Varapodio, il Vescovo Alberti annuncia la sostituzione come amministratore parrocchiale di don Gianni Rigoli con don Benedetto Rustico
Nov 21, 2024 - redazione
di Filomena Scarpati
I sacerdoti che si daranno il cambio a Varapodio a fine Novembre, in coincidenza col termine del mese giubilare proclamato dal Papa in occasione dei 130 anni dal miracolo della Madonna del Carmelo, portano due cognomi che ci lasciano riflettere: don Rigoli per i fatti di violenza subiti tra Gennaio e Febbraio 2024, prima malmenato in chiesa e poi a distanza di pochi giorni, l’auto data alle fiamme. Risultato di una comunità turbolenta che assume le prime forme di manifestazioni illegali sin dall’ingresso a Varapodio del parroco don Gaudioso Mercuri, che ha preceduto don Gianni Rigoli, accolto con lettere anonime e disturbate persone della comunità a lui vicine con telefonate anonime, oltre ai consigli impositivi di persone che da anni ricoprivano anche incarichi all’interno della comunità cattolica. La mancanza di adozione di provvedimenti restrittivi seri rispetto ai fatti accaduti in precedenza, hanno sicuramente portato poi agli abusi nei confronti di don Rigoli negli ultimi tempi, così come ogni forma di reato, porta poi ad eccessi successivi se non subito sedato. Reati che in zone come le nostre possono anche compromettere l’incolumità personale col rischio della vita, quando non si adottano misure serie per impedire l’escalation della violenza. Le situazioni che vanno tralasciate in qualsiasi settore, possono comportare ulteriori violenze che aumentano le pene e coinvolgono sempre più persone nei fatti delittuosi. Sono molti gli interrogativi che i giornalisti e gli addetti ai lavori, si pongono quando accadono situazioni spiacevoli a persone o a sacerdoti come don Gianni Rigoli che oltre ad essere un buon pastore ha la possibilità di far crescere la comunità culturalmente, essendo un plurilaureato e le sue espressioni non sono suggerite da fatti di convenienza, ma opera nella spontaneità più assoluta che si unisce alla grazia di Dio che investe in maniera positiva il popolo della sua comunità. Se poi si considera che è cugino di don Pino Demasi che presta il suo servizio presbiterale a Polistena, antimafia per eccellenza del territorio della Piana e presidente da diversi anni di “Libera”, ma anche nipote della dott.ssa Fausta Rigoli che fu sequestrata assieme a suo figlio Rocco Lupini all’età di nove anni, oggi tenente colonnello dell’Arma dei Carabinieri, sequestro avvenuto tra gli anni ’80 e ’81, durato per oltre un anno, con la maggior parte dei sequestratori originari di Oppido M., nasce ogni tipo di sospetto conoscendo in quale clima di tensione siamo immersi per la sopravvivenza della malavita organizzata che nel terzo millennio continua a fare vittime di ogni tipo. A lui va ogni possibile solidarietà da parte della comunità cattolica per i danni subiti, comunità che aveva accolto don Gianni con entusiasmo e intendeva continuare ad usufruire della sua missione presbiterale all’interno delle parrocchie di Varapodio. Ci sarebbe sicuramente stata una forte mobilitazione in suo favore se non si fosse pensato alla sua incolumità fisica messa a repentaglio se fosse rimasto a Varapodio. Con le responsabilità che incombono sui vescovi, viene spontaneo pensare che, Mons. Giuseppe Alberti vescovo della diocesi di Oppido M.-Palmi, abbia pensato alla sostituzione con don Benedetto Rustico, come amministratore parrocchiale, per evitare possibili ed ulteriori episodi di violenza. Quindi dopo don Gianni Rigoli, un altro sacerdote conosciuto alla stampa nazionale e internazionale, nonché alle cronache televisive prenderà il posto di don Rigoli se non proprio con la nomina di parroco. La conoscenza di don Rustico alle cronache parte dopo il gesto dei portatori che il 2 Luglio 2014 in occasione della festa delle Grazie, girarono la statua della Madonna verso una particolare casa della frazione di Tresilico in Oppido Mamertina. Gesto che parve programmato come protesta contro Papa Francesco che il 21 giugno dello stesso anno, cioè, pochi giorni prima della cosiddetta “processione dell’inchino”, aveva scomunicato i mafiosi a Cassano allo Jonio. Resta chiaro che per scomunica va inteso che i mafiosi non possono essere in comunione con la Chiesa e non possono comunicarsi, quindi nessun riferimento alla forma giuridica della scomunica di un tempo, peraltro abolita e con il termine inchino si voleva indicare l’esistenza di una sorta di potere mafioso che intendeva fare inchinare persino la Madre di Cristo, la Vergine SS, dinanzi agli ‘ndranghetisti. Il rebus ancora pare che non sia stato sciolto, in quanto i portatori non si sarebbero certo organizzati da soli per una sorta di protesta che portò Mons. Francesco Milito a bloccare le processioni in tutto il territorio della Piana per circa due anni. Gli argomenti relativi a queste pratiche e al consenso sociale che ha reso per decenni forte la ‘ndrangheta, li troviamo bene esplicitati nel libro di Lia Staropoli dal titolo “La Santa Setta”, in cui vengono descritte varie situazioni che hanno impedito e impediscono ancora alla Calabria di crescere economicamente e socialmente, ma non è certo un libro contro la Chiesa. Se ne consiglia la lettura per l’equilibrio con cui i fatti sono stati descritti e i vari documenti riportati, formulati dalla Chiesa contro la ‘ndrangheta. Ovviamente il dovere di un giornalista è descrivere i fatti accaduti anche in precedenza, in ogni occasione e nessun riferimento va a don Rustico che è riuscito a superare una brutta tempesta mediatica e a mettersi in cammino per la costituzione e gestione di centri di accoglienza con lo scopo di rieducare chi cade nel peccato compiendo reati, in quanto, espiate le pene ed arrivati al pentimento, sono anche loro destinatari di redenzione e perdono da parte del Signore. Seppur col dispiacere di perdere don Gianni, don Benedetto sarà bene accolto come tutti i parroci nominati nelle parrocchie di Varapodio, ricordando che sono tutti tenuti, come popolo di Dio, all’obbedienza delle scelte dei vescovi, ispirati dallo Spirito Santo.