Rinascere dal centro: perché il prestito d’onore può restituire futuro alla provincia di Catanzaro
Dic 01, 2025 - redazione
di Claudio Maria Ciacci
Ci sono territori che parlano.
Non lo fanno con parole, ma con silenzi: quello delle vie vuote, delle saracinesche abbassate, delle piazze che un tempo erano piene e oggi sembrano trattenere il fiato.
La provincia di Catanzaro, come raccontato recentemente su queste pagine, vive questo silenzio ogni giorno.
Spopolamento, lavori fragili, famiglie che se ne vanno, giovani che non trovano un motivo per restare. Il rischio è che ci si abitui, che lo si consideri un destino inevitabile.
Ma non è inevitabile.
Il declino non è mai un destino: è una scelta mancata, una possibilità ignorata, una leva che avremmo potuto usare e non abbiamo usato.
Tra queste leve ce n’è una che oggi, più che mai, merita di essere riscoperta: il prestito d’onore.
Uno strumento semplice, concreto, già attivo.
Un ponte che può riportare qui i nostri ragazzi, le nostre competenze, la nostra energia.
I giovani non se ne vanno perché non amano questa terra. Se ne vanno perché non vedono un futuro.
Ogni ragazzo che parte porta via un pezzo di questa provincia.
Porta via i propri sogni, certo, ma anche il tessuto umano che tiene insieme una comunità.
E quando un giovane parte, non è solo lui a mancare: mancherà il professionista che sarebbe diventato, l’imprenditore che avrebbe potuto aprire una bottega nel centro storico, il volontario che avrebbe animato un quartiere, il genitore che avrebbe cresciuto qui la sua famiglia.
La provincia di Catanzaro non è povera di talenti: è povera di condizioni per trattenerli.
E questo è ciò che possiamo cambiare.
In molti territori italiani, il prestito d’onore ha aiutato studenti a formarsi, professionisti a crescere, giovani ad aprire botteghe, laboratori, studi, piccole attività.
È uno strumento che dà fiducia.
È un segno che la società crede in te, nel tuo valore, nella tua capacità di costruirti un futuro.
E allora perché da noi si usa così poco?
Perché nessuno lo racconta, nessuno lo spiega, nessuno lo accompagna.
Eppure potrebbe essere la chiave per riaprire vite oltre che negozi.
Immaginate un centro storico che riparte da piccole luci.
Immaginate via Poerio, via De Grazia, i vicoli del quartiere marinaro, le piazze dei comuni dell’entroterra.
Immaginate una giovane sarta che apre la sua bottega, un ragazzo che rientra dall’università e inaugura uno studio creativo, due amici che accendono un piccolo laboratorio di prodotti tipici, una ragazza che apre una libreria caffè dove il pomeriggio si legge e la sera si parla di futuro.
Sono piccole attività?
Sì.
Ma una città rinasce così: da una luce che ne accende un’altra.
Da una saracinesca che si alza e dà coraggio alla successiva.
Dal rumore di passi che torna a rompere il silenzio.
Non serve un investimento enorme.
Serve un progetto chiaro: accompagnare i giovani nel percorso del prestito d’onore e premiare chi sceglie di investire nel centro storico.
Uno sportello comunale dedicato.
Agevolazioni leggere ma decisive:
esenzione TARI, contributi per l’avvio, affitti calmierati nei locali pubblici, tutoraggio per i primi mesi.
Cose piccole, ma che fanno la differenza tra “non ce la faccio” e “posso provarci”.
Il nostro problema non è solo economico.
È psicologico.
È culturale.
È la sensazione che da qui non si riparte, che tutto sia già deciso, che i giovani non contino abbastanza da poter cambiare le cose.
Il prestito d’onore, raccontato bene, usato bene, accompagnato bene, è soprattutto un messaggio: “Il tuo futuro ha un posto qui e noi siamo pronti ad aiutarti a costruirlo”.
In un tempo in cui tanti ragazzi percepiscono lo studio come un biglietto di sola andata verso il Nord o verso l’estero, questo messaggio può essere una rivoluzione.
La provincia di Catanzaro può invertire la rotta. Non con miracoli, ma con scelte coraggiose.
Serve un progetto che dica chiaramente:
vogliamo trattenere i nostri giovani, vogliamo che tornino, vogliamo riempire i nostri centri di vita, vogliamo che i talenti crescano qui, vogliamo sostenerli concretamente.
E questo progetto può partire domani.
Non servono nuove leggi.
Non servono nuovi fondi.
Lo strumento c’è già: va solo attivato, spiegato, accompagnato.
Il declino non è irreversibile. Lo spopolamento non è inevitabile. La rassegnazione non è un destino.
Siamo una terra che ha generato generazioni di intelligenze, di creativi, di professionisti, di artigiani.
Siamo una comunità che, quando decide di rialzarsi, lo fa davvero.
E allora perché non partire da ciò che abbiamo sempre avuto:
la capacità di trasformare poco in tanto,
la forza delle relazioni,
la voglia di costruire qualcosa di nostro,
la bellezza, enorme, di territori che non meritano di essere abbandonati.
Il prestito d’onore non è la soluzione a tutto.
Ma è un seme.
E i semi, quando trovano il terreno giusto, sanno fare il resto da soli.
È tempo di scegliere il futuro che vogliamo.
A chi amministra, a chi fa impresa, a chi studia, a chi cerca un motivo per tornare, questo progetto dice una cosa semplice:
la rinascita può iniziare qui, nel centro della nostra città, nelle nostre mani.
E forse, questa volta, possiamo davvero farcela.



