La grafia di Diego Armando Maradona esaminata dal grafologo calabrese Claudio Cinerari

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La grafia di Diego Armando Maradona esaminata dal grafologo calabrese Claudio Cinerari, e quel giallo irrisolto sulle presunte firme falsificate
Il 25 novembre è ricorso l’anniversario della scomparsa di uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi: Diego Armando Maradona, meglio conosciuto come “El pibe de oro” (il ragazzo d’oro), per il suo immenso talento calcistico e per l’enorme quantità di successi raggiunti.
Calciatore, allenatore, dirigente sportivo argentino, campione del mondo nel 1986, vincitore dello storico scudetto col Napoli nella stagione 1986/1987 e nella stagione 1989/1990, vicecampione del mondo nel 1990, resta ancora oggi in Argentina e nella sua amata Napoli un idolo per tutti i tifosi.
Senza dubbio Maradona era molto conosciuto anche per il suo carattere abbastanza complesso, caratterizzato da una personalità carismatica, ribelle, provocatoria, controversa e fragile allo stesso tempo.
Questo mix di caratteristiche erano molto evidenti nella sua scrittura, in particolar modo nella firma, oggetto ancora oggi, di un’intricata vicenda legale che si protrae da molti anni.
Si tratta di una grafia caratterizzata dall’utilizzo, sia nel testo che nel nome, dello stampatello maiuscolo, mentre il cognome risulta esser sempre in corsivo con evidenti segni di compensazione (rappresentati dalle sottolineature) che indicano desiderio di apparire e imporsi.
Il prevalere dello stampatello maiuscolo, o anche del cd. “script” (stampatello minuscolo) come stile di scrittura può assumere un duplice significato: una sorta di nascondimento di sé (meglio conosciuto nella psicologia analitica junghiana come“scrittura persona” ovvero la maschera sociale indossata dall’individuo per interagire con il mondo), oppure un basso livello di scolarizzazione; a tal proposito ricordiamo che Maradona cresciuto a Villa Fiorito, quartiere poverissimo della periferia sud di Buenos Aires, abbandonò presto gli studi per dedicarsi completamente al calcio, firmando già all’età di 15 anni il suo primo contratto calcistico con l’Argentinos Juniors.
E’ inoltre una grafia “oscura” indice, al contrario di una grafia chiara, di velocità, agilità e irrequietezza, come il carattere del grande campione.
Grafie chiare oppure oscure che non misurano la quantità o la qualità dell’intelligenza, ma indicano soltanto l’espressione dei concetti e la comprensione di questi ultimi. Una grafia oscura può dipendere da due motivi: o un’estrema personalizzazione della grafia per semplificare e velocizzare il tratto grafico, oppure una carenza di chiarezza espositiva e comprensiva.

La caratteristica dell’intera grafia che salta subito all’occhio è senza dubbio la firma.
Possiamo notare come si tratti di una firma molto distintiva ed estrosa, che rappresenta al meglio il suo io sociale, che termina con una doppia sottolineatura a “z” slanciata verso destra che torna indietro (ricoprendo l’intero cognome), per poi ritornare con decisione, ed in modo sempre ascendente, verso destra.
Sotto questa forte doppia sottolineatura troviamo il cognome in stampatello (bensì sia già presente in corsivo nella firma), e il numero della mitica maglia numero 10 tra parentesi (a tal proposito possiamo notare come, in tutte le firme del campione, la seconda parentesi sia sempre più ampia e con finale discendente rispetto alla prima, come voler continuare ad abbracciare quella maglia tanto amata).

Quel giallo delle presunte firme falsificate, e di un primo processo clamorosamente annullato

A distanza di 5 anni dalla morte di Maradona, nonostante divenne sempre più plausibile l’ipotesi della falsificazione della sua firma da parte del suo medico personale, il neurochirurgo Leopoldo Luque (confermata anche dalla perizia calligrafica del 22 gennaio 2021 nelle mani dei PM di San Isidro), resta ancora da sciogliere l’enigma sulla morte del grande campione ed accertare eventuali colpe o negligenze.
Il 29 novembre del 2020, quattro giorni dopo il decesso di Maradona, a seguito di una perquisizione presso l’abitazione del medico, furono trovati in un cassetto alcuni fogli sui quali era evidente il tentativo di imitare la firma del campione.
Oltre a ciò, come vedremo in foto, risulterebbe anche un documento (datato 1 settembre), in cui Maradona avrebbe chiesto alla clinica Olivos di consegnare la propria cartella clinica a Luque (nel documento in questione però la firma sarebbe, importantissimo ovviamente usare il condizionale, stata apposta dallo stesso medico, senza il consenso di Maradona).
Il caso, a tutt’oggi risulterebbe ancora aperto, e ovviamente si spera che possa esser fatta al più presto chiarezza.
Vediamo insieme questi due importanti documenti al vaglio delle indagini: