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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 02 MAGGIO 2024

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Catanzaro, racket ad aziende del settore turistico. In appello 4 condanne ridotte e tre confermate

Catanzaro, racket ad aziende del settore turistico. In appello 4 condanne ridotte e tre confermate

Il processo scaturito dall’operazione Free Village, nella fase del giudizio di appello, si è chiuso a catanzaro con la conferma delle condanne nei confronti di 3 imputati mentre altri quattro si sono visti ridurre le pene. L’operazione Free Village riguarda delle attività di racket messe in atto nell’area dell’alto Jonio catanzarese

Catanzaro, racket ad aziende del settore turistico. In appello 4 condanne ridotte e tre confermate

Il processo scaturito dall’operazione Free Village, nella fase del giudizio di appello, si è chiuso a catanzaro con la conferma delle condanne nei confronti di 3 imputati mentre altri quattro si sono visti ridurre le pene. L’operazione Free Village riguarda delle attività di racket messe in atto nell’area dell’alto Jonio catanzarese

 

 

CATANZARO – Si è concluso con quattro condanne ridotte e tre confermate il giudizio d’appello per sette persone imputate a seguito dell’inchiesta denominata «Free village», raggiunte da un provvedimento cautelare in due operazioni coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ed eseguite dalla Squadra mobile, con le accuse di estorsione aggravata dalle modalità mafiose. La Corte d’appello di Catanzaro (Donatella Garcea, Alessandro Bravin e Isabella Russi) ha ridotto la pena per Francesco Corapi a 6 anni 10 mesi di reclusione e 1.180 euro di multa (in primo grado aveva avuto 7 anni e 1.200 euro); per Rosa Criniti, Francesco Ranieri e Roberto Cosentino a 2 anni 5 mesi e 10 giorni e 300 euro di multa ciascuno (in primo grado avevano avuto 3 anni e 400 euro). Confermate invece le condanne di Mario Mongiardo, ritenuto un elemento di primo piano della cosca Gallace di Guardavalle (Catanzaro), a 8 anni e mezzo di reclusione e 1.800 euro di multa; Bruno Ranieri a 2 anni e 2 mesi e 300 euro; Cosimina Samà a 3 anni e 400 euro. La sentenza di primo grado venne emessa il 29 marzo del 2012 dal giudice dell’udienza preliminare distrettuale di Catanzaro, Antonio Rizzuti, al termine dei giudizi abbreviati che valsero agli imputati (contestualmente assolti per alcuni capi d’accusa) lo sconto di pena di un terzo, quando il giudice dispose anche il risarcimento del danno di 3.000 euro in favore della parte civile. Quello stesso giorno furono rinviate a giudizio altre tre persone per le quali è in corso il processo. L’operazione «Free village» fu portata a termine il 6 settembre del 2010 quando quattro persone, tutte del basso Ionio catanzarese, furono raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare, mentre un quinto uomo fu sottoposto a fermo con l’accusa di favoreggiamento personale. Secondo la tesi accusatoria, le indagini della squadra mobile di Catanzaro avrebbero fatto luce sull’attività di racket perpetrata da anni a danno di società del centro e nord Italia impegnate anche con grossi investimenti nel settore turistico alberghiero nel soveratese, zona che, peraltro, è interessata da una violenta faida per il controllo del territorio. In carcere finì Mario Mongiardo, di San Sostene (Cz), accusato di estorsione aggravata alla società IperClub, di Roma, e della Fram groop di Taranto, che dal 2003 è proprietaria di 120 appartamenti a Sant’Andrea dello Ionio. Con lui finirono in manette e poste ai domiciliari Cosimina Samà, e la figlia Marianna. In carcere finirono anche Corapi, nonchè Sergio Mastroianni, una guardia giurata in servizio nel villaggio turistico al centro dell’indagine, sottoposto a fermo perchè, secondo quanto reso noto, stava avvertendo Mongiardo e Corapi del possibile arresto. A fine dicembre, poi, fu la volta di «Free village 2», un nuovo blitz per l’esecuzione di un altro provvedimento cautelare emesso a carico dello stesso Mario Mongiardo, della guardia giurata Mastroianni Bruno Ranieri, insegnante in pensione che, secondo le accuse, era stato imposto come amministratore del condominio del villaggio oggetto dell’indagine, finito ai domiciliari.