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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 30 APRILE 2024

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Why not: 9 condanne e 9 assoluzioni. Prescrizione per gli altri 8

Why not: 9 condanne e 9 assoluzioni. Prescrizione per gli altri 8

Tra gli assolti l’ex vice presidente della Regione Nicola Adamo. Le reazioni

Why not: 9 condanne e 9 assoluzioni. Prescrizione per gli altri 8

Tra gli assolti l’ex vice presidente della Regione Nicola Adamo

 

 

(ANSA) CATANZARO – Quella chiusa oggi con la sentenza di primo grado non è che una pagina processuale della complicata vicenda Why Not. Dopo oltre un anno di udienze i giudici del tribunale di Catanzaro hanno emesso la sentenza nei confronti di 26 imputati con 9 condanne, a pene variabili dai 3 anni e sei mesi agli otto mesi di reclusione, nove assoluzioni mentre, per altre 8 persone, i reati sono ormai prescritti. La condanna maggiore è stata inflitta all’ex amministratore delegato della società Why Not, Giancarlo Franzé (3 anni e sei mesi) mentre tra gli imputati assolti figura l’ex vice presidente della giunta regionale di centrosinistra, Nicola Adamo. Nella sentenza è stato disposto anche il risarcimento alle parti civili ed in particolare la somma di 9 mila euro a Fincalabra e 100 mila euro alla Regione Calabria. Nel corso della requisitoria i sostituti procuratori generali Massimo Lia ed Eugenio Facciolla avevano chiesto la condanna di 14 imputati. Per gli altri 12 imputati l’accusa aveva chiesto l’assoluzione o il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione. Nei mesi scorsi si è già svolto il processo di secondo grado per gli imputati che scelsero di farsi giudicare in primo grado con rito abbreviato. Il 27 gennaio scorso la Corte d’appello di Catanzaro ha riconosciuto colpevoli l’imprenditore Antonio Saladino e Giuseppe Lillo, condannati a 3 anni e 10 mesi il primo ed a 2 anni il secondo. I giudici hanno condannato anche l’ex presidente della Regione Calabria Agazio Loiero ad un anno di reclusione per abuso d’ufficio e Nicola Durante sempre ad un anno di reclusione. Nei confronti dell’ex presidente della Regione, Giuseppe Chiaravalloti, per il quale la Procura aveva chiesto un anno e 6 mesi di reclusione per abuso d’ufficio, i giudici hanno dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione. I giudici della Corte d’appello confermarono le assoluzioni di Gianfranco Luzzo, Tommaso Loiero, Franco Nicola Cumino, Pasquale Anastasi, Giuseppe Fragomeni ed Enza Bruno Bossio. Nonché le condanne già emesse dal gup e poi impugnate dagli imputati Francesco Saladino, che ha avuto 4 mesi e 300 euro (oggi i giudici gli hanno concesso la non menzione nel casellario giudiziale) e Rinaldo Scopelliti, che ha avuto un anno. E’ ancora in corso, invece, il processo di primo grado a carico di sei persone accusate di associazione per delinquere. Sono imputati gli esponenti politici Nicola Adamo, Ennio Morrone, Franco Morelli e Dionisio Gallo, il coordinatore del consorzio “Brutium”, Giancarlo Franzé, ed il dirigente della Regione Calabria, Aldo Curto. I sei erano stati prosciolti nel marzo del 2010 dal gup, Abigail Mellace. Nel luglio scorso la Cassazione, accogliendo il ricorso dei sostituti procuratori generali Lia e Facciolla, ha annullato con rinvio il proscioglimento dei sei imputati accusati di associazione per delinquere e gli atti sono stati trasmessi al nuovo giudice per le udienze preliminari, che ad aprile ha disposto il rinvio a giudizio. E’ ancora in fase di indagine, infine, Why not 2. Il gup Mellace dopo la sentenza ha disposto l’invio alla Procura degli atti relativi alle posizioni dei tre soci della Why Not Outsourcing, Caterina Merante, Giancarlo Franzé e Antonio La Chimia richiedendo un supplemento di indagini. “In questo processo c’era molto di più, altrimenti non mi avrebbero strappato la toga da pubblico ministero”. Così ha commentato la sentenza il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. “Non è il mio processo perché quello che avevo istruito arriva fino a quando mi hanno avocato l’inchiesta – ha sottolineato – Però accolgo con favore il fatto che anche chi successivamente ha ereditato l’inchiesta, anche se in forma e seguendo percorsi diversi dai miei, ha portato a una sentenza”. “Il processo, del resto, era molto solido – ha aggiunto – E per un altro filone di inchiesta, a Salerno, c’é un dibattimento per corruzione in atti giudiziari nel quale sono parte civile e in cui sono imputati diversi magistrati”. “Il processo – ha ricordato il sindaco – ha ad oggetto l’illecita avocazione di Why Not e Poseidone”. Non parla di “rammarico”, de Magistris, ma spiega di avere “un profondo dolore che finirà quando io non ci sarò più”. “Volevo fare il magistrato per tutta la vita – ha concluso – questo è un dolore che non si rimargina”.

LEGALI ADAMO: ASSOLUZIONE LIMPIDA, DEMOLITE ACCUSE

I difensori di Nicola Adamo, gli avvocati Fabio Viglione ed Ugo Celestino, hanno espresso “viva soddisfazione” per la sentenza di assoluzione emessa nei confronti del loro assistito dai giudici del tribunale di Catanzaro al termine del processo Why Not. “Lo avevamo sempre sostenuto – hanno affermato Viglione e Celestino – sin dell’udienza preliminare, ed oggi il riconoscimento della totale estraneità dell’onorevole Adamo rispetto alle gravi accuse rende giustizia all’uomo e al politico. E’ un’assoluzione limpida, la cui formula non lascia ombre e demolisce l’intero impianto d’accusa nei confronti del nostro assistito”.

LEGALE GATTO: ACCUSE INFONDATE E RISPEDITE A MITTENTE

“Accusa infondata rispedita al mittente”. Lo afferma in una nota il professor Luca Marafioti, difensore dell’imprenditore Antonino Gatto, assolto nel processo Why Not dall’accusa di corruzione perché il fatto non sussiste. “Nessun concorso in corruzione – ha aggiunto – da parte del Presidente Nazionale di Despar. I giudici hanno sconfessato l’insensata accusa di corruzione in cambio di emendamenti temerariamente imbastita dalla Procura. Viene così ristabilita la verità e ribadita la piena onorabilità di Antonino Gatto, imprenditore coraggioso e pulito”.

CAMPANELLA: GIUSTO CHIEDERE SCUSA ADAMO-BRUNO BOSSIO

“Anche molti di noi giornalisti sbagliarono nella vicenda Why not, relativamente a Enza Bruno Bossio e Nicola Adamo, accettando acriticamente le contestazioni fatte dalla procura. E’ giusto chiedere loro scusa nel momento in cui viene riconosciuta la loro totale estraneità ai fatti”. Lo afferma in una nota il giornalista Mario Campanella. “Parlo di Adamo e Bossio – aggiunge – ma ce ne sono stati tanti altri finiti in questa inchiesta e poi assolti e su queste cose credo sia corretto e ragionevole, da parte di alcuni giornalisti, chiedere semplicemente scusa. Altre parole sarebbero inutili. Spesso noi giornalisti (quelli che scrivevano o scrivono nella carta stampata) prendiamo per oro colato contestazioni che, invece, andrebbero analizzate. Più in generale credo che si debba fare una riforma per garantire la privacy di chi è imputato almeno sino al giudizio”. “Non sarebbe una limitazione della libertà di stampa – conclude – ma una difesa di chi è costituzionalmente innocente sino a sentenza passata in giudicato”.

ADAMO: SENTENZA RESTITUISCE ONORE E DIGNITA’

“La sentenza di oggi ristabilisce la verità. Restituisce onore e dignità. ‘Assolto perche’ il fatto non sussisté è l’inevitabile esito processuale di una indagine condotta sulle persone e non su reati effettivamente commessi”. Lo afferma in una nota l’ex vice presidente della Regione Calabria della giunta di centrosinistra, Nicola Adamo, assolto nel processo Why Not. “Sono trascorsi – aggiunge – esattamente sei anni da quando il sottoscritto, Enza Bruno Bossio e Giulio Grandinetti fummo sottoposti ad indagine per iniziativa del Pm Luigi De Magistris. Sin dal primo momento si poteva capire fosse una bufala. La prima ordinanza riportava quasi pedissequamente le calunnie contenute in un articolo apparso sulla prima pagina del Corriere della Sera a firma di Gian Antonio Stella. Che fosse una bufala si era capito quando il decreto di perquisizione e le ipotesi di accusa che lo sostanziavano furono rivolte invece che al mio amico Giulio Grandinetti ad un suo omonimo; fu quello un incredibile errore per uno scambio di persona che allora determinò molto imbarazzo agli uffici della Procura della Repubblica di Catanzaro. La prima volta che il caro Giulio appare nell’indagine avviene addirittura in data successiva alla sua morte”. “Da allora – prosegue Adamo – abbiamo registrato a nostro favore numerosi proscioglimenti in sede di udienza preliminare, le assoluzioni nel primo e nel secondo grado di Enza Bruno Bossio e la sentenza assolutoria di oggi: tutte con formula ampia. Nonostante quell’indagine che prendeva corpo come Why Not si traducesse in una pesante, insopportabile ed ingiusta gogna mediatica, abbiamo inteso difenderci sempre nel processo e non dal processo. Oggi, il Tribunale giudicante ha valorizzato con questa sentenza tutti gli elementi di prova che sin dalla fase dell’indagine testimoniavano sia dell’assoluta nostra estraneità ai fatti contestati sia dell’assoluta inesistenza delle condotte contestate. Intanto, quest’indagine ha determinato la crisi del Governo Prodi, ha inciso profondamente nel corso della vicenda politico-istituzionale calabrese”. “Una indagine – conclude – che è servita solo a sperperare oltre 10 milioni di euro pubblici e a costruire sulla carne viva di persone perbene ed oneste la carriera di un pubblico ministero che impazzava su televisioni e rotocalchi per divenire prima parlamentare europeo e poi sindaco di Napoli. La sentenza di oggi chiude, dunque, una fase ma inevitabilmente ne dovrà aprire altre”.

DIFESA MORELLI: GIUDICI DIMOSTRANO LORO TERZIETA’

“L’odierna sentenza dimostra la indiscussa professionalità dei giudici di Catanzaro, resisi autentici interpreti del ruolo di terzietà che loro competeva nel decidere questo processo”. Lo afferma in una nota l’avvocato Andrea Onofrio difensore, insieme all’avvocato Franco Sammarco, di Franco Morelli nel processo chiamato Why Not. “La soddisfazione – prosegue la nota – è per la definizione della vicenda processuale del dott. Morelli e per il totale accoglimento, su cui riponevamo grande fiducia, delle tesi difensive da parte del collegio giudicante”.

DIFESA MORRONE: INCONSISTENTE IPOTESI ACCUSATORIA

L’avv. Sergio Campanella difensore, insieme all’avv. Franco Sammarco, di Ennio Morrone nel processo Why Not, in una nota, esprime soddisfazione per la sentenza emessa oggi dal tribunale di Catanzaro. “Esprimiamo – è scritto nella nota – viva soddisfazione per questa sentenza che testimonia non solo l’assoluta serenità di giudizio del Tribunale di Catanzaro, evidentemente immune da condizionamenti provenienti da un processo, ora possiamo dirlo, ingiustificatamente rimbalzato sulle cronache nazionali, ma anche la indiscutibile inconsistenza delle ipotesi accusatorie in capo a Morrone, che oggi ottiene una certificazione di legittimità, di cui era peraltro certo, del suo operato in seno alla Regione Calabria”.

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