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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 02 MAGGIO 2024

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Cassazione: matrimonio resta valido anche se lui cambiò sesso Diritti e doveri del matrimonio restano fino quando la coppia di fatto non avrà tutela

Cassazione: matrimonio resta valido anche se lui cambiò sesso Diritti e doveri del matrimonio restano fino quando la coppia di fatto non avrà tutela
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Sentenza storica: a stabilirlo è la prima sezione civile della Cassazione con la
sentenza 8097/15, pubblicata il 21 aprile secondo cui chi cambia sesso conserva “diritti
e doveri” conseguenti al “vincolo matrimoniale legittimamente contratto”. Almeno
fino a quando il legislatore non risolverà il problema delle coppie di fatto, assicurando
l’adeguata tutela con un’altra forma di convivenza registrata. La sentenza costituzionale
che ha dichiarato illegittimo il divorzio “obbligato” in caso di rettificazione
del sesso ottenuta da uno dei coniugi è sì una pronuncia additiva di principio,
ma deve ritenersi autoapplicativa nei limiti in cui la situazione della coppia protagonista
della vicenda non può restare vittima del vuoto normativo. Accolto contro le conclusioni
del sostituto procuratore generale il ricorso di marito e moglie, anche se lui nel
frattempo è diventato una donna. La Suprema corte decide nel merito dichiarando
illegittima l’annotazione secondo cui il matrimonio fra le parti sarebbe cessato
negli effetti civili con tutte le successive conseguenze. La pronuncia costituzionale
non può essere ritenuta solo dichiarativa: in effetti, osservano gli “ermellini”,
con l’attuale mancanza di tutela tema di unioni di fatto la coppia finirebbe per
passare dalla condizione di massima protezione prevista dal matrimonio a una condizione
di massima indeterminatezza, priva di qualsiasi ancoraggio; il tutto mentre la stessa
Consulta ha ammesso che dopo la rettificazione del sesso di uno dei coniugi l’unione
deve continuare a ricevere tutela in base all’articolo 2 della Costituzione. In
un sistema di matrimoni solo eterosessuali il legislatore ben può escludere che
si possano mantenere unioni coniugali dopo il cambio di sesso, ma in base alla convenzione
europea dei diritti umani non si può comunque privare quei rapporti del nucleo fondamentale
di diritti e doveri solidali propri delle relazioni affettive. Il punto è: così
facendo la Suprema corte riconosce in Italia un matrimonio fra persone dello stesso
sesso? Gli “ermellini” spiegano di no: la conservazione dello statuto di diritti
e doveri propri del modello matrimoniale, invero, è sottoposta alla condizione temporale
risolutiva costituita dalla nuova regolamentazione, che a quanto pare è in arrivo.Per
Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” si tratta certamente
di un passo avanti di notevole portata che dovrebbe costituire un riferimento da
prendere immediatamente in considerazione, come sottolinea oggi la Cassazione, anche
da parte del legislatore del governo nazionale che non deve più perdere tempo per
il riconoscimento definitivo della parità di diritti tra coppie di qualsiasi genere
esse siano.