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TAURIANOVA (RC), SABATO 14 DICEMBRE 2024

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Veglia notturna a Denver. Lunedì killer in tribunale

Veglia notturna a Denver. Lunedì killer in tribunale

| Il 21, Lug 2012

Su un sito per adulti la sua foto con i capelli rossi e la scritta: verrai a trovarmi in prigione?

Veglia notturna a Denver. Lunedì killer in tribunale

Su un sito per adulti la sua foto con i capelli rossi e la scritta: verrai a trovarmi in prigione?

 

 

(ANSA) Ha acquistato online le munizioni per le sue armi James Holmes, presunto killer della strage di Denver, arrestato dalla polizia dopo l’uccisione di 12 persone e il ferimento di quasi 60 alla prima dell’ultimo film di Batman a Denver, Colorado. Nel suo appartamento gli agenti hanno trovato così tante bombe che se ne ritiene difficile il disinnesco e il piano è di farle detonare, mettendo prima l’area in sicurezza. Dolore per la tragedia è stato espresso dal regista della pellicola, che secondo le previsioni resta comunque destinata ad essere campione d’incassi. Lumini, fiori e cartelli fuori dal cinema.

HOLMES TINTO COME JOCKER SU SITI TROVA-SESSO – Il killer del cinema di Aurora a Denver, James Holmes, sarebbe un frequentatore di siti di ‘incontri occasionali a scopi sessuali’, ovvero ‘sex-cruising’ su internet, presentandosi con una foto in cui ha i capelli tinti di rosso, proprio come il ‘Jocker’ di cui ha affermato di essere emulo. Secondo quanto riporta il Daily Mail online, la polizia sta indagando sul suo presunto account sul sito ‘AdultFriendFinder’, dove il 24enne Holmes compare con il nome di ‘ClassicJimbo’ e dice di cercare ‘sesso occasionale’ o ‘avventure’ e, scrive nella breve presentazione, ‘Verrai a farmi visita in prigione?’.

VEGLIA A CINEMA STRAGE, L’AMERICA PIANGE dell’inviato Marcello Campo

Un piccolo cartello con su scritto a pennarello: “20 luglio, siete andati via ma non vi scorderemo”. Poi alcuni lumini accesi davanti a una distesa di fiori. Nell’incrocio più vicino al cinema della morte, è sorto spontaneo il primo piccolo santuario del ricordo di questa strage assurda. Proprio qui, in tanti hanno voluto passare questa prima notte dopo la strage. Con le lacrime agli occhi, singhiozzando ma sempre con grande dignità e auto-controllo, i cittadini di Aurora si sono dati appuntamento su un marciapiede, in questo angolo sperduto del Colorado, mentre la polizia cerca invano di disinnescare le bombe a casa del killer, troppe per gli agenti, che quindi le faranno esplodere. Sullo sfondo le luminarie rosse ancora accese della multisala Century 16, ora totalmente off limits, anche per la stampa.

Su un parcheggio vicino il bivacco delle tv, con i loro tir e le loro tende per la diretta. Giovani coppie con bambini in braccio, anziani, ragazzi adolescenti con le loro magliette da basket lungo questa prima notte di lutto hanno fatto il loro pellegrinaggio del dolore. Non sono i parenti delle vittime o dei feriti. A loro pensano dai primi momenti dopo la strage le squadre di psicologi specializzati ad alleviare gli stati di choc. Qui arrivano alla spicciolata amici di chi stava in quella maledetta sala, gente della zona che da anni frequenta le stesse scuole, le stesse palestre, gli stessi centri commerciali, gli stessi fast food delle povere vittime. “Potevo esserci io al loro posto”, confida tra le lacrime un ragazzo di liceo, distrutto e pallido. “Stiamo rivivendo il dolore di Columbine. Sempre qui, nel Colorado. Non riusciamo a capire perché”, aggiunge un anziano di colore con gli occhi nel vuoto, con accanto la moglie con gli occhiali scuri, malgrado il buio pesto. Non c’é rabbia, piuttosto la stessa rassegnazione che si respirava in città per tutto il giorno.

“Più andiamo avanti più va male, che mondo vivranno i nostri figli”, aggiunge una madre di colore con un bimbo che dorme nel passeggino. Nessuno vuol sentire parlare dell’eccessiva diffusione delle armi: “La storia è più complicata”, interrompe un anziano, con un cappello da veterano del Vietnam. “L’unica soluzione è aiutare le famiglie a essere più unite, chissà che con maggiore controllo dei genitori si possano evitare in futuro drammi del genere”.

Ma mentre lo dice, sembra non esserne poi tanto convinto. Attorno ai lumini, girano un paio di persone in polo azzurra. Sono due sacerdoti di una chiesa locale, che a turno cominciano a parlare e a consolare le persone più scosse. E sono loro che man mano che viene la gente, propongono preghiere collettive, tutti in piedi a cerchio, mano nella mano, con gli occhi chiusi. Uno di loro ringrazia il Signore, mentre gli altri, disciplinati, rispondono Amen. Più che un rito religioso pare una seduta psicanalitica, un momento liberatorio, in cui ognuno a turno dice la sua, sempre lodando Dio misericordioso. E’ un crescendo che culmina con un applauso, e tanti tantissimi abbracci, anche tra sconosciuti, un po’ per farsi coraggio in questa prima notte oscura di Aurora, a mezz’ora da Denver. Una notte qualsiasi di piena estate in una lontana provincia americana, del tutto uguale a quella di ieri, sino a quando un ragazzo ha deciso di entrare in un cinema per scatenare l’inferno.