Tangenti: Piergianni Prosperini di nuovo arrestato
redazione | Il 21, Lug 2011
Accusato di corruzione e false fatturazioni per favorire un imprenditore. Secondo il gip avrebbe tentato di vendere armi in Eritrea
Tangenti: Piergianni Prosperini di nuovo arrestato
Accusato di corruzione e false fatturazioni per favorire un imprenditore. Secondo il gip avrebbe tentato di vendere armi in Eritrea
(ANSA) MILANO – L’ex assessore regionale al turismo e allo sport Piergianni Proseprini e’ finito agli arresti domiciliari con le accuse di corruzione e false fatturazioni in relazione a tangenti ricevute per favorire un imprenditore in una gara d’appalto per la promozione di eventi in Valtellina. L’inchiesta e’ condotta dalla procura di Milano. Prosperini era finito in carcere nel 2009 e aveva patteggiato una condanna a 3 anni e 5 mesi per altre vicende di tangenti. I militari della Guardia di finanza, oltre a Prosperini, hanno notificato un provvedimento di arresti domiciliari a un imprenditore valtellinese. Le ordinanze di custodia cautelare sono state firmate dal gip Andrea Ghinetti, su richiesta del procuratore aggiunto Alfredo Robledo e del pm Paolo Storari. Ai due è stata contestata l’ipotesi di corruzione legata in particolare ad appalti per la costruzione di stand fieristici per la promozione di eventi in Valtellina in occasione della Borsa Internazionale del Turismo. Nell’indagine sono indagati anche altri due persone, in passato collaboratori dell’ex assessore Prosperini, in passato militante della Lega Nord e poi passato ad Alleanza Nazionale. Il primo, attualmente dirigente della Regione Lombardia, è accusato di truffa aggravata ai danni della Regione stessa; il secondo, funzionario del Consiglio regionale, è stato denunciato per ipotesi di corruzione. Contestualmente, sono in corso anche sequestri di denaro, per 250 mila euro, nei confronti di due emittenti televisive locali per aver ricevuto commesse regionali dal politico, a seguito di appalti manipolati. Il gip ha respinto la richiesta di arresto per Prosperini avanzata dalla Procura nella parte che riguarda presunto traffico di armi in Eritrea sostenendo che per questo filone di indagine non sussistono le esigenze cautelari.
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