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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 15 DICEMBRE 2024

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Un bambino di 11 anni racconta i segreti dei clan Il padre è stato arrestato, sua madre si è pentita e anche lui ha iniziato a parlare di tutto quello che ha visto, svelando traffici e organigrammi della 'ndrangheta

Un bambino di 11 anni racconta i segreti dei clan Il padre è stato arrestato, sua madre si è pentita e anche lui ha iniziato a parlare di tutto quello che ha visto, svelando traffici e organigrammi della 'ndrangheta
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REGGIO CALABRIA – Nella piana di Gioia Tauro c’è un bambino di 11 anni che fa tremare mafiosi e potenti. Comincia così l’articolo pubblicato oggi sulle pagine del quotidiano “La Repubblica”, a firma di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti. Secondo i due giornalisti il bambino sarebbe stato abituato a maneggiare pistole sin da quando era piccolo, oltre a sapere cos’è la droga e come si chiede il pizzo. Da settimane però, dopo che il padre, Gregorio Malvaso, di 37 anni, capo della cosca di San Ferdinando, arrestato ad ottobre dell’anno scorso nell’ambito dell’operazione Eclissi, e il pentimento della madre, il bambino sta collaborando con la giustizia, riempiendo verbali su verbali davanti al sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria Giulia Pantano. “Certo che so cosa fa un mafioso – avrebbe dichiarato – è uno spacciatore, spara, è normale… Nel paese ho sentito parlare di ‘ndrangheta da tutti, pure i miei amici grandi”.

Il bimbo avrebbe consegnato ai magistrati anche la sua scheda telefonica, spesso utilizzata dal padre per mantenere i contatti con un esponente di spicco di un’altra cosca, quella dei Bellocco di Rosarno. In uno dei verbali il bambino afferma che il padre «faceva parte di questa cosca. Papà faceva quello che voleva all’interno della cosca, era il braccio destro del capo». Quando il Pm chiede al bimbo cosa ha visto fare a suo padre ed agli uomini della cosca, il ragazzino risponde che «li ho visti fare tutto, tutto quello… so tutto quello che avete trovato armi. Ho visto la droga, le armi, pistole più che altro, fucili mai… la droga l’ho vista sempre nel garage, in giro non l’ho mai vista».

Da quattro mesi il bambino vive lontano dalla Calabria, in una località protetta, con un altro nome, insieme ai due fratelli più piccoli e alla madre. La donna, quando ha chiesto di parlare con i Pm, avrebbe detto che «mi trovo qui per i miei figli, non voglio che crescano secondo ideali e valori sbagliati».