Talerico, “Separazione delle carriere, lo scontro si inasprisce: la magistratura propone di dividere anche l’Avvocatura”
Giu 21, 2025 - redazione
Mentre prosegue l’iter parlamentare del disegno di legge costituzionale per la separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti, sostenuto dalla gran parte dell’Avvocatura con l’obiettivo di rafforzare l’imparzialità e la terzietà del processo penale, la risposta della magistratura – specie di quella più politicizzata – si fa sempre più dura e, secondo molti osservatori, apertamente intimidatoria.
Ma è nella recente assemblea dei magistrati della Corte di Cassazione e della Procura generale, svoltasi lo scorso 19 giugno 2025, che il confronto ha assunto toni ancor più drammatici. In quella sede, secondo quanto emerso, è stata avanzata una proposta destinata a far discutere: i Magistrati propongono la creazione di due categorie separate di avvocati. Una, riservata a coloro che esercitano nei giudizi di merito; l’altra, destinata esclusivamente a chi intenda difendere in sede di legittimità, ovvero davanti alla Corte di Cassazione.
Sarebbe sufficiente rispondere come Avvocati che :
– a differenza dei Magistrati noi non siamo dipendenti pubblici e accediamo con modalità diverse alla ” carriera” e l’esame di abilitazione abilita e basta; peraltro non si accede solo per anzianità all’ albo cassazionisti.
– la paventata riserva di competenza è stata respinta anche con riguardo al tema delle specializzazioni, salvaguardando di principio una connotazione generalista assolutamente corretta.
– ci sono ostacoli di struttura ordinamentale che allo stato sono insormontabili per poter sostenere la “separazione” dell’Avvocatura in “merito” e “legittimità”.
Mi pare che si stia facendo un po’ di confusione !
Ecco perché si tratta di una proposta che rappresenta un evidente attacco all’Avvocatura, ed un chiaro monito per aver osato la stessa Avvocatura di insistere sulla separazione delle carriere.
Siamo solo all’inizio ed alcuni Magistrati con tali proposte vogliono lanciare un messaggio profondo e chirurgico all’Avvocatura : di stare molto attenti a toccare la casta !
Il rischio paventato è quello di uno stravolgimento dell’unità della figura del difensore, visto come parte debole di un processo che, a detta di molti, rischia di tornare ad assumere tratti inquisitori.
Dietro questa escalation si intravede il tentativo di reagire in modo corporativo al ridisegno dell’architettura costituzionale della giustizia. La riforma in corso, fortemente voluta dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, prevede la netta separazione delle carriere, la creazione di due CSM distinti e l’istituzione di una Alta Corte disciplinare indipendente, con l’obiettivo dichiarato di ridurre l’influenza reciproca tra potere giudicante e inquirente.
Pertanto, è grave che venga osteggiata la separazione delle carriere in Magistratura, quando addirittura trovi requirenti e giudicanti nel medesimo ufficio di Presidenza della medesima giunta esecutiva sezionale di Anm !
E se l’avvocatura chiede più equilibrio e rispetto dei ruoli, dall’altro lato si assiste a un inasprimento del conflitto istituzionale, in cui la magistratura, invece di aprirsi a una riforma attesa da decenni, rilancia con misure restrittive nei confronti di chi difende i cittadini nei tribunali.
Una cosa appare ormai evidente: il conflitto tra toghe e toga è esploso, e ciò che è in gioco è l’equilibrio stesso del sistema democratico e del giusto processo. Le prossime settimane saranno decisive, in Parlamento come nei consessi forensi e giudiziari. Ma il messaggio, per molti, è già arrivato forte e chiaro: la battaglia sulla giustizia è appena cominciata.
Tale proposta non può che essere letta come un attacco diretto e preordinato alla funzione dell’Avvocato nel processo penale e al principio di parità delle armi.
Siamo di fronte a una reazione scomposta e corporativa a una riforma – quella sulla separazione delle carriere – che mira a realizzare finalmente un assetto di terzietà e garanzia nel giudizio penale.
Un progetto di civiltà giuridica sostenuto in modo compatto dall’Avvocatura italiana e atteso da decenni da chi, ogni giorno, difende i diritti e le libertà dei cittadini.
Già negli scorsi giorni l’UCPI aveva stigmatizzato il tono intimidatorio della nota dell’ANM indirizzata alla Camera Penale di Venezia, rea di aver diffuso un video a favore della riforma. Ora si alza ulteriormente il livello dello scontro, e con esso il tentativo – trasparente – di delegittimare l’Avvocatura e di restringerne il perimetro costituzionale di azione.
È inaccettabile che, di fronte a un dibattito parlamentare sul futuro della giustizia, si risponda con forme di ritorsione istituzionale. È inaccettabile che chi detiene il potere di giudicare, tenti ora di decidere anche chi possa difendere e dove.
Tale quadro non è solo inquietante, ma denota che il potere giudiziario ritiene alcune proposte come un atto di ingerenza grave meritevole di essere eliminato ad ogni costo, unitamente al proponente : l’Avvocatura.
Il messaggio è chiaro : Mai mettersi contro la Magistratura.