Unical, Franco Rubino in campagna elettorale tra i dipartimenti

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Il Prof. Franco Rubino, candidato a Rettore dell’Università della Calabria per il sessennio 2025-2031, ha quasi terminato di incontrare i Dipartimenti presenti in Ateneo, e desidera ringraziare i Direttori che gli hanno consentito di incontrare i docenti afferenti alla struttura da loro diretta, nonché rivolgere anche un grazie di cuore a tutti i coloro che hanno avuto la pazienza di ascoltarlo, e che hanno voluto dedicargli un po’ del loro tempo. Non c’è regalo più bello che una persona possa fare ad un’altra che non sia quello di dedicargli una parte del suo tempo. Panta rei (tutto scorre), diceva qualcuno, e il tempo, sappiamo, è una risorsa limitata: a tutto c’è un inizio e a tutto c’è una fine, anche alla vita stessa (si tocchi ferro!). Purtroppo, è così, e, quindi, dedicare a qualcuno un poco del proprio tempo, significa regalare a quella persona un “pezzetto” della propria vita.

Nel corso degli incontri avuti con i Dipartimenti dell’Ateneo, il Prof. Rubino ha illustrato i principali punti del suo programma elettorale, aggiungendone dei nuovi a quelli già illustrati e resi pubblici in occasione della conferenza stampa, che si è tenuta in occasione della presentazione della sua candidatura e anche successivamente attraverso alcuni comunicati stampa. Il candidato a Rettore, nell’ambito di una discussione serena e pacata, ha risposto in maniera convinta a tutte le domande che gli sono state poste dalle persone presenti ai vari incontri. Con riguardo ai punti del suo programma elettorale, egli ha detto che:

1) i Dipartimenti devono tornare ad essere il “cuore” dell’università, dove ogni componente del consiglio deve poter esprimere liberamente il proprio pensiero e dare il suo contributo alle decisioni che vengono prese; 2) i punti organico, necessari per poter programmare avanzamenti di carriera e nuovi ingressi nell’Università dei docenti, devono essere assegnati alle strutture dipartimentali e gestiti da queste ultime secondo il loro fabbisogno; 3) i punti organico che si liberano per trasferimenti, pensionamenti, o, purtroppo, per decessi di docenti devono tornare in tutto o in parte nella disponibilità dipartimentale per recuperare le unità che non si hanno più; 4) per quanto riguarda i trasferimenti, i decessi, i pensionamenti che si sono avuti in questi anni, è necessario discutere e decidere insieme la creazione di una sorta di “Fondo punti organico perequativo” in maniera da assegnare in tutto, se possibile, in parte se in tutto non è possibile, dei punti organico per quelle risorse umane perse negli anni scorsi, non necessariamente tutti in una volta, ma anche gradualmente, cioè programmati su più anni; 5) tutto il ragionamento sui punti organico fatto sui docenti deve valere anche per il personale tecnico amministrativo: i punti organico relativi a quest’ultimo devono essere assegnati e gestiti direttamente dai dipartimenti, i quali conoscono bene le figure di cui hanno bisogno; 6) il direttore generale deve essere interno all’ateneo e deve essere gradito al personale: non per nulla egli è il “capo” del personale e i dipendenti continuamente si devono interfacciare con lui; 7) il personale deve essere “motivato” e si deve sentire parte di una “comunità”, dove le competenze ed il merito devono essere premiati; 8) il peso del personale nella elezione del Rettore non è alto e insieme si deve decidere di quanto aumentarlo, anche in relazione a ciò che accade in altre università; 9) il personale tecnico amministrativo ha il diritto di avere (e ciò richiederà una modifica di statuto) un rappresentante nel consiglio di amministrazione, che venga eletto dal personale stesso e non nominato dal Senato Accademico; 10) bisogna aumentare in bilancio le somme da mettere nel cosiddetto “Fondo di rotazione”, pensato dal Prof. Luigi Palopoli in occasione della sua candidatura a Rettore nella scorsa tornata, proposta piaciuta e fatta propria dall’attuale Rettore. È un fondo per finanziare dei progetti di ricerca provenienti dalle aree sociali, economiche, giuridiche, umanistiche, aziendali, le quali hanno qualche difficoltà ad accedere a progetti finanziati da istituzioni nazionali e internazionali. Il problema è che a questo fondo in genere vengono assegnati 200.000 euro per il finanziamento di soli 10 progetti da 20.000 euro ciascuno: pochi sono 10 progetti, molto pochi sono 20.000 euro a progetto; 11) il nuovo corso di laurea di medicina e chirurgia, proprio perché “nuovo” ha assorbito diverse risorse, in parte messe a disposizione dalla regione. Ora, però, la fase di “start up” si è conclusa e gli squilibri che si sono creati nei Dipartimenti di Ateneo devono essere sanati. L’istituzione di un corso di studio in medicina e chirurgia è stata senza alcun dubbio una cosa positiva: tutto ciò che può essere fatto per migliorare la sanità in Calabria deve essere fatto. Di più: meglio vicino all’unical, ma, se non viene deciso così, dovunque  lo si faccia è importante la costruzione di un policlinico universitario, senza il quale un corso di studio in medicina e chirurgia avrebbe poco senso. Certo, occorrerà del tempo e risorse umane e finanziarie consistenti, in cui decisivo sarà il ruolo della regione e di tutti gli altri attori istituzionali da cui attrarre nuove risorse, affinchè queste ultime non vengano sottratte agli altri Dipartimenti e agli altri corsi di studio dell’Ateneo: la crescita del corso di studio in medicina dovrà essere in armonia con la crescita di tutte le altre aree presenti nell’Università. Particolare attenzione bisognerà fare ai dati del bilancio per monitorare costantemente la sostenibilità dell’intero “sistema ateneo”. Nel mentre non si può dimenticare di migliorare l’assistenza sanitaria potenziando le strutture esistenti, anche attraverso una assistenza territoriale e non “ospedalicentrica”.   Allo stesso tempo occorre fare tutto il possibile, affinchè le altre aree dell’ateneo trovino all’interno del settore sanitario delle opportunità di crescita. A tal riguardo Rubino ha proposto, per esempio, e sempre da decidere insieme, nell’incontro avuto con i colleghi del Dipartimento di fisica, l’istituzione di una scuola di specializzazione in fisica medica, cosa fattibile ora che in ateneo c’è il corso di studio in medicina e chirurgia, così come fattibile è l’istituzione di una scuola di specializzazione in sicurezza del lavoro, proposta in occasione della visita al Dipartimento di Ingegneria Civile; 12) la didattica va potenziata e valorizzata. Vi è la necessità di creazione di un polo di formazione docenti, nonché lo sviluppo di una offerta formativa orientata alla formazione continua: un paese che non investe nell’istruzione è un paese destinato a morire. Non si chiuderanno corsi di studio, se non per decisione dei docenti che vi appartengono: le persone vanno ascoltate e i corsi di studio vanno trasformati, aggiornati, migliorati e se ne devono aprire di nuovi per venire incontro alla domanda di nuove figure professionali, che viene dal mercato del lavoro. Di certo un occhio molto attento deve essere sempre rivolto alla “sostenibilità dell’offerta formativa”. Rubino evidenzia, e si chiede, il perché da anni, se i docenti fanno dei corsi aggiuntivi, e, quindi, delle ore in più rispetto alle 120 ore che sono il loro dovere istituzionale, queste non vengono pagate: non è forse lavoro in più!! Anche i contratti di insegnamento e le supplenze dei ricercatori vengono retribuite poco. Per quanto lo riguarda tutto ciò che è lavoro in più, rispetto a quello che è obbligo normativo, va retribuito in maniera dignitosa: il ruolo dei coordinatori di corso di studio (oggi la premialità una tantum è bassa), dei coordinatori di dottorato, dei delegati del Rettore, i quali potrebbero essere 14, uno per dipartimento, individuati dal dipartimento stesso in base alle loro competenze e al contributo che potrebbero date all’attività dell’Ateneo. Qualcuno dirà che non ci sono soldi, ma i soldi se una cosa si ritiene importante si trovano! ; 13) i progetti di ricerca in essere vanno portati a termine, e se ne devono attivare di nuovi ed in numero crescente, incentivando anche la creazione di altri spin-off nell’ambito di una ricerca “continua” che produca innovazione, da innestare nel territorio e creare sviluppo. Diffondere i saperi, la cultura, le competenze. Bisogna potenziare l’area ricerca, assegnare più personale e organizzarlo bene in modo da fornire adeguato supporto ai dipartimenti nella fase di progettazione, gestione e rendicontazione dei progetti di ricerca, che, comunque, dovranno essere gestiti più direttamente dai Dipartimenti stessi. Occorre acquistare attrezzature più moderne per i laboratori, che sono indispensabili per la ricerca; 14) Rubino precisa che lui non è, e non è mai stato, contrario all’intelligenza artificiale, anzi essa è uno strumento molto importante che aiuta in tanti processi. Però, dall’altro lato – egli dice – che se ne deve fare “uso” e non “abuso”: l’intelligenza umana sarà sempre avanti rispetto all’intelligenza artificiale; 15) si parla spesso a ragione di interdisciplinarità, di integrazione fra saperi eterogenei, di competenze articolate e trasversali: ma come si realizza tutto ciò? Bisogna fare dei tavoli tecnici, creare dei corsi si studio interdipartimentali, fare ricerche comuni con possibilità da parte di tutti di sfruttare i laboratori presenti anche in dipartimenti diversi da quello di appartenenza; 16) problema degli oltre 200 professori associati, idonei ordinari, presenti in ateneo: Rubino tiene a precisare che l’Unical con il suo bilancio, così come ogni altro ateneo, non riuscirà mai a risolvere questo problema. Non corrisponde assolutamente al vero che lui ha detto che riuscirà a sistemare con la bacchetta magica i 200 e più associati, idonei ordinari, che sono nell’università: sarebbe una bugia e una presa in giro! Lui ha detto, e ribadisce, che il problema va risolto a livello di “sistema”, ovvero innanzitutto iniziando a discuterne nei dipartimenti e poi in Senato Accademico, coordinandosi, poi, con le altre Università per portare il problema all’attenzione della Crui, del Ministro e del Legislatore per sollecitare un piano straordinario per l’assorbimento dei professori associati idonei ordinari anche su più anni; 17) non dimentica Rubino i precari della ricerca e i precari nel personale tecnico amministrativo: anche per loro bisogna provare a trovare insieme una soluzione, una via di uscita a delle situazioni, anche personali, quanto meno imbarazzanti, per l’istituzione; 18) L’unical è stata, è, e dovrà continuare ad essere, un “ascensore sociale”: mai aumentare le tasse degli studenti, poiché bisogna garantire a tutti il diritto ad una istruzione adeguata e ad avere la possibilità di arrivare fino ai più alti livelli sociali. Anche per gli studenti bisogna aumentare il peso che essi hanno nella elezione del Rettore, vedendo cosa fanno gli altri Atenei. L’Università per funzionare bene deve essere organizzata nell’idea di un sistema fatto da parti (organi di governo, personale tecnico amministrativo, studenti), le quali parti devono trovare il “giusto coordinamento” fra loro nel rispetto delle loro funzioni e competenze; 19) il Rettore va depotenziato: egli è solo un “primus inter pares “. Si deciderà insieme se far presiedere il Senato Accademico non al Rettore, ma, come succede in altre università, ad un Presidente eletto dal Senato stesso: il Rettore presiederà solo il Consiglio di amministrazione, che occorrerà discutere e deliberare insieme se riportarlo elettivo e non nominato. Non è populismo: si chiama libertà, democrazia, la quale è fatta da un sistema di “pesi” e “contrappesi”, e guai se così non fosse! Necessita discutere anche su come e quando i direttori di dipartimento possano riunirsi per discutere dei problemi da portare all’attenzione del Senato e del Consiglio di amministrazione senza la presenza “ingombrante” del Rettore! Se la carica di Rettore sarà così concepita (un Rettore che deve stare vicino a tutti, ascoltare tutti, aiutare tutti), non ci sarà quell’effetto “dominus”, che troppo spesso rende una persona totalmente diversa dopo l’elezione da quando era in campagna elettorale; 20) rafforzare l’internazionalizzazione per migliorare ulteriormente il posizionamento dell’Ateneo nei ranking nazionali e internazionali. Il settore internazionalizzazione non può essere inserito come parte dell’area didattica, ma deve essere un settore separato con più dipendenti, un dirigente e anche un prorettore all’internazionalizzazione. L’accoglienza degli studenti stranieri deve essere migliorata, così come va snellito e seguito meglio il percorso dei nostri studenti che vanno all’estero. A tal proposito è cosa buona far rientrare le “eccellenze” in unical, ma bisogna anche porsi con la stessa attenzione, anzi con attenzione maggiore, il problema della restanza. 21) alla fine di ogni incontro il candidato a Rettore, Prof. Franco Rubino, ha sempre ringraziato chi lo ha ascoltato in presenza e anche chi era collegato a distanza, per avergli regalato un “pezzetto” della loro vita. Credo ringrazierebbe anche voi per il tempo dedicato alla lettura di questo articolo, per il pezzetto di “tempo” a lui dedicato, un “pezzetto”, quindi, della vostra vita.