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TAURIANOVA (RC), SABATO 04 MAGGIO 2024

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Bufera giudiziaria sulla Daneco, arresti a Milano. Collusioni con la criminalità e truffe sui rifiuti

Bufera giudiziaria sulla Daneco, arresti a Milano. Collusioni con la criminalità e truffe sui rifiuti

Arrestato anche l’amministratore unico della società che gestice gli impianti di Alli di Catanzaro e Pianopoli. Oltre alle truffe e al traffico di rifiuti, gli inquirenti ipotizzano possibili collusioni con la criminalità organizzata in Calabria. L’inchiesta ruota intorno alla bonifica di un sito

Bufera giudiziaria sulla Daneco, arresti a Milano. Collusioni con la criminalità e truffe sui rifiuti

Arrestato anche l’amministratore unico della società che gestice gli impianti di Alli di Catanzaro e Pianopoli. Oltre alle truffe e al traffico di rifiuti, gli inquirenti ipotizzano possibili collusioni con la criminalità organizzata in Calabria. L’inchiesta ruota intorno alla bonifica di un sito

 

MILANO – Presunte collusioni con la criminalità organizzata, anche in Calabria, oltre alla contestazione di reati quali la corruzione e il traffico illecito di rifiuti. Sono pesantissime le accuse mosse nell’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, che ha portato all’esecuzione nel capoluogo lombardo, a Roma e a Napoli di sei ordinanze di custodia cautelare a carico di funzionari pubblici e titolari d’impresa, nell’ambito delle attività di bonifica del sito di Pioltello/Rodano. E tra di loro figurano anche Francesco Colucci, presidente del gruppo Unendo Spa, l’holding a capo della bonifica tramite la Daneco impianti, e Bernardino Filipponi, amministratore unico di quest’ultima. Proprio la Daneco è la società che in Calabria gestisce gli impianti di Alli di Catanzaro e di Pianopoli, le due principali strutture per la raccolta e il trattamento dei rifiuti.
LA GESTIONE DEI RIFIUTI E DEI FONDI – L’indagine durata oltre due anni – si legge in una nota del carabinieri del comando proviciale di Milano – ha evidenziato varie condotte illecite che vanno dalla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, alla corruzione, alle attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, in ordine alla aggiudicazione dell’appalto per l’esecuzione dei lavori di bonifica del sito ed allo smaltimento dei rifiuti in siti di proprietà, previa fraudolenta declassificazione degli stessi da pericolosi a non pericolosi, con l’ottenimento di ingiusti profitti.
I sei arresti operati stamani dai carabinieri del Noe nell’ambito dell’inchiesta sulla mancata bonifica nell’area ex Sisas a Pioltello, nel Milanese, hanno preso il via da una rete di indagini che ha evidenziato un complicato intreccio di affari legati allo smaltimento illecito di rifiuti. La vicenda affonda le radici nel 1986, quando il Tribunale di Milano ha condannato la Sisas alla bonifica delle tre discariche industriali. Tra inadempimenti, cause, interventi non adeguati, e una procedura d’infrazione della Comunità europea, è emerso un quadro di gravi illeciti con al centro un giro di società ambientali sospettate di collusioni con la criminalità non solo in Lombardia ma anche in Calabria, Campania e Sicilia. Gli accertamenti, coordinati dal procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo, secondo indiscrezioni sono ancora in corso e potrebbero riservare ulteriori importanti sviluppi.
Tra le persone indagate c’è anche il direttore generale dell’Arpa (Agenzia Regionale Protezione dell’Ambiente) Lombardia, Umberto Benezzoli, mentre è stato arrestato il funzionario del Ministero dell’Ambiente Luigi Pelaggi. Da quanto emerge dall’ordinanza a carico di Pelaggi e altri, Benezzoli è accusato di gestione illecita di rifiuti pericolosi, in relazione ad un “parere tecnico-scientifico” che avrebbe fornito.