‘Ndrangheta, due arresti in Calabria per estorsione, lesioni personali aggravati dal metodo mafioso
Ott 21, 2025 - redazione
Nei giorni scorsi, a Catanzaro, i Carabinieri del Nucleo Investigativo hanno dato
esecuzione a due provvedimenti di ripristino della misura cautelare in carcere, emessi
dal locale Tribunale del Riesame, nei confronti di due soggetti ritenuti responsabili di
“associazione di tipo mafioso”, nonché di “estorsione” e “lesioni personali”, aggravati
dal metodo mafioso.
I due erano stati già arrestati il 27 febbraio scorso unitamente ad altre ventuno persone,
a vario titolo gravemente indiziate di “associazione di tipo mafioso”, “estorsione”,
“rapina”, “usura”, “lesioni personali”, “truffa”, “associazione per delinquere”
“autoriciclaggio” e “trasferimento fraudolento di valori”, reati anche aggravati dalle
finalità e/o modalità mafiose. Nei loro confronti, il Tribunale del Riesame aveva
parzialmente riformato il provvedimento cautelare, ritenendo la carenza della gravità
indiziaria di reità relativamente alle ipotesi delittuose dell’associazione di tipo mafioso
ed all’aggravante delle cd. modalità mafiose. Contro tale provvedimento, la Procura
della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia ha proposto ricorso per
cassazione: la Suprema Corte, nel luglio scorso, ha annullato con rinvio l’ordinanza
del Tribunale del Riesame. Il Tribunale del Riesame, in sede di rinvio, ha confermato
l’originaria ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari rispetto tanto alla
contestazione relativa all’appartenenza all’associazione mafiosa, localmente
denominata “Clan di Gagliano”, quanto all’aggravante dell’utilizzo del metodo
mafioso, disponendo quindi la custodia cautelare in carcere.
Medesima sorte era toccata, alla fine di settembre u.s., ad altro indagato: pure
raggiunto da ordinanza di custodia cautelare in carcere siccome ritenuto gravemente
indiziato di appartenere al medesimo sodalizio di tipo mafioso, veniva scarcerato in
ragione dell’intervenuto annullamento del provvedimento restrittivo da parte del
Tribunale del Riesame. Anche in quell’occasione, la Procura Distrettuale ha proposto
ricorso alla Suprema Corte che, accogliendolo, ha rinviato al Tribunale Distrettuale
del riesame per una nuova pronuncia e, conseguentemente, è stata ripristinata
l’originaria misura cautelare in carcere.
La complessa attività investigativa, condotta con la direzione e il coordinamento della
Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro e delegata ai Carabinieri del Comando
Provinciale, aveva riguardato un arco temporale ampio ed era stata sviluppata
prevalentemente attraverso complesse intercettazioni e attività di riscontro sul campo,
le quali avevano permesso di delineare (nella fase delle indagini preliminari che, si
ricorda, necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la
difesa) la gravità indiziaria circa l’operatività, fin dal 2014, della storica compagine
del clan c.d. dei “Gaglianesi” attivo nel capoluogo e dedito a una pluralità di reati
contro il patrimonio e la persona, sotto l’influenza delle locali di ‘ndrangheta di Isola
Capo Rizzuto e di San Leonardo di Cutro (KR), nonché i collegamenti dello stesso con
altre cosche calabresi.
Il procedimento pende in fase investigativa e la ricostruzione degli accadimenti
penalmente rilevanti sin qui effettuata è limitata al profilo cautelare, con salvezza di
ogni deduzione difensiva, acquisita nel contradditorio delle parti.