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Taurianova: cosa succede in città? L’abitudine rende sopportabili anche le cose spaventose

La lanterna di Diogene

Taurianova: cosa succede in città? L’abitudine rende sopportabili anche le cose spaventose

 

 

È difficile descrivere uno stato d’animo che tende al “terrore” così come alla “paura”, due parole correlate che messe insieme danno un senso di disagio e di preoccupazione, che ci portano ad un solo ed inesorabile risultato: “insicurezza”. Ricordo una frase del poeta Vincenzo Cardarelli che inizia così, «Fin da ragazzo ho amato le distanze e la solitudine. Uscire dalle porte del mio paese e guardarlo dal di fuori, come qualche cosa di perduto, era uno dei miei più abituali diletti».

Il contenuto del pensiero di questa riflessione vive in queste righe appena scritte, ed è la riflessione che quotidianamente si fa quando si pensa a quello che purtroppo accade da molti mesi a questa parte a Taurianova, sempre più in preda e vittima della “microcriminalità” che poi tanta “micro” non è, visto che si permette di incendiare decine di macchine, di rubare altrettanti appartamenti con una cadenza spaventosa ed incontrastata e visto che si permette anche di presentarsi con pistole in pugno e con tanto di passamontagna per derubare con violenza inaudita una brava persona come l’avv. Gaetano Filippone. E chissà quanti altri episodi ancora si verificheranno, dove si lede la dignità umana come una violenza carnale quando ti senti privato della tua sicurezza, della tua tranquillità mentre il mondo che c’è fuori a volte resta indifferente al tuo dolore.

Nella città di Taurianova c’è una caserma dei Carabinieri, una della Guardia di Finanza ed un commissariato di Polizia, il territorio in teoria è coperto per quanto concerne il servizio pubblico e la tutela della sicurezza dei cittadini, ma intanto si verificano spesso e volentieri episodi di furti e di incendi mentre si continua a parlare solo di microcriminalità, quindi non oso immaginare se questa criminalità divenisse “macro” (sic!).

Di tutto questo si parla solamente nelle pagine di cronaca dei giornali (ed a volte nemmeno in queste), quando accadono tali eventi, mentre non si è mai immaginato di porre al centro dell’attenzione questo tema come punto in oggetto di un eventuale consiglio comunale aperto. Si legge solo qualche stralcio di comunicato stampa, il più delle volte scontato, puerile e di circostanza, poi cala il silenzio per poi aprire i giochi quando accade qualche altro evento.

Fa paura tutto questo, più delle azioni stesse oggetto della riflessione; fa paura il silenzio della politica che è preposta ad essere propositiva e di iniziative atte al controllo della sicurezza sociale e degli indirizzi a produrre questa sicurezza e tutela della società. Come farsi portavoce presso le autorità di polizia e chiedere lumi su quanto stiano facendo per reprimere questo disagio che sta prendendo piede oramai (e drammaticamente) da molto tempo adesso. Un paese che parla solo di “cazzate” amministrative e politiche da perditempo come i soliti fardelli di cui si vuole solo ed esclusivamente “ricercare” una visibilità perduta; mentre invece vengono trascurate le condizioni di una buona vivibilità, è un paese privo esso stesso della propria identità sociale.

Bisogna cercare di non fare la fine che predicava Jacques Bousset, grande teologo francese, che nel suo saggio “Politica desunta dalla Sacra Scrittura” disse che «Fra tutte le debolezze, la più grande è l’eccessiva paura di apparire deboli». Cerchiamo almeno di non apparire così perché sarebbe peggio di quanto già stiamo.

lalanternadidiogene@approdonews.it