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Vincenzo Speziali: Il 2 Agosto sarà sempre un “Lutto di Stato”

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Riceviamo e pubblichiamo da Vincenzo Speziali

‘Georgita Melon’ -calzante Nikname della Presidente del Consiglio- in romanesco (‘slang’ a lei ben comprensibile più della lingua di Dante) la si potrebbe definire, obbiettivamente, ‘na`porella’.
Per me, invece, tale non è, anzi -romanesco per romanesco- è ‘na`poraccia’ e spiego subito il perché, ma pure il percome: non ne azzecca una, neanche se si trovasse alle prese tipo effettuare un goal a porta libera.
Già la disastrosa gestione della ‘vicenda europea’ ha fatto sì che emergesse tutta la di lei ‘pochezza politica’, ovvero un’incompeteza plastica e conclamata, ma l’uscita di ieri, giorno dell’anniversario della strage di Bologna, è l’apodittico apogeo di una insulasaggine, la quale solamente alle nostre latitudini può essere scambiata o smerciata alla stregua della postura di una ‘statista’.
Intendiamoci bene, la dichiarazione ‘meloniana’ che respinge in toto ‘il marchio di riconducibilita`’ fascista in capo al suo Governo potrebbe essere giusta, ma nei modi e nel giorno in cui è stata rilasciata, assolutamente inopportuna, se non dire fuoriluogo ed insolente: insomma tal volta sarebbe molto meglio tacere, senza lasciarsi prendere dall’ ‘incontinenza dichiarandi’.
D’altronde, al pari di Francesco Cossiga che mi ha cresciuto, pure io sono convinto (ed in parte qualche cosa financo so, essendo pratico di Beirut e cola` residente), ovvero che di fascismo, per la strage di Bologna vi è poco, ma ‘manipolatio’ di fascisti molto, anzi moltissimo.
Ciò premesso, auspico una Commissione Parlamentare di Inchiesta per tale orrendo atto criminoso, il quale comunque rimane pur sempre e purtuttavia, una strage senza conoscere i ‘volti veri’ di chi la ordi`.
Di recente, siamo alle prese e in ritardo colpevole, con un personaggio ‘doppio’ quale è Paolo Bellini, buon ultimo arrivato nel ‘triste sinedrio’ di chi è tra gli esecutori materiali, assieme a quelli già stabiliti dalla verità processuale e cioè Giusva Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini (all’epoca mimorenne) e Gilberto Cavallini, ma restano punti oscuri e zone d’ombra, oltre ad altri possibili morti, quali i due giornalisti scomparsi in Libano un mese dopo, cioè Italo Toni e Graziella De Palo.
Difatti, questi ultimi, probabilmente avevano scoperto molto più di quanto si possa pensare e in Medioriente si erano recati dopo appena trenta giorni per meglio appurare cose e vicende o trovare prove e riscontri.
Eppure, al netto di ogni ‘ricapitolare’ fin qui succintamente esposto -con tanto di evidenze- rimane sullo sfondo un odore sgradevole che emana, in ogni modo, ‘fascistume’, se non altro per aver utilizzato degli ‘utili idioti’, quali i succitati, benché per Bellini il discorso è differente.
Costui, per chi non lo sapesse, si ritrova -e lo ritroviamo!- sempre nel posto giusto al momento sbagliato, come in Sicilia a ridosso delle stragi del 1992/1994 (ed in contatto con Nino Gioe, poi morto misteriosamente in carcere la notte successiva agli attentati di Roma e Milano nel Luglio del ’93), oppure nelle faide di ‘Ndrangheta della bassa reggiana sul finir degli anni ’80, senza dimenticare la stretta amicizia familiare sua e del di lui padre, con il Procuratore di Bologna (ai tempi della strage) cioè Ugo Sisti.
Sul punto del predetto Procuratore, vale la pena ricordare -tanto per onore di verità e storia- che dopo appena 6 mesi dal tragico evento accaduto alla stazione nella ‘città felsinea’, egli si ritrovo` nominato a capo del DAP, sempre mantenendo ottimi rapporti con i Servizi Segreti e permise un osceno andirivieni nel carcere di Ascoli Piceno, durante la primavera/estate 1981, per agevolare gli incontri con Raffaele Cutolo, quindi garantire la liberazione di Ciro Cirillo.
Tale ultimo argomento, lo ammetto, mi ‘tocca molto’, poiché investe il mio Partito e alcuni dei suoi esponenti, ma per affermare la verità bisogna essere sinceri, in quanto come diceva Aldo Moro (Moro, sempre Moro, solo Moro) “quando si dice la verità, poi non ci si può dolere di averla detta”.
Di converso, la Meloni ha sbagliato e lo ribadisco in toto, poiché bisogna avere rispetto nel giorno del lutto di Stato come lo è ogni 2 Agosto e tanto più rispetto lo si deve ai sopravvissuti o ai parenti delle vittime.
Certo, la Presidente del Consiglio, si rivela sempre quel che è, ovvero non una fascista, semmai una peronista, ma questa è un’altra storia e principalmente un’altra subcultura o più propriamente un diverso culturame.