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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 05 MAGGIO 2024

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A Taurianova, chi “bacia le mani a don Ciccio”? Riflessioni in una calura estiva

A Taurianova, chi “bacia le mani a don Ciccio”? Riflessioni in una calura estiva
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Prefazione “La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.” (Paolo Borsellino)

Considerando che la “La mafia uccide” e “il silenzio pure”, aggiungendo poi che “la mafia è una montagna di merda”, e che quindi in entrambi i casi Peppino Impastato avesse ragione. E iniziando con queste premesse, aggiungendo poi l’onestà intellettuale per una riflessione libera da “condizionamenti”, ma soprattutto non fautrice di inutili polemiche. E dando per buona la tesi di Saramago che il silenzio esiste davvero, che poi sarebbe quello assistito dopo la “scoperta” di un’intervista fatta al sindaco di Taurianova Fabio Scionti da parte di un giornalista, Max Rigano, di “Affari Italiani” il 24 maggio u.s., dal titolo copernicano, “Dobbiamo riappropriarci della politica”. Parole condivisibili e di senso logico, pronunciate nell’intervista dallo stesso sindaco. Termini che, presi dal punto di vista della memoria, sono anche ambiziosi, viste le condizioni politiche tormentate che la città di Taurianova dal 2007 in poi ha dovuto patire. E per non dimenticare, ricordandolo agli smemorati “a gettone”, ai seguaci della sempre più virtuosa “scuola di pensiero” evergreen, ossia delle “tapparelle abbassate (altrimenti mi vedono e non vorrei guastarmela, però intanto osservo, ma in silenzio, politica compresa)” e agli opinionisti di piazza. Oltre allo storico scioglimento per infiltrazione mafiosa, il primo (così come pure in Italia), del 1991, che rimarrà impresso nella memoria anche nelle future generazioni, checché se ne dica per quella maledetta testa mozzata di un uomo perbene. Dal 2007 al 2013, abbiamo avuto tre scioglimenti, uno per la violazione legislativa del terzo mandato e due per infiltrazioni mafiose, nei fatti, siamo stati per oltre cinque anni commissariati dalla Prefettura. Taurianova, per lo Stato, è passata a essere dal feudo della famiglia Macrì a un nido pericoloso di illegalità e “infiltrazioni mafiose” (sic!).
Questo secondo i dati, ma nella realtà vera, quella che si respira ogni giorno, la città di Taurianova se non fosse per quelle poche associazioni che si impegnano a dare qualche parvenza di vita, è diventata una città “priva di vita”, svuotata nella sua dignità, nella sua bellezza che era meta di molti abitanti della Piana. C’è qualche interesse commerciale che se non fosse per quelle poche attività rimaste, non avremmo nulla da invidiare a un cimitero di notte specie nella zona centrale, anzi, il cimitero è pure più illuminato! Quali interessi avrebbe la ‘ndrangheta, mafia o la criminalità organizzata, in una città morta? Dove c’è una consistente miseria economica? Visto pure che addirittura pure la camorra era presente in città e noi non lo sapevamo: qui si apre uno spiraglio pericoloso sulla pericolosità dei “copia/incolla”, vedi l’ultima relazione di scioglimento del 2013.
Sì, è pur vero che la magistratura si è data da fare in questi ultimi mesi, facendo operazioni di mafia che ha portato agli arresti alcune persone; è pur vero che ogni accusa dovrà essere dimostrata nelle sedi giudiziarie così com’è vero che non va negato che la criminalità organizzata esiste, nessuno è negazionista. E il garantismo dovrebbe essere costituzionale e non a orologeria o come una raccolta punti del supermercato, per aggiudicarsi un premio. Ma quando leggi delle baggianate enormi, come quelle dette da un giornalista, si badi bene, e non dal sindaco Fabio Scionti come si è voluto far passare in questi giorni (dietro le tapparelle o in qualche social). Un taurianovese che ama la sua città, si incazza. Quando leggi, “Scionti sa di essere un uomo che non è solo”, va bene, dev’essere così. All’epoca questa rubrica sempre molto critica nei suoi confronti, all’indomani dell’attentato, scrisse “ Scionti è mio fratello”. Ma quando ascolti nella videointervista, parole del genere, “ (…) ma sa anche che molti dei suoi concittadini spesso voltano la faccia alla legalità e passano a baciare le mani ai mafiosi per ottenete favori che l’ormai non più durevole sistema democratico sembra essere impossibilitato a garantire”. E poi con la domanda, “(…) come fa un sindaco ad appropriasi della politica, quando probabilmente qualche suo cittadino pensa che sia meglio andare a baciare le mani ad un don Ciccio qualunque (…)?”, in un sottofondo con una tromba orrendamente stonata. Penso che il riferimento sia stato al defunto Ciccio Macrì, di lui rimane solo quella miriade di impiegati (conoscenti e irriconoscenti), su cui ancora oggi si basa l’economia della città, ma oramai sono fatti fritti e rifritti. Quello che più indigna (oltre al silenzio di chi non si è indignato), è leggere che a Taurianova si “baciano le mani”. Già c’erano gli “inchini” in altre realtà della Piana, ma il baciare delle mani, beh, questa mancava nell’album dei luoghi comuni.
Ma poi queste mani, a chi “cazzarola” vengono baciate, visto che don Ciccio è morto?