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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 08 MAGGIO 2024

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Testamento biologico

Testamento biologico

“Non abbiamo il diritto di esprimere le nostre volontà, ma solo il dovere di soffrire”

di MIRELLA MARIA MICHIENZI

Testamento biologico

“Non abbiamo il diritto di esprimere le nostre volontà, ma solo il dovere di soffrire”

 

Gentile Direttore,

di recente il Parlamento ha approvato una finanziaria piena di tagli, ma non per “ la Casta dei parlamentari” da cui lo Stato Italiano potrebbe, invece, trarre cospicue risorse.

Sempre nella stessa finanziaria è stato previsto un vergognoso aumento dei tickets, quasi impedendo e limitando le cure a chi può avere ancora la speranza di miglioramento o di guarigione.

Ci troviamo di fronte ad un Parlamento “ incivile e impreparato”, perché a tutt’oggi non è riuscito, invece di fare tagli alla Sanità, a ben sensibilizzare l’opinione pubblica alla prevenzione con campagne adeguate.

Porto per esempio l’osteoporosi, di cui la donna quasi sempre se ne accorge quando è conclamata e, purtroppo, ormai irreversibile. Se ne accorge, solo allora, anche la Sanità, perché, solo allora, concede i medicinali. Il  Parlamento (nelle sue numerose e varie specie!) non riesce a capire e a portare avanti il discorso ”che curare preventivamente vuol dire anche risparmio”. Le statistiche, infatti,  dicono che le degenze per fratture, i relativi interventi e le conseguenti riabilitazioni costano allo stato molto di più che le cure preventive.

Il  12 luglio u.s. sempre lo stesso Parlamento ha  votato a maggioranza contro il cosiddetto “testamento biologico”.

In parole povere non abbiamo il diritto di esprimere le nostre volontà su eventuali accanimenti, come la costrizione ad alimentarsi ed idratarsi artificialmente, ma abbiamo solo il dovere di soffrire!

Praticamente lo Stato fa tagli alla Sanità, ma si prodiga, con falso pietismo, ad imporre cure e degenze (che puntualmente e profumatamente paga) ai malati senza speranza; gli stessi a cui prima ha lesinato cure e diagnostica preventive!

Sembra quasi che ci vogliono dire: “Troppo facile, il tormentone su questa terra non è ancora finito. Devi ancora soffrire e tu non hai alcun diritto di scelta. Noi sadicamente te lo imponiamo! “.

Io sono una testimone di cosa voglia dire costrizione ad essere alimentato e idratato artificialmente.  La voglio puntualizzare, perché la maggioranza pensa che si tratti di dare ogni tanto  un cucchiaino d’acqua o d’ altro. No, non si tratta di questo, perché le labbra siamo tutti pronti a bagnarle…si tratta di ben altro…, perché un marchingegno propina, 24 ore su 24, una pappa tramite un tubo, infilato nel naso, che arriva fino allo stomaco senza rispetto né amore verso la dignità dell’ammalato. Sempre lo stesso macchinario emette un suono cadenzato, costante che lacera il cuore e l’anima a chi ha un po’ di sensibilità.

E’ uno straziante stillicidio, perché chi assiste non guarda all’orizzonte per vedere apparire una parvenza di speranza. Chi assiste spera che tutto finisca, che tutti finiscano, compreso se stesso …, perché non sopporta l’ennesimo atto di violenza da parte del più forte sul debole, sull’indifeso… Al quadro doloroso, di cui sono testimone, si aggiunse anche il figlio medico che si sentiva un eroe, perché aspirava al sofferente i catarri tre, quattro volte al giorno. In realtà veniva aspirato solo sangue, perché evidentemente dentro, a furia di aspirare, era divenuto tutta una piaga. Infine alzai la voce e mi si rispose che doveva essere il buon Dio a chiamarlo. E allora urlai di più: “Dio lo chiama e voi glielo impedite!”.  Così fu posta fine alla tortura e dopo un giorno per fortuna alle sofferenze. Cosa di me queste persone abbiano pensato, credetemi che non me ne può interessare di meno.

Mirella Maria Michienzi

 

“L’art. 32 della Carta Costituzionale prevede che il trattamento obbligatorio, come alimentazione e idratazione, non possono essere imposti in nessun caso contro la volontà del paziente. Quindi nessuna legge può contrastare il suddetto articolo”   (Prof. Umberto Veronesi ; “ Hanno calpestato il diritto di non soffrire”)