativo che dovrebbe essere risolto o quantomeno porre rimedio a soluzioni più consone alle necessità del territorio stesso e prevenire ogni scioglimento ed estremo provvedimento che non fa altro che ledere una comunità. “Commissariare” la democrazia non è mai stata una cosa buona e giusta.