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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 12 DICEMBRE 2024

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Tripoli in fiamme, Gheddafi in Venezuela?

Tripoli in fiamme, Gheddafi in Venezuela?

| Il 21, Feb 2011

Frattini: “Paese sull’orlo della guerra civile”. Sessanta morti nella capitale

Tripoli in fiamme, Gheddafi in Venezuela?

Frattini: “Paese sull’orlo della guerra civile”. Sessanta morti nella capitale

 

(ANSA) ROMA – Libia in fiamme nel settimo giorno dall’inizio della rivolta contro il governo che non risparmia più neppure Tripoli: nella capitale è stata saccheggiata la sede della tv di Stato, mentre l’ufficio del governo centrale ed altri uffici pubblici sono stati dati alle fiamme. Fonti mediche non confermate parlano di 61 morti nella sola giornata di oggi, mentre il bilancio delle vittime stimato da Human Rights Watch dall’inizio degli scontri è arrivato a quota 233 persone uccise. Cifre che Saif al Islam, il figlio di Muammar Gheddafi, ha negato nella tarda di ieri in un discorso in tv nel quale ha però ammesso che per la sua struttura tribale e per il petrolio la Libia potrebbe sprofondare nella guerra civile. Per il figlio del leader libico nel Paese è in atto un “complotto” ordito da un non meglio precisato “movimento separatista”. Fonti libiche hanno fatto sapere alla tv satellitare Al Jazira che all’interno dell’esercito vi sarebbero grandi tensioni, al punto da poter prevedere che il capo di stato maggiore aggiunto, El Mahdi El Arabi, possa dirigere un colpo di stato militare contro il colonnello Gheddafi. Sul sito web della tv si ipotizza che questo sviluppo potrebbe mettere fine ai disordini in corso. Una fonte imprecisata ha comunicato ad Al Jazira che “il popolo sentirà buone notizie entro la fine della giornata”. Tuttora – secondo le stesse fonti – violenti scontri si sviluppano tra quello che resta delle Guardie dei Comitati Rivoluzionari pro-Gheddafi ed i militari ribelli, al comando del capo di stato maggiore. In questi scontri sarebbe rimasto gravemente ferito il comandante delle forze speciali, Abdalla El Senoussi, che potrebbe essere addirittura già morto. Muammar Gheddafi non ha lasciato il Paese, ha poi assicurato Saif e oggi gli hanno fatto eco altre fonti locali – “sta guidando la lotta a Tripoli e vinceremo”. Per quanto riguarda la protesta, il figlio del leader libico ha ammesso “errori” nella gestione della crisi e ha detto che in alcuni casi la reazione delle forze di sicurezza è stata “eccessiva”. Intanto però, l’onda lunga della rivolta si propaga: gli ambasciatori libici in Cina e India si sono dimessi, il primo speculando su una “possibile fuga di Gheddafi all’estero”, il secondo annunciando l’addio per protestare contro la repressione violenta delle dimostrazioni. E, mentre l’Ue valuta l’evacuzione dei cittadini europei dal Paese, con le compagnie petrolifere che hanno già avviato le operazioni di rientro, compresa Finmeccania, è unanime la condanna internazionale per quanto accade nel Paese. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha fatto appello a “non ricorrere all’uso della forza e a rispettare le libertà fondamentali”, rivolgendosi alla Liba e alle altre rivolte che infiammano il mondo arabo. Gli Stati Uniti dal canto loro stanno valutando “tutte le azioni appropriate” in risposta alla violenta repressione delle manifestazioni. FINMECCANICA STA RIMPATRIANDO DIPENDENTI – Finmeccanica sta rimpatriando i propri dipendenti italiani dalla Libia. Lo confermano fonti vicine all’azienda, precisando che si tratta di poche persone, meno di dieci, e che stanno rientrando in queste ore in Italia. I lavoratori italiani di Finmeccanica impegnati in Libia lavorano tutti nell’insediamento di Abu Aisha, 60 chilometri a sud di Tripoli, dove opera la joint venture tra Agusta Westland e Liatec (Libyan Italian Advanced Technology Company). I libici sono azionisti di Finmeccanica attraverso Lybian Investment Authority che detiene una quota del 2,01%.

BP E STATOIL INIZIANO EVACUAZIONE DIPENDENTI – La britannica Bp e la norvegese Statoil hanno iniziato l’evacuazione del personale dalla Libia. Il gigante Bp completerà l’operazione entro le prossime 48, mentre la gran parte del personale della Stateoil ha già lasciato il Paese. Lo riferiscono le due compagnie petrolifere.

ENI, IN CORSO RIMPATRIO DIPENDENTI NON OPERATIVI – E’ in corso il rimpatrio sia dei famigliari dei dipendenti dell’Eni dalla Libia, come già previsto a seguito della chiusura anticipata delle strutture scolastiche nel Paese, sia dei dipendenti non strettamente operativi del gruppo petrolifero. Lo comunica l’Eni. “In questo momento – dice una nota – Eni non ravvisa alcun problema agli impianti e alle strutture operative. Le attività proseguono nella norma senza conseguenze sulla produzione. Eni, tuttavia, sta provvedendo a rafforzare ulteriormente le misure di sicurezza a tutela di persone e impianti”.

S.CRAXI, SE NECESSARIO PRONTI A EVACUARE ITALIANI – “Sono pronti i piani di evacuazione nel caso si rendessero necessari ma non è stato dato ancora il via”. Lo ha affermato il sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi, parlando con l’ANSA della situazione dei cittadini italiani che si trovano in Libia. “Per ora – ha detto – stiamo invitando i connazionali a rimanere nelle abitazioni e a non farsi trovare in mezzo ai disordini. Come in altri casi, l’ambasciata italiana è perfettamente attrezzata per sostenere le nostre comunità all’estero”. Comunque, ha concluso, “seguiamo gli avvenimenti che si stanno di ora in ora modificando”.

1.500 GLI ITALIANI, FARNESINA CONSIGLIA DI PARTIRE – Gli italiani che vivono “stabilmente” in Libia sono 1.500 e la Farnesina e l’ambasciata “stanno consigliando di partire” con voli commerciali. Lo riferiscono a Bruxelles fonti della Farnesina, precisando che “al momento l’Italia non prevede un piano di evacuazione”. Dei 1500 italiani che vivono stabilmente in Libia, 500 sono dipendenti di grandi imprese italiane. Pochissime unità vivono a Bengasi, la stragrande maggioranza è concentrata a Tripoli. “L’ambasciata italiana sta consigliando di partire, attraverso i voli Alitalia che sono ancora operativi”, hanno riferito le fonti. “Chi vuole partire, con l’assistenza della nostra ambasciata, può partire. Tutte le opzioni sono allo studio, incluso un’intensificazione dei voli Alitalia”, hanno aggiunto le fonti.

redazione@approdonews.it