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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 12 DICEMBRE 2024

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Taurianova, Palazzo Contestabile aperto al pubblico Sia pure per cinque giorni, in occasione della manifestazione promossa dagli "Amici del Palco". La riflessione del sociologo Mimmo Petullà

Taurianova, Palazzo Contestabile aperto al pubblico Sia pure per cinque giorni, in occasione della manifestazione promossa dagli "Amici del Palco". La riflessione del  sociologo Mimmo Petullà
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La recente manifestazione – promossa dall’associazione “Amici del palco” – si è rivelata come uno degli eventi più culturalmente dirompenti che siano stati pensati. L’immediato e suggestivo impatto che la sua realizzazione ha evocato – nella realtà territoriale di Iatrinoli – è da considerarsi, per taluni aspetti, senza precedenti. L’individuata combinazione d’interessanti temi a carattere storico e artistico, rappresentati nelle categorie di una diversità essenziale e circolante – come pure nel sottofondo di una delicata musica classica – ha trovato, nel Palazzo Contestabile, un inedito e straordinario respiro. La portata dell’evento, tuttavia, si lascia cogliere – ancora prima – nel riuscito tentativo di trasformare tale monumentale luogo della memoria in uno scenario pubblico e dinamico, il cui fascino ha finanche trasceso la natura degli stessi contenuti espositivi. Un più estensivo apprezzamento, pertanto, non si lascia unicamente racchiudere nella partecipativa e considerevole risposta, ma nell’aver incoraggiato la cittadinanza a riconoscere e “abitare” il suindicato spazio. In modo particolare nel breve periodo di svolgimento dell’iniziativa, esso è stato concepito e fruito non come una realtà dalle anonime connotazioni, bensì come parte simbolicamente attiva e costitutiva del più ampio vissuto collettivo. In questa direzione di senso, ha acquistato un positivo significato non solo il funzionale atteggiamento di quanti hanno inteso contemplare i soggetti artistici proposti, ma in modo particolare quello di coloro che si sono lasciati sedurre dalla cornice dell’antico e imponente edificio, come ad “appropriarsi” di esso, fino a stabilire un contatto emotivo – direi empaticamente diretto e corporeo – capace di aprirsi a generativi e indissolubili legami. In ogni caso, è a tutti i livelli auspicabile che il processo di costruzione sociale del patrimonio simbolico urbano si possa diffondere e consolidare – così come da tempo sta avvenendo, a Radicena, per il palazzo Zerbi e per la Chiesa del Rosario – ovviamente nella prospettiva di una rafforzativa definizione dell’identità comunitaria, non perdendo di vista il più ampio e corresponsabile impegno a problematizzare criticamente il presente.