Silvana Ruggiero (A.GE.S.S.) e madre di un figlio gravemente disabile: “Dott. ssa Di Furia, il Bilancio di Genere e Rendiconto Sociale , sono solamente numeri, dietro quei numeri ci sono persone!”
Dic 15, 2025 - redazione
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I primi di dicembre la Dott.ssa Di Furia, Direttrice Generale dell’ASP di Reggio Calabria, ha
presentato il Bilancio di Genere e Rendiconto Sociale. Uno strumento sicuramente utile per
le classifiche politiche/amministrative a livello Regionale e Nazionale ma che dice poco o
nulla di come funziona la sanità nel territorio reggino. A partire dall’ ADI (Assistenza
Domiciliare Integrata), strumento importantissimo per le famiglie dove c’è un malato
cronico da accudire notte e giorno. Nel Bilancio si legge che nel ’anno 2024 sono stati
assistiti 13.595 pazienti, comprensive delle attività svolte dai privati accreditati e che vi è
stato un incremento delle prestazioni rispetto al 2023 pari al 157%. Asserire che sono stati
assistiti 13.595 pazienti non dice come sono stati assistiti, cioè la qualità ed il tempo di
assistenza. Sulla qualità ci sarebbe molto da dire, i pazienti che usufruiscono dell’ADI sono
di primo, secondo e terzo livello, a seconda della gravità. Sulla qualità del servizio
domiciliare sono personalmente testimone della scarsa competenza degli infermieri,
avendo avuto prima due figli e adesso uno, in condizioni di gravità (terzo livello) la cui
assistenza pecca di qualità da quando l’ASP di Reggio Calabria non ha più autorizzato che
tale servizio venisse svolto dagli infermieri professionali ospedalieri, ma si sono affidati
solo ai privati che spesso possono solo offrire infermieri neo-laureati, senza esperienza per
assistere un malato grave.
Eppure la Legge detta chiaro “La Libera professione infermieristica e vincolo di esclusività”
Con il D.L. 34/2023 (cd. “Decreto Bollette”), convertito con modificazioni dalla L. 56/2023,
è stata introdotta, fino al 31 dicembre 2025, una deroga temporanea al vincolo di
esclusività per i professionisti sanitari dipendenti pubblici, tra cui gli infermieri. Tale deroga
consente loro di esercitare attività libero-professionale al di fuori dell’orario di servizio,
previa autorizzazione dell’azienda sanitaria di appartenenza.
Punto centrale quindi è: la necessità di autorizzazione
Nonostante l’abolizione temporanea del vincolo, resta obbligatoria l’autorizzazione
preventiva dell’ente datore di lavoro, come previsto:
- dall’art. 53 del D.Lgs. 165/2001 (Norme generali sull’ordinamento del lavoro alle
dipendenze delle amministrazioni pubbliche) - dalle linee guida ARiAN e dal Codice di comportamento dei dipendenti pubblici (D.P.R.
62/2013) - e, in ambito specifico sanitario, dalle circolari applicative del Ministero della Salute.
L’amministrazione ha facoltà di rifiutare l’autorizzazione qualora l’attività: - risulti incompatibile con il corretto funzionamento del servizio pubblico,
- comprometta il raggiungimento degli obiettivi strategici (es. abbattimento liste d’attesa),
- violi la normativa sull’orario massimo settimanale.
Ebbene l’ASP di Reggio Calabria non ha mai né derogato né autorizzato alcun infermiere
aziendale a svolgere l’Assistenza ADI. Negli anni i miei figli hanno sempre avuto
assistenza da infermieri aziendali e noi genitori potevamo andare a lavorare tranquilli e
condurre una vita familiare serena, da quando hanno tolto questo tipo di assistenza, mi
ritrovo personalmente da più di due anni in Tele-Lavoro domiciliare, per sopperire alle ore di
mancata assistenza a mio figlio la mattina o per controllare l’infermiere neo-laureato! Sic!
Verrebbe da dire che meno male che ho questa possibilità di lavorare da casa, ma questo
aggiunge altre sbarre alla vita di segregata che conduco e la vita ha bisogno di altro per
stare bene, ha bisogno di socializzazione, di pensare anche a me stessa per non avere
ripercursioni psicologiche.
Ho chiesto via e-mail un incontro con la Dott.ssa Di Furia più di 5 mesi fa per parlare di tale
argomento, per farle sentire il parere di chi vive in famiglia il problema ma non ho mai
avuto risposta, nonostante telefono costantemente al suo staff e puntualmente mi dicono
di avere pazienza che prima o poi la Dottoressa mi darà appuntamento.
Non mi aspettavo certo che nel Bilancio di Genere e Rendiconto Sociale ci fosse scritto la
formula magica per ovviare alla carenza dell’ADI o della sanità reggina in generale, ma
neanche che ci si basasse solo su numeri. Questi non dicono nulla, non dicono il bisogno e
il gravio delle famiglie di accudire un familiare gravemente ammalato, non dicono i tempi
di attesa al Pronto Soccorso, non dicono che arriva il 118 senza medico a bordo,, non
dicono quanti si rivolgono ai privati per esami diagnostici che la sanitò pubblica detta
tempi lunghissimi.
Dott.ssa Di Furia, questo Bilancio è stato scritto dall’ASP con i privati che forniscono i
servizi, sarebbe stato il caso che fossero presenti anche rappresentanti di chi riceve questi
servizi, così i numeri diventerebbero persone!



