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TAURIANOVA (RC), SABATO 04 MAGGIO 2024

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Cisal: quali prospettive, quali speranze per il futuro?

Riflessioni sulla crisi che oramai da anni attanaglia l’Italia e sull’urgente riforma della Giustizia. Una delegazione composta da alcuni dirigenti Cisal e da rappresentanti dei lavoratori della Giustizia, il prossimo 17 gennaio, alle ore 17, presso la sala S. Maria in Aquiro (Piazza Capranica, 72 – Roma) del Senato, avranno un incontro con il senatore Augello

Cisal: quali prospettive, quali speranze per il futuro?

Riflessioni sulla crisi che oramai da anni attanaglia l’Italia e sull’urgente riforma della Giustizia. Una delegazione composta da alcuni dirigenti Cisal e da rappresentanti dei lavoratori della Giustizia, il prossimo 17 gennaio, alle ore 17, presso la sala S. Maria in Aquiro (Piazza Capranica, 72 – Roma) del Senato, avranno un incontro con il senatore Augello

 

 

Secondo una diffusa consuetudine, con l’inizio del nuovo anno si tenta di delineare qualche possibile scenario per i mesi a venire, coniugando analisi socio economiche con speranze più o meno fondate sul nostro immediato futuro.
Il punto di partenza di tutte queste riflessioni, dalle più dotte elaborazioni di famosi esperti alle comuni chiacchiere da bar (che talvolta però possono racchiudere maggiore saggezza e realismo delle prime), è ovviamente la crisi che sta attanagliando ormai da qualche anno il nostro Paese.
Ed è proprio da qui che Noi della CISAL, CONFEDERAZIONE ITALIANA SINDACATO AUTONOMO LAVORATORI – sigla che si distingue proprio per essere consapevolezza, azione, impegno, oltre ogni bandiera e sigla politica, oltre quelle appartenenze che, oggi come in passato hanno costituto e continuano a costituire il tragico inganno con il quale la classe politica ha costruito il suo dividi et impera ai danni del popolo e di tutti i lavoratori – vogliamo partire, nel tentativo di indurre nei nostri lettori una riflessione più approfondita, che vada oltre quel senso di malessere e di sfiducia generalizzati, che accompagnano questo termine così tanto di moda oggi.
Questo perché l’attuale crisi economica ha radici assai profonde e cause ben determinate e precise: innanzi tutto, non si tratta – com’è noto – di una crisi solo italiana, ma di un fenomeno globale, che coinvolge l’intera Europa, tanto per fermarci appena fuori l’uscio di casa nostra.
Stiamo assistendo ad un fenomeno assai inquietante, che sta stravolgendo le basi stesse delle nostre democrazie occidentali: l’economia, intesa come gli interessi dei grandi gruppi del potere bancario e finanziario mondiale (quelli che per perseguire i propri biechi interessi, ovvero quelli della grande finanza mondiale, quelli di una ristrettissima élite che di fatto governa il mondo e ne decide le sorti), sta imponendo sempre di più le sue scelte alla politica, condizionando profondamente la vita di moltissimi Paesi.
A causa di ciò, ad esempio, sulla scia di quanto accaduto in precedenza in Grecia, in Italia si è insediato un Governo cosiddetto tecnico al posto di quello figlio dei risultati di regolari elezioni, ovvero ignorando totalmente la volontà popolare e bypassando quanto previsto dalla nostra – per tanti altri versi inviolabile -Costituzione.
Qualcuno ha parlato in questi due casi di golpe bianco — cioè di un vero e proprio colpo di Stato messo in atto senza colpo ferire, senza impiego di forze armate e senza il classico arresto di leader politici –, che ha comportato un avvicendamento, alla guida dei due Paesi in questione, deciso a tavolino da altri.
Naturalmente tutto questo è stato occultato all’opinione pubblica attraverso una sapiente azione mistificatoria operata dai mezzi di comunicazione, che hanno veicolato l’insediamento del Governo presieduto dal ex Presidente del Consiglio (cfr, Monti) come l’unica via di scampo per l’Italia sull’orlo della bancarotta, mentre in realtà chi ha determinato l’indebitamento di questi Paesi (e non solo di questi) attraverso la politica monetaria delle Banche Centrali – BCE in primis – lo ha poi imposto a capo del Governo italiano.
Oggi, alla guida del Paese, c’è un altro di questi signori eccellenti, provenienti dal Gotha della finanza europea e mondiale, presente alla riunione del Club Bilderberg nel 2012 in sostituzione proprio dell’ex Presidente del Consiglio dei Ministri, nonché Vicepresidente dell’Aspen Institute e membro della Commissione Trilaterale.
A fronte di tutto questo, gli Italiani vengono strangolati ogni giorno da uno Stato che anziché preoccuparsi di creare il lavoro per i giovani, migliorare i servizi per i cittadini ed assistere i più deboli ed indifesi tra questi, impone nuovi balzelli sui consumi primari, sulla casa, per tentare di far cassa e recuperare le risorse necessarie ad appianare quel debito pubblico che – per il meccanismo stesso che l’ha generato -non potrà mai essere ripianato.
Noi della CISAL crediamo che sia nostro compito, nostro dovere, invitare tutti i lavoratori, i pensionati, i giovani ad una riflessione profonda su questi temi, perché da questa nasca e cresca un’autentica consapevolezza di come stanno realmente le cose, per provare a cambiarle con l’impegno e l’azione concreta, che vada a sostituire quella sorta di desolata rassegnazione alla quale la classe politica ci ha ormai costretto da decenni.
Molte sono le modifiche al “sistema Italia” che oramai devono essere fatte con urgenza affinchè il nostro Paese possa tentare di reggere il confronto globale e sperare in una sia pur lenta ripresa.
Prendiamo ad esempio la tanto “chiacchierata” Giustizia, la cui oramai improcrastinabile riforma è stata più volte da Noi invocata.
Ormai anche ai non addetti ai lavori è ben nota la situazione di dissesto che La caratterizza da molti anni.
Emblematico è, in questo senso, il caso del tribunale di Roma, il più grande d’Europa, che nel corso di pochi anni ha visto quasi dimezzarsi il numero degli operatori giudiziari in servizio a causa di provvedimenti legislativi e di uscite dal lavoro per quiescenza.
Infatti, se soltanto nel 2005 si contavano 1358 unità in servizio, oggi sono presenti appena 734 operatori (dato del Ministero della Giustizia riferito al 30 giugno 2013).
A ciò bisogna aggiungere che invece il carico di lavoro è andato via via aumentando, anche a causa del confluire del lavoro proveniente da ex sezioni distaccate, ultima quella di Ostia, mentre il numero di operatori effettivamente in servizio risulta essere ulteriormente diminuito a causa delle assenze per malattia e dai permessi per assistenza di cui alla legge 104/92, entrambi più che fisiologici, considerata l’età media del personale che supera i 55 anni e si avvicina ai 60.
D’altro canto, l’informatizzazione dell’intero iter processuale stenta a decollare, mentre il personale deve confrontarsi con una realtà che è caratterizzata da uno dei più alti tassi di contenzioso civile del mondo.
Il discorso relativo al tribunale di Roma va esteso all’intero panorama nazionale, atteso come le carenze di organico, l’aumentato carico di lavoro dovuto alla ridefinizione della geografia giudiziaria con i conseguenti accorpamenti, l’assoluta inadeguatezza di mezzi e strutture, rendono il lavoro di migliaia di operatori giudiziari ai limiti dell’impossibile.
La soluzione a questa disastrosa situazione non può essere rappresentata soltanto dall’impiego di precari, tirocinanti o volontari: la giustizia italiana, in virtù della sua funzione assolutamente essenziale per la sopravvivenza e la credibilità delle stesse istituzioni democratiche, necessita di una riforma strutturale che ne modifichi radicalmente il dna.
L’accumularsi di milioni di pratiche arretrate deve essere smaltito per mezzo di assunzioni mirate di giovani altamente qualificati, in grado di operare con gli strumenti informatici che dovranno caratterizzare l’intero sistema giudiziario, mentre l’attuale personale deve immediatamente avere l’inquadramento giuridico ed il relativo livello economico alle funzioni effettivamente svolte da anni.
Il sistema dovrà essere in grado, una volta smaltito l’arretrato in tempi brevi, di viaggiare a regime senza l’accumularsi ulteriore di cause, al fine di ridurre drasticamente i tempi necessari allo svolgimento dei tre gradi di giudizio, tempi che vedono l’Italia penosamente in coda nelle graduatorie relative alla velocità dei procedimenti dei vari Paesi, non solo europei ma financo dell’Asia e dell’Africa, facendo del nostro Paese, una volta culla del diritto, il vero Terzo Mondo in questa speciale classifica.
In proposito, si potrebbe valutare una riforma epocale, quello della riduzione dei gradi di giudizio, al fine di snellire l’iter processuale e così l’intero cammino della giustizia: ad esempio, in senso sicuramente garantista, si potrebbe abolire la possibilità dell’appello nei casi di assoluzione nel corso del processo di primo grado, o, comunque, ispirarsi ai modelli di alcuni Paesi europei la cui giustizia viaggia ad un’altra velocità, pur garantendo tutte le parti in causa: anzi, è ben noto come la sua stessa efficacia sia strettamente correlata alla sua rapidità, atteso come sentenze, sia civili che penali, che giungono dopo sette, dieci, quindici e più anni, di fatto perdono ogni efficacia riparativa, denegando la funzione stessa della giustizia.
Questi crediamo che possano essere alcuni spunti importanti, un punto da cui ripartire per non far morire la giustizia italiana e, con lei, la democrazia delle nostre istituzioni repubblicane. Perché un sistema giudiziario italiano in crisi , ancorato a tante norme risalenti all’oramai giurassico “Codice Rocco” quindi non più al passo coi tempi e non in grado di dare risposte celeri e di garantire certezze ai potenziali investitori nazionali o esteri che siano, di fatto contribuisce notevolmente a rallentare o bloccare la tanto attesa ripresa economica.
Per scongiurare tutto ciò, a partire dalla seconda metà di questo stesso mese, alcuni rappresentanti Cisal terranno diversi incontri con politici dei diversi schieramenti.
Tanto per iniziare, una delegazione composta da alcuni dirigenti Cisal e da rappresentanti dei lavoratori della Giustizia, il prossimo 17 gennaio 2014, alle ore 17, presso la sala S. Maria in Aquiro (Piazza Capranica, 72 – Roma) del Senato, avranno un incontro con il senatore Augello.
Non è utopia, non è retorica, ma l’azione di presa di coscienza, il grande riscatto dei lavoratori italiani, può nascere anche dall’adesione ad un sindacato indipendente, libero dagli ambigui legacci con la politica, ma che alla politica si rivolge, con essa si confronta, si scontra se necessario, per ottenere quelle conquiste, che spettano a tutti i lavoratori, a tutti i cittadini, secondo quanto è scritto sulla nostra Carta Costituzionale.

Il Responsabile
Ufficio Stampa e P.R.
Antonello Iuliano

Il Segretario Generale
Paola Saraceni